In Iran vincono i conservatori nella scia di una protesta silenziosa. Le elezioni parlamentari del 1° marzo hanno confermato il predominio delle forze conservatrici nel paese, tuttavia, ciò che emerge con forza è l’ampio dissenso popolare espresso attraverso l’astensionismo.
Le elezioni parlamentari in Iran del 1° marzo hanno segnato un momento significativo per il paese, con una chiara vittoria dei conservatori. Con un’affluenza del 41%, secondo i dati forniti dall’IRNA, l’agenzia di stampa ufficiale del governo, il risultato non ha raggiunto i livelli delle elezioni passate, evidenziando una crescente disaffezione degli iraniani nei confronti della politica e una chiara mancanza di fiducia verso i diversi organi del paese.
Le elezioni parlamentari del 2016, che si tennero subito dopo la firma del JCPOA, storico accordo sul nucleare, e nel mezzo dell’ottimismo per il rilancio dell’economia sotto l’ex presidente Rohani, registrarono un’affluenza del 62%. Tuttavia, nel 2020, con l’accordo in stallo e i conservatori pronti a riprendere il controllo, l’affluenza scese al 42,5%.
Come previsto, i conservatori hanno ottenuto una netta prevalenza sia nei seggi parlamentari che nell’Assemblea degli Esperti. Questo risultato arriva mentre l’Iran affronta sfide politiche ed economiche di rilievo.
I risultati preliminari delle elezioni indicano che Mahmoud Nabavian e Hamid Resaee, entrambi ultraconservatori, sono in testa alla lista dei 30 rappresentanti del parlamento. Segue Amir Hossein Sabeti, un conduttore televisivo di stato diventato parlamentare per la prima volta.
Tuttavia, pochi rappresentanti riformisti o moderati hanno ottenuto l’ingresso in parlamento, segnando la seconda elezione consecutiva in cui sono rimasti in gran parte assenti.
Queste elezioni sono state significative per diversi motivi. In primo luogo, dopo l’uccisione della giovane Mahsa Amini da parte della cosiddetta “polizia morale”, sono le prime elezioni dopo le proteste nazionali del 2022-2023, che hanno evidenziato un crescente malcontento tra i giovani iraniani. Sebbene la protesta sia stata in parte soppressa, le tensioni sociali rimangono palpabili e hanno contribuito a una diminuzione dell’affluenza alle urne.
Inoltre, le elezioni hanno anche visto il rinnovo dell’Assemblea degli Esperti, il cui mandato di otto anni potrebbe coincidere con il momento della successione della Guida Suprema. Con l’attuale Ayatollah Khamenei, 84 anni e in cattiva salute, la prossima Assemblea potrebbe essere incaricata di affrontare una transizione di potere senza precedenti.
È interessante notare che la prima generazione del potere, composta principalmente da figure cleriche, è ormai in declino numerico, lasciando spazio a una nuova generazione legata principalmente all’apparato militare e industriale della Sepah-e Pasdaran, o IRGC. Questo cambio generazionale potrebbe influenzare la direzione futura del paese, aprendo la possibilità di riforme istituzionali significative.
Le elezioni del 2024, dunque, non solo hanno sottolineato il predominio dei conservatori, ma hanno anche evidenziato le tensioni e le sfide che l’Iran dovrà affrontare nei prossimi anni, sia sul fronte interno che su quello internazionale.
In Iran vincono i conservatori ma ha votato solo il 40%
Le elezioni in Iran hanno sollevato interrogativi significativi sullo stato della partecipazione popolare e sulla legittimità del processo elettorale. Secondo fonti affidabili di monitoraggio locale, solo circa il 20% della popolazione si è recata alle urne, un segno inequivocabile del crescente boicottaggio delle elezioni da parte degli iraniani.
Questa affermazione è stata confermata anche da autorità provinciali, nonostante i Pasdaran, l’organizzazione paramilitare della Repubblica Islamica, stiano facendo sforzi per presentare prove contrarie. Le autorità di Teheran hanno sostenuto che il 41% degli elettori ha partecipato alle elezioni, tuttavia, queste affermazioni sembrano discutibili alla luce delle osservazioni sul campo.
Durante il giorno del voto, la televisione statale e le agenzie di stampa hanno diffuso immagini e filmati da diversi seggi elettorali che mostravano lunghe code di elettori entusiasti. Queste immagini però, sembrano essere state selezionate per creare un’illusione di partecipazione diffusa.
Secondo la società di analisi e consulenza statunitense Gallup, il 52% della popolazione iraniana non approva la leadership del Paese, in particolare per come è stata gestita la crisi economica e sanitaria derivata dal Covid-19, oltre alle posizioni assunte a livello internazionale.
Gli iraniani hanno espresso dissenso per la decisione del governo di sostenere la Russia nel conflitto in Ucraina e per le crescenti tensioni con l’Occidente riguardo allo sviluppo del programma nucleare. Gallup avverte che queste elezioni potrebbero trasformarsi in un manifesto del malcontento popolare.
Secondo i dati di Gallup, il 61% degli iraniani sotto i 30 anni disapprova la leadership attuale, mentre il 43% tra i 15 e i 29 anni ha espresso il desiderio di espatriare definitivamente. Questi numeri evidenziano una profonda sfiducia nei confronti del governo e delle istituzioni, con i giovani iraniani che vedono poche prospettive di futuro nel proprio paese.
Le elezioni del 2024 in Iran non solo hanno confermato il predominio dei conservatori, ma hanno anche sollevato gravi preoccupazioni sulla legittimità del processo elettorale e sull’ampio dissenso popolare. Il futuro politico del paese rimane incerto, con una popolazione sempre più alienata dalle decisioni del governo e alla ricerca di nuove prospettive oltre i confini nazionali.