In Bolivia proteste per l’economia, il racconto di Luca e Agnese: “C’è paura, dov’è l’Italia?”

elezioni in Bolivia

In Sud America la situazione sta diventando sempre più pericolosa. In questi giorni, in Bolivia le popolazioni autoctone stanno scendendo in strada per protestare contro le misure economiche del governo locale. Questo problema sconvolge un paese già in una condizione delicata. Il Coronavirus, infatti, sta colpendo La Paz e le altre città boliviane, e adesso, oltre alla pandemia mondiale, in Bolivia proteste e sommosse aumentano la paura in tutto il paese.

Ultima Voce ha contattato Luca Profenna, un turista italiano che a dicembre si era trasferito in Sud America. Ma da marzo, Luca è bloccato a La Paz. E oltre all’emergenza sanitaria ora teme anche quella sociale.

Rischio Coronavirus e paura sociale: in Bolivia proteste che invadono le strade
– Luca, qual è la situazione in Bolivia adesso?

Lunedì a Cochabamba (a quasi sette ore di macchina da La Paz, ndr) è esplosa una dura protesta per la mancanza di assistenza alimentare e altre forme di supporto da parte del governo “provvisorio” nei confronti di chi sta perdendo i propri mezzi di sussistenza a causa della pandemia. Nella notte, la polizia è intervenuta per disperdere la protesta, attaccando con gas lacrimogeni e proiettili di gomma, a cui i manifestanti  poihanno risposto con un lancio di pietre. Ma le proteste stanno coinvolgendo l’intero paese da circa due settimane. Questo nasce dal crescente dissenso nei confronti dell’autoproclamato governo di Jeanine Áñez ,che con un golpe a novembre aveva costretto Evo Morales a dimettersi e fuggire dalla Bolivia.




– In tutto ciò la pandemia di Coronavirus non si è fermata…

Purtroppo no. I contagi continuano a crescere, spesso i dati degli ammalati sono incompleti perché mancano gli strumenti per rilevarli e da più parti si alzano voci che criticano la gestione del governo ritenuta impreparata. In teoria il 3 maggio avrebbero dovuto tenersi le elezioni presidenziali, ma sono state rimandate a data da destinarsi a causa del Coronavirus. E’ possibile che la Áñez e le destre abbiano colto la palla al balzo col fine di recuperare consensi nella gestione della crisi.

– Ci sono stati voli dal Sud America per l’Europa diretti in Germania o in Francia. L’Italia sta registrando ritardi preoccupanti e anche piuttosto incomprensibili. Pensi di poter tornare a casa nelle prossime settimane?

In ogni paese del Sud America c’è il blocco delle frontiere e dei voli. Quindi l’unica alternativa è che l’ambasciata ci organizzi un volo, e dopo più di due mesi ce l’ha fatta. Partiremo martedì con un volo da Santa Cruz (circa 17 ore di pullman da La Paz, ndr) e che io, personalmente, ho pagato 930 euro.  E non solo. Per raggiungere Santa Cruz dovrò salire su un autobus che ho pagato 1600 euro, e ancora non so da quale punto della città parta. Potrebbe essere più o meno vicino da casa mia, e questo è un problema: se fosse lontano, chi mi assicura che a un controllo della polizia non passo alcun guaio (in Bolivia è attivo il coprifuoco tutti i giorni, si può uscire solo una volta a settimana per fare la spesa e con un’autocertificazione, ndr)? E poi ci sono gli altri italiani. Qua a La Paz siamo in cinque, ma ce ne sono altri anche in località più sperdute e che spesso non hanno assistenza. Per sottolineare il problema, poche settimane fa ho lanciato una petizione  per questo problema del rimpatrio, e  ha già raggiunto più di 25’000 firme.  

Il dramma di Agnese: “Noi lasciati soli, qua la gente sta morendo”

Agnese  Della Morte vive in Bolivia da due anni e come altri italiani è rimasta bloccata senza possibilità di spostarsi. Lei, sua figlia e la nipote di due anni vivono a Trinidad, nel cuore della Bolivia, e sulla situazione locale la voce di Agnese lascia a poche interpretazioni:  “qui la gente muore come le mosche”.  Anche lei, dopo mesi di chiamate è riuscita a trovare posto su un volo per l’Italia, lo stesso di Luca – e che atterrerà a Milano Malpensa mercoledì dopo aver raccolto un centinaio di italiani in Cile. Ma come racconta lei stessa, non è stato facile.

“Siamo bloccate a Trinidad e non posso nascondere la paura . Oltre al Coronavirus che sta lasciando un sacco di morti, abbiamo paura per i petardi e le proteste contro il Governo, che sono arrivate anche qua. Dopo molte chiamate e email sono riuscita a trovare un autobus per poter arrivare a Santa Cruz e prendere l’aereo, ma non certo grazie all’Ambasciata italiana in Bolivia. Se fosse per loro mi avrebbero lasciato qui: mi hanno mandato una mail con scritto testualmente “noi non riusciamo a tirarla fuori da li”. In pratica, dopo avermi contattato alle 18.00 per chiedermi di affrettarmi a comprare i biglietti per tornare in Italia, alle 20.00 mi dicono che non possono venirmi a prendere. Per fortuna, grazie a un  contatto locale sono riuscito ad avere posto su un autobus al prezzo di 600 dollari boliviani. Ma l’Ambasciata mi avrebbe abbandonato a Trinidad, dove in passato altri europei erano riusciti a tornare in Patria. Io e mia figlia siamo rimaste qua a Trinidad con una situazione sanitaria allucinante, ma per fortuna le persone del posto sono state molto gentili con noi. Molto meno lo sono stati dall’Ambasciata, dove più volte ci hanno comunicato – spesso sgarbatamente – che non potevano fare nulla per noi. Se non altro, una volta arrivati a Santa Cruz ci porterà l’Ambasciata in areoporto.” 

Riccardo Belardinelli

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