Aumenta la tensione nel Pacifico tra Cina e Filippine

La Cina ha dichiarato che le relazioni tra Pechino e Manila sono ad un bivio e ha consigliato alle Filippine di agire con prudenza

tensione nel Pacifico

La tensione nel Pacifico è in crescita: nel Mar Cinese Meridionale, infatti, è in corso una controversia tra Cina e Filippine per il controllo sul quasi disabitato ma altamente strategico arcipelago delle Isole Spratly. Pechino, in seguito all’incidente che ha preso luogo sabato 23 marzo e che ha visto la guardia costiera cinese utilizzare un cannone ad acqua contro un’imbarcazione filippina, ha consigliato a Manila di agire con cautela e di interrompere le provocazioni nel Mar Cinese Meridionale.

La tensione nel Pacifico aumenta: Pechino e Manila ai ferri corti

Il portavoce del ministero della Difesa cinese Wu Qian ha asserito che ad ulteriori provocazioni messe in atto dalle Filippine nel Mar Cinese Meridionale corrisponderanno contromisure forti e risolute. Wu Qian ha accusato Manila di avere violato gli accordi siglati con la Cina e di aver aumentato la tensione nel Pacifico entrando con le sue imbarcazioni in aree di proprietà cinese, e ha annunciato che l’esercito cinese è pronto a difendere la sovranità territoriale di Pechino.

In una telefonata tra il vice ministro degli Esteri cinese Chen Xiaodong e la sua omologa filippina Theresa Lazaro, le Filippine hanno esternato il loro disappunto nei confronti dell’atteggiamento aggressivo messo in mostra dalla guardia costiera cinese, mentre la Cina ha ammonito Manila riguardo alla delicatezza delle relazioni tra le due nazioni asiatiche, che sono in questo momento ai ferri corti, e ha consigliato alla controparte di agire con prudenza per evitare ritorsioni.

Questo acceso scambio diplomatico tra Pechino e Manila, che testimonia un notevole incremento della tensione nel Pacifico, fa seguito all’incidente che ha avuto luogo sabato 23 marzo nel Mar Cinese Meridionale. In quell’occasione, la guardia costiera cinese ha colpito un’imbarcazione filippina tramite un cannone ad acqua causando ferite ai membri dell’equipaggio, in un’iniziativa che è stata definita irresponsabile e provocatoria dal governo di Manila.

Le Isole Spratly e la contesa territoriale tra Cina e Filippine

La nave filippina colpita con un cannone ad acqua dalla guardia costiera cinese era intenta a portare rifornimenti all’esiguo numero di truppe di Manila stazionate sulla Sierra Madre, una nave da guerra filippina arenata dal 1999 presso il Second Thomas Shoal, nelle Isole Spratly. Le Filippine sfruttano questa nave arenata per dare forza alle pretese territoriali di Manila sulle Isole Spratly, quasi disabitate ma connotate da un notevole valore strategico, sia sul piano militare che commerciale.

Ciò che alimenta la tensione nel Pacifico è la disputa territoriale tra Manila e Pechino. La Cina sostiene di avere diritto alla sovranità su quasi l’interezza del Mar Cinese Meridionale, comprese le Isole Spratly, nonostante esse si trovino all’interno della zona economica esclusiva (ZEE) filippina e ad oltre 600 miglia dalle coste cinesi. Tuttavia, una sentenza promulgata nel 2016 dalla Corte permanente di arbitrato (CPA) ha stabilito che la Cina non dispone delle basi legali per reclamare questi territori.

Incurante di ciò, Pechino impiega la sua guardia costiera per sorvegliare gli atolli in questione, dando luogo a frizioni con le Filippine, decise a difendere la propria sovranità territoriale. Dall’elezione del presidente filippino Ferdinand Marcos Jr. nel giugno del 2022, le relazioni tra Pechino e Manila si sono deteriorate sensibilmente, e sono numerosi gli episodi che hanno visto Cina e Filippine fronteggiarsi apertamente, testimoniando un’escalation della tensione nel Pacifico.

Il ruolo degli Stati Uniti nel Mar Cinese Meridionale

Dal 2022, le Filippine hanno mostrato un atteggiamento sempre più duro nei confronti delle pretese cinesi e hanno risposto con risolutezza alle ostilità di Pechino nel Mar Cinese Meridionale. Nell’ambito di questa politica, Marcos ha intrapreso un processo di avvicinamento agli Stati Uniti nel coordinamento della difesa di quest’area, portando avanti esercitazioni militari congiunte e incrementando la presenza di truppe americane sul territorio filippino.

Dal 1951, gli Stati Uniti sono infatti legati a Manila da un trattato di alleanza difensivo che impegna le due nazioni ad intervenire in soccorso del partner in caso di attacco. Gli Stati Uniti hanno più volte ribadito che forniranno supporto alle Filippine nel caso in cui dovesse verificarsi un attacco armato da parte della Cina e si sono detti preoccupati dell’assertività cinese nel Pacifico.

Washington, in risposta alla crescente tensione nel Pacifico, ha organizzato un summit previsto per il mese prossimo presso la Casa Bianca con il primo ministro giapponese Fumio Kishida e il presidente filippino Marcos, i due maggiori alleati statunitensi nell’area. Oltre alle aspirazioni espansionistiche di Pechino nel Mar Cinese Meridionale, contribuiscono fortemente alla tensione nel Pacifico le esercitazioni nucleari nordcoreane avvenute sotto la supervisione di Kim Jong Un e le relazioni tra Pyongyang e Mosca.

Tuttavia, la Cina vede con estremo sospetto l’attività degli Stati Uniti in una regione in cui Pechino aspira ad essere la potenza egemone e ha dichiarato che Washington non ha alcun diritto di intervenire nelle dispute tra Cina e Filippine. La tensione nel Pacifico è dunque in notevole aumento, e le schermaglie tra Pechino e Manila, che fino a questo momento non hanno assunto caratteri eccessivamente drammatici, potrebbero subire un’escalation se non arginate da un’azione diplomatica urgente e concertata.

Pietro Menzani

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