La Camera dei Deputati di Mendoza ha approvato un decreto che disconosce il popolo indigeno Mapuche come nativo dell’Argentina. Nell’approvare tale risoluzione la Camera ha ripudiato la legge 26.160, che rendeva illegale l’allontanamento delle popolazioni indigene dalle loro terre. La decisione è stata giudicata da molti come una dimostrazione di razzismo e discriminazione e sarebbe un primo passo per concedere queste terre ad imprese nazionali e straniere.
Decine di migliaia di Mapuche, membri di un popolo indigeno insediato sulle Ande in territori in parte argentini e in parte cileni, stanno rivendicando la restituzione delle loro terre e dei loro beni ancestrali. Questa comunità, infatti, sta affrontando una forte ostilità da parte dei Governi provinciali argentini, come in Cile.
Il documento approvato dalla Camera dei Deputati di Mendoza che disconosce il popolo Mapuche contiene tre parti.
La prima afferma: “Ripudio dell’estensione della legge di emergenza 26.160, in materia di possesso e proprietà delle terre tradizionalmente occupate dalle comunità indigene originarie del Paese”.
La seconda recita invece che “si esprime preoccupazione per la procedura realizzata dall’INAI, omettendo la partecipazione della provincia di Mendoza, dei comuni coinvolti e di terzi con interessi legittimi e gli atti successivi che ne derivano”. L’INAI (Istituto Nazionale degli Affari Indigeni) è un organo che effettua indagini sulle terre delle comunità indigene per garantire loro i diritti di possesso e proprietà.
Infine, la terza parte dichiara che “i Mapuche non devono essere considerati popoli nativi argentini ai sensi della Costituzione e dei trattati internazionali”.
Cosa dice la Costituzione argentina e le possibili motivazioni dietro a questo decreto
La Costituzione argentina riconosce che i popoli indigeni che abitano nel Paese preesistono allo Stato nazionale. Ne deriva che questi popoli hanno diritto al possesso e alla proprietà delle terre che tradizionalmente occupano, ma è un diritto che la maggior parte delle volte rimane sulla carta. Molte comunità native sono state cacciate dai loro territori mentre lo Stato li vendeva a imprese nazionali e straniere. Queste disboscano tali aree per lasciare posto a siti di estrazione, monocolture e sviluppo immobiliare.
Gabriel Jofre, werken (autorità tradizionale Mapuche) dell’Organizzazione di Identità Territoriale Malal Weche di Mendoza, ha fatto notare che negli ultimi anni si sono verificati una serie di conflitti per i diritti fondiari tra le compagnie minerarie e le comunità Mapuche nella provincia di Mendoza. Tale area, confinante con il Cile, è infatti ricchissima di risorse.
La deputata provinciale Laura Chazarreta ha dichiarato che
Questo decreto è una mossa razzista, negazionista e anticostituzionale, volta ad annullare l’identità di questi popoli. È un passo indietro nei diritti degli indigeni in Argentina.
Le dichiarazioni
Tutti i dati che abbiamo raccolto da storici e archeologi affermano che non ci sono mai stati Mapuche nel sud della provincia. Non sono comunità ancestrali.
Queste le parole di Víctor Ibáñez, ministro degli Interni, del Lavoro e della Giustizia del Governo di Mendoza, aggiungendo:
Abbiamo sollevato tutte le irregolarità delle delibere, la procedura e l’illegalità dell’estensione della legge 26.160 e l’assenza di poteri dell’INAI per riconoscere l’occupazione delle terre da parte delle comunità Mapuche.
L’iniziativa, però, non è ancora diventata legge poiché la legislatura è attualmente in sessione straordinaria. Gabriel Jofre ha dichiarato che se tale decreto passasse in via definitiva
Sarebbe un fatto molto negativo perché il razzismo strutturale verrebbe affermato a livello istituzionale. Ma sappiamo che la giurisprudenza e gli organi internazionali lo respingeranno perché non è conforme alla Costituzione argentina o alle convenzioni internazionali.
Considerazioni sul disconoscimento del popolo indigeno Mapuche
Il potere legislativo di Mendoza sta cercando in un qualche modo di costruire una realtà che gli faccia comodo, rifiutando l’esistenza di un popolo che gli preesiste. Come affermato da Silvina Ramírez, avvocata specializzata in diritto indigeno, il tentativo di disconoscere il popolo indigeno dei Mapuche “è una misura equivoca, manca di legittimità ed è arbitraria”.
Questi tipi di decreti minano profondamente anche la stabilità di una democrazia perché ledono il riconoscimento e il rispetto di diritti importantissimi, che sono regole base della convivenza civile. Tutto per, sembrerebbe, vantaggi economici: una costante dell’umanità.