In questo articolo parleremo di due importanti autori dialettali del 1900

Delio Tessa:
Delio Tessa nacque nel 1886 e morì nel 1939. Egli, letterariamente parlando, fu erede della tradizione della lirica dialettale milanese; nonché fu anche esempio di altissimo espressionismo del ‘900.

Umanamente parlando egli fu un giudice. Professione che esercitò conducendo una vita appartata.

L’unico libro di poesie che Tessa pubblicò (in vita) è “L’è il dì di mort, alegher!” (del 1932). Il popolino milanese è il protagonista, in particolar modo la gente che vive nell’illegalità. L’utilizzo del dialetto, favorisce nella sua poesia deformazioni linguistiche quasi futuriste e (sempre nella sua poesia stessa) non si è affatto lontani da dissonanze tipiche di Pascoli.

Particolare è il componimento Caporetto 1917, il quale parla della guerra secondo il punto di vista della povera gente. Alla quale fan male gli orrori della guerra, e quindi impreca. Caporetto 1917 diventa così una vera e propria parodia alla propaganda ufficiale.

Altri due libri di Tessa, uscirono postumi: “Poesie nuove e ultime” e “Alalà al pellerossa” (entrambi pubblicati nel 1979).

Biagio Marin:
Biagio Marin nasce a Grado nel 1891. Morirà vicino ai cento anni nel 1985. Studiò filosofia a Vienna ed in seguito nella capitale d’Italia, presso Giovanni Gentile.

Entrò in contatto più tardi con l’ambiente della rivista “La Voce” di Firenze.

Dopo alcune sue prime raccolte (la prima del 1912 e l’ultima del 1926). Uscirono, dopo un lungo intervallo, quelle che lo resero noto. Le più importanti: “I canti de l’isola” (1951); “Il non tempo del mare” (1965); “La vita xe fiama” (1970); “Ultime refolae” (1975); “La vose della sera” (1985).

Il dialetto gradese è una lingua arcaica e povera. Quindi utilizzandolo nella sua poesia, Marin lo contrappone ai cambiamenti del mondo odierno. Scegliendo così una purezza ed una essenzialità tipica delle origini. Anche i temi trattati dal poeta sono semplici (mare, sole, profumi, umanità).

 

 

Claudio Sciarretti

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