Il 20 novembre si è celebrato il TDOR, Transgender Day Of Remembrance, giornata istituita per ricordare le vittime di odio transfobico. Per questa giornata il “Transgender Europe” (Tgeu) ha pubblicato i dati relativi al numero di omicidi di persone trans avvenuti quest’anno. L’Italia rimane in testa alla classifica europea insieme alla Turchia.
I numeri degli omicidi di persone trans
Il 20 novembre si è celebrata la Giornata mondiale della memoria transgender, per ricordare le vittime di transfobia, l’odio e il pregiudizio nei confronti delle persone transgender. L’organizzazione internazionale “Transgender Europe” (Tgeu), che dal 2005 lavora per tutelare e rafforzare i diritti e il benessere delle persone trans di tutto il mondo, ha pubblicato i dati relativi alle violenze spinte da odio transfobico in ogni parte del mondo. Da ottobre 2022 a novembre 2023, gli omicidi di persone trans nel mondo sono state 321.
Sul sito del Tgeu si legge:
Il numero è molto vicino ai 327 casi segnalati l’anno precedente, dimostrando che la violenza contro le persone trans rimane a un livello costantemente elevato. Con 236 casi, l’America Latina e i Caraibi hanno ancora una volta il maggior numero di omicidi tra tutte le regioni. Quest’anno sono stati segnalati per la prima volta omicidi in Armenia, Belgio e Slovacchia
A prova del fatto che il nostro Paese non sta facendo niente per combattere l’odio transfobico, nell’area europea, è emerso che l’Italia, insieme alla Turchia, è il Paese con il maggior numero di omicidi di persone trans. Il 45% delle donne trans uccise in Europa era migrante o rifugiata.
Una violenza sistemica
Gli episodi di omicidio delle persone trans, ma anche di suicidio spinto dalle frasi di odio, mostrano che questi episodi legati al fenomeno della transfobia non sono legati solo alle sex worker, come molti vogliono semplificare. Soprattutto la violenza è messa in atto da chiunque: studenti, colleghi, famiglie, forze dell’ordine.
La violenza perpetrata dalle forze dell’ordine ci permette di parlare di una violenza sistemica nei confronti delle persone trans. Solo lo scorso 24 maggio a Milano quattro poliziotti, oggi indagati, hanno preso a manganellate Bruna, donna trans che accusa lesioni e minacce gravi, come mostrato da un filmato che documenta l’accaduto.
Il numero così alto di omicidi di persone trans nel nostro Paese è possibile per un odio radicato nella società nei confronti dei transgender, che sono visti come persone con una patologia. Questo è possibile anche per gli interventi nulli a livello istituzionale, che non introducono nessuna norma che vada a tutelare i diritti delle persone trans.
La depatologizzazione e l’introduzione di una norma sono anche le richieste di Christian Cristalli, responsabile politiche trans nella segreteria nazionale di Arcigay:
Ecco perché continuiamo a rivendicare innanzitutto la depatologizzazione dei nostri percorsi e delle nostre identità trans*, uno scatto culturale che molti Paesi hanno già fatto e che è il primo passo per abbattere lo stigma che opprime la comunità Trans. E vogliamo anche, dopo 41 anni, una nuova legge per il diritto all’autodeterminazione di genere e all’integrità dei corpi delle persone intersex”, conclude Cristalli.
Ancora una volta l’Italia si dimostra indietro rispetto ad altri paesi per quanto riguarda i diritti delle persone trans. C’è bisogno di una legge che vieti l’odio transfobico e che tuteli i diritti delle persone trans.