In morte del poeta, ovvero di come i fascisti uccisero Federico Garcia Lorca

Federico Garcia Lorca www.ultimavoce.it
“Il sole non era ancora sorto, c’erano appena 16 gradi e sei boia franchisti portavano le loro vittime su due auto verso la campagna. Quella su cui viaggiava Lorca era una Buick decapottabile rosso ciliegia”.
Questo il resoconto dell’ultimo viaggio di Federico Garcia Lorca, artista cosmopolita ed omosessuale, giovane amante di Salvador Dalì. La sua poesia infiammava la passione libertaria in tutto il mondo. L’omicidio di Lorca fu come ammutolire lo spirito laico e rivoluzionario della Spagna.

Come si giunse alla fucilazione di Federico Garcia Lorca?

Per comprendere l’orrendo crimine dobbiamo risalire la linea del tempo.
Federico Garcia Lorca nacque il 5 giugno del 1898 in una cittadina della provincia di Granada. Il padre era un ricco possidente terriero e la madre svolgeva l’attività di insegnante. La cagionevole salute della madre non le permetterà d’allattare il piccolo Federico; compito che sarà svolto da una balia. Il giovane Lorca trascorrerà un’infanzia felice dal punto di vista intellettuale ma fisicamente ricca di malattie.
Nel 1909 la famiglia si trasferì a Granada. Lorca rimase profondamente coinvolto nell’attività dei circoli artistici locali, tanto da pubblicare la sua prima opera letteraria all’età di 19 anni. Lo stesso anno si trasferì a Madrid per frequentare la locale università. Nella città spagnola stringerà un fortissimo legale con Luis Bunuel, Salvador Dalì e Gregorio Martinez Sierra, direttore del Teatro Eslava. Seguendo gli inviti di Sierra, Lorca mise in scena, nel 1920, la sua opera d’esordio: il maleficio delle farfalle, che non riscontrò la benevolenza del pubblico. Questi primi insuccessi non fermarono la determinazione del letterato. Nel giro di pochi anni Lorca riuscì a ribaltare i rovesci in successi pubblicando raccolte di poesie, divenendo così un membro di spicco della società artistica e letteraria del proprio paese. Malgrado il successo, nel 1929 Lorca cadde in una profonda depressione causata dai sensi di colpa per l’omosessualità che non riusciva più a nascondere a parenti ed amici. La famiglia, ignorando le cause dello stato mentale di Federico, organizzò un viaggio negli Stati Uniti mascherandolo dietro ad una borsa di studio. Il poeta spagnolo iniziò a frequentare la Columbia University e la città di New York. Questo soggiorno assunse un’importanza fondamentale nella produzione artistica di Lorca tanto da comporre quello che molti giudicano il suo capolavoro: Poeta en Nueva York. In quest’opera il letterato spagnolo analizza gli accesi contrasti tra i poveri ed i ricchi, tra gli emarginati e le classi dominanti, trovando connotazioni di razzismo nel comportamento di chi decide le sorti della società. Il viaggio negli Stati Uniti rafforzò in Garcia Lorca il convincimento che fosse necessario un mondo più equo e meno discriminante nei confronti dei deboli e dei poveri.
Il 5 marzo del 1930 Lorca partì per Cuba, dietro invito della Institucion hispanocubana de Cultura. Dopo un breve soggiorno a Cuba, il poeta rientrò in Spagna. Il ritorno nel paese natale coincise con la caduta della dittatura di Primo de Rivera ed il ristabilirsi della democrazia. Nel 1931 Garcia Lorca fu nominato direttore della compagnia Teatro Universitario la Barraca fondata dal Ministro dell’educazione. L’incarico affidato al poeta fu quello di portare in giro la propria produzione nelle aree rurali più remote del paese. Durante questo periodo non si limiterà a mettere in scena le proprie opere poiché decise di partecipare attivamente nella veste di attore. Fu un periodo molto florido dal punto di vista della produzione teatrale, tanto che Lorca scrisse le sue opere più note, denominate Trilogia rurale. Poco dopo lo scoppio della Guerra Civile, Lorca lasciò Madrid per Granada con la ferma intenzione di salvare il padre, rifiutando la possibilità di asilo offertagli da Colombia e Messico. Perché questi paesi offrirono asilo politico a Lorca? Erano preoccupati che il poeta potesse rimanere vittima di un attentato a causa del suo ruolo di funzionario della Repubblica. Nel frattempo rilasciò l’ultima intervista al giornale Sol di Madrid. Lorca ribadì l’intenzione di rifiutare le offerte di Colombia e Messico per restare nel proprio paese a combattere le posizioni di estremismo razionalistico tipiche della destra che, da lì a poco, prenderà il potere in Spagna. Le parole utilizzate dal poeta furono le seguenti:
“Io sono uno Spagnolo integrale e mi sarebbe impossibile vivere fuori dai miei limiti geografici; però odio chi è Spagnolo per essere Spagnolo e nient’altro, io sono fratello di tutti e trovo esecrando l’uomo che si sacrifica per una idea nazionalista, astratta, per il solo fatto di amare la propria Patria con la benda sugli occhi. Il Cinese buono lo sento più prossimo dello spagnolo malvagio. Canto la Spagna e la sento fino al midollo, ma prima viene che sono uomo del Mondo e fratello di tutti. Per questo non credo alla frontiera politica.”
Il 16 agosto del 1936, il sindaco socialista di Granada, e cognato di Federico, venne fucilato. Lorca, che si era rifugiato a casa di un amico poeta, Luis Rosales Camacho, fu arrestano. Immediati e numerosi si levarono gli interventi a suo favore. Il governatore Guzman promise che Lorca sarebbe stato rimesso in libertà qualora “non ci fossero denunce contro di lui”. Guzman, con l’appoggio e l’aiuto del generale Queipo de Llano, diede segretamente l’ordine di procedere all’esecuzione del poeta. Federico Garcia Lorca fu condotto a Viznar e all’alba del 19 agosto 1936 venne fucilato sulla strada vicino alla Fuente grande, lungo il cammino che da Viznar conduce a Granada. Il grande poeta fu gettato in una tomba senza nome. Il suo corpo non fu mai ritrovato. La pattuglia che procedette alla fucilazione era comandata da Mariano Moreno, di 53 anni, figlio di braccianti, considerato spietato ed insensibile. Moreno rispondeva direttamente al capitano Nestares, colui che promise una promozione ed un compenso una tantum per l’esecuzione del poeta. Tra i fucilieri anche il cugino di Garcia Lorca, Antonio Benavides, che premette il grilletto in cambio di 300 denari e l’avanzamento di grado. Tra i fucilieri solamente Juan Jimenz Cascales provò rimorso per l’assassinio di Lorca. Non avendo la scorza del boia, chiuse la propria vita accarezzando la follia.
La sua uccisione provocò grande sgomento a livello mondiale. La comunità intellettuale rispose con parole di grande sdegno, tra le quali spiccarono quelle dell’amico Pablo Neruda.
Nel 2015 fu ritrovato un documento franchista del 9 luglio 1965 che indicava le motivazioni dell’uccisione. Secondo tale fonte, Garcia Lorca venne fucilato poiché era un “massone appartenente alla loggia Alhambra” e “praticava l’omosessualità e altre aberrazioni”.
Un particolare di quell’ultima alba deve essere ancora narrato: quando Lorca si accorse che lo stavano portando alla fucilazione, chiese più volte un prete.
Forse per prendere tempo. Forse per confessarsi.
Il fuoco di quei fucili interruppe la vita di un poeta straordinario.

Fabio Casalini

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