L’Odéon di Parigi, da cui partì il Maggio francese, è ora teatro di una nuova protesta: in Francia, ora, i teatri vengono occupati per chiedere maggiori tutele al governo francese. All’Odéon sono seguite una decina di strutture, da Lille, con gli studenti d’arte drammatica dell’Ecole du nord, a Strasburgo e Besançon.
Le proteste non sono state in alcun caso violente. Nel caso di Lille, i manifestanti sono stati ben accolti dal direttore del Théâtre du Nord.
Alcuni dei manifestanti hanno dormito all’interno delle strutture, con assemblee giornaliere per discutere della protesta, che ormai va oltre il solo mondo della cultura, diventando piuttosto una critica alla gestione francese della pandemia.
I punti della protesta dei teatri occupati in Francia
Se l’anno bianco per i lavoratori dello spettacolo aveva permesso di limitare i danni, adesso si è prossimi alle scadenze. Ci riferiamo alle garanzie per i lavoratori intermittenti e ai contratti dei direttori dei teatri. Ora che Macron deve avere a che fare direttamente con il settore, quest’ultimo ha deciso di alzare la voce per presentare le sue istanze e per chiedere garanzie. L’iniziativa nasce principalmente dal CGT, uno dei maggiori sindacati francesi.
Un problema fra quelli presentati riguarda la riforma della cassa integrazione. I lavoratori dello spettacolo non la appoggiano, in quanto secondo loro mortificherebbe ulteriormente le loro condizioni.
Inoltre, è richiesta dai manifestanti una maggiore programazione: per riaprire i teatri serve una scaletta temporale adeguata, non è una decisione improvvisata.
La ministra della Cultura, Roselyne Bachelot-Narquin, tuttavia non vede di buon occhio le proteste, che definisce inutili e pericolose. Il ministero della cultura ha sbloccato altri 20 milioni di euro per il settore dello spettacolo. Tuttavia, la battaglia è ancora lunga: bisogna vedere cosa succederà dopo la scadenza del 31 agosto 2021 dei contratti e delle garanzie dei lavoratori. Solo allora si potrà avere una maggiore comprensione del mondo del teatro francese post-Covid.
Giulia Terralavoro