E’ di venerdì scorso la prima di In balia di un attimo, di Sandro Rossino e Federico Fiorenza. Fulgido esempio di teatro sociale, che ha incontrato il favore di critica e pubblico.
“Tu sei bellissimo, tu sei magnifico, tu sei unico”. Per capire il senso profondo di “In balia di un attimo” occorre partire dalla fine e girare in tondo a simboli culturali densi di significato. La fine: l’antica funzione catartica che veniva attribuita al teatro è stata pienamente recuperata.
Scriveva Aristotele nella Poetica: “la tragedia è l’imitazione di un’azione seria e compiuta in se stessa , di una certa estensione, in un linguaggio adorno di vari abbellimenti, applicati ciascuno a suo luogo nelle parti diverse, rappresentata da personaggi che agiscono e non narrata, la quale mediante una serie di casi che suscitano pietà e terrore, ha per effetto di sollevare e purificare l’animo da siffatte passioni “. Nessuno, tra la folta platea del Teatro Cinevolution di Leonforte, ha fatto ritorno a casa senza la percezione di una coscienza cambiata nella sostanza. Spogliata suo malgrado delle vesti pietistiche, di cui normalmente si fa sfoggio in presenza di un invalido. Un disabile. Un “mischinu” che ci fa sentire fortunati all’occorrenza. Ecco. La coscienza di ognuno è stata denudata e toccata proprio da quel “mischinu” che nel nostro immaginario è inerme spettatore della vita. E quando mischinu non ci nasci, ma ci diventi, ecco che le vesti pietistiche della coscienza vengono quasi strappate via con veemenza.
Questa è la forza di In balia di un attimo, bellissimo diamante incastonato nel più ampio progetto “New Man, l’eroe che è in me”, ideato dalla dottoressa Irene Varveri e finanziato dall’Inail, con il patrocinio dei comuni di Leonforte ed Enna. Alla genesi della piece ci arriveremo tra poco, percorrendo quel tracciato circolare che equipara l’intero progetto alla perfezione. Siamo partiti dalla fine. Procediamo a ritroso, dunque, apprezzando la struttura della rappresentazione.
Già da solo, questo metaracconto gravido di tradizioni, testimonia la bellezza tutta sicula – e dunque tutta fimmina, come la passione – con cui l’antica arte dei pupari omaggia la sofferenza della mutilazione. Un intreccio narrativo alquanto complesso, mai ostico, in cui gli inserti video accompagnano lo spettatore nella microscopica osservazione delle ferite.
Non è semplice tenere alta l’attenzione di un pubblico storicamente vocato alla commedia brillante. Eppure quei due, Sandro Rossino e Federico Fiorenza, pupari agli antipodi ma necessari l’un l’altro, sono riusciti nell’intento. Alla veemenza, ai tratti marcati di Fiorenza – puparo immotivatamente intollerante – fa da contraltare la delicatezza di Rossino, che al contrario del primo i pupi rotti non li brucia, reinventando per loro un’altra vita. E ancora, narrazioni nella narrazione. Vissuti veri di mischini veri, gli invalidi che con il lavoro hanno incontrato la mutilazione e con il progetto New Man, invece, l’inizio dell’arricchimento.
Li hanno raccontati tutti – chi con rassegnazione, chi con rabbia – alla fine penna di Gabriella Grasso, che ha minuziosamente raccolto ogni testimonianza, tessendo l’intero drappeggio della piece teatrale. Racconti mischini, di gente che mischina non vuole essere considerata. Dio è padre. E come ogni padre a volte può distrarsi, giusto? Si cercano conferme per meglio comprendere la tragica fatalità. Le mani si intrecciano e gesticolano, nell’affanno di far capire che sì, grazie a Dio si è vivi, che poi, dopotutto ti spetta la pensione. Però…
Però c’è l’arto fantasma che ti prende bellamente in giro. Però c’è tua figlia che viene alla luce proprio quando tu la perdi in un occhio, quella luce. Però perdi l’uso della memoria. Si però…mai angoscia è stata più bella di quella interpretata, raccontata, filmata dagli eroi della porta accanto che dalla mutilazione hanno ricominciato. E ancora da Irene Varveri, Gabriella Grasso, Sandro Rossino, Federico Fiorenza e Giuseppe Guagliardo, videomaker come pochi ce ne sono in giro.
L’inizio: la direzione regionale Inail ha creduto nelle finalità di reinserimento perseguite da New Man, l’eroe che è in me. Ci ha creduto a tal punto da investire sul progetto, che ad oggi raccoglie i meritati frutti sul territorio nazionale. Attraverso un percorso di vita pre e post infortunio, si viene a creare un continuum in cui anche una tragedia non è la fine, ma un nuovo inizio.
Il connubio tra teatro e sociale recupera dunque la catarsi aristotelica enunciata all’inizio. Il cerchio, la perfezione, si chiude. Se volete farvi spogliare ancora la coscienza, potrete incontrare gli eroi di In balia di un attimo il prossimo 6 dicembre. Teatro Garibaldi, Enna.
Alessandra Maria