L’Impero Inca aveva una struttura politico-economica peculiare, che molti studiosi faticano tuttora a definire. Vi sono indubbiamente elementi socialisti, ma anche monarchici e qualcuno direbbe addirittura dispotici. Dunque, com’era governato l’impero Inca?
Durante il XV e XVI secolo, l’impero Inca si era espanso nella zona montuosa delle Ande. La popolazione aveva superato i dieci milioni di abitanti ed era strutturata in classi sociali con a capo Sapa Inca (l’imperatore).
La struttura della società Inca
Il governo assicurava il sostentamento di tutti, dividendo la terra e gli animali tra la sua popolazione in base alle necessità e alla classe di appartenenza. In generale, l’impero Inca era stato strutturato per prendersi cura delle categorie più deboli, come orfani, anziani e malati attraverso una società divisa in clan (ayllu) i cui membri discendevano da un qualche antenato in comune.
Agli ayllu erano assegnate le terre da coltivare (tupu) e gli animali da allevare, principalmente lama e alpaca. Le terre erano poi divise tra le famiglie degli ayllu in base alla composizione familiare. Al momento del matrimonio, veniva assegnato un appezzamento di terreno da lavorare, la cui misura dipendeva dalla produttività della terra stessa. Quando le famiglie procreavano ricevevano più terra. L’usanza era di assegnare mezzo appezzamento di terreno per una figlia e uno intero per un figlio.
Elementi di socialismo: il ruolo dello stato
La classe regnante Inca era quindi stata in grado di creare (probabilmente con la forza) un certo livello di uniformità sociale tra gli Inca comuni. Infatti, gli Inca si vestivano allo stesso modo, mangiavano lo stesso cibo, praticavano la stessa religione e parlavano la stessa lingua, il Quechua.
Nell’impero Inca non vi era alcun sistema di valuta. Lo scambio di oggetti, favori e regali sostituiva il denaro. La popolazione maschile lavorava, a rotazione, per lo stato e pagava le tasse donando due terzi del grano prodotto nelle terre che ogni famiglia coltivava, in modo da poterlo raccogliere e distribuire tra le classi più abbienti e in base alla necessità del popolo. Per fare questo, lo stato si avvaleva di un organo centrale incaricato della produzione agricola e della distribuzione del grano tra la popolazione. Il grano e il lavoro rappresentavano una sorta di tassa che i sudditi pagavano all’impero. In cambio, il governo si impegnava ad assicurare il sostentamento di ogni famiglia, garantendo terre e animali e lasciando alle famiglie i restanti prodotti coltivati.
La società Inca, dunque, era fondata sull’idea di proprietà collettiva della terra e del lavoro, così da facilitare la costruzione di una società omogenea con un forte senso comunitario. Tuttavia, i frutti del lavoro rimanevano alle famiglie, che possedevano i propri strumenti, vestiti e case.
Elementi come il sistema di tassazione, il governo che si incarica di prendersi cura delle fasce di popolazione più deboli (seppur attraverso le relazioni nei clan) e l’economia pianificata sono esempi di socialismo. Il concetto di stato socialista moderno propugna il rispetto della proprietà privata e dell’iniziativa individuale. Per cui l’idea di “proprietà privata” (seppur con accezione diversa) si inserisce in quest’ottica.
Indubbiamente vi erano vari elementi definibili come socialisti, ma basta per definire tale l’impero inca?
Monarchia
Secondo alcuni studiosi, definire l’impero Inca come un esempio di socialismo è un errore. Questi, infatti, ritengono che il socialismo significhi essenzialmente proprietà comune della terra in un regime democratico. Indica, inoltre, la produzione per uso e non per profitto, oltre che una distribuzione delle terre se non equa perlomeno nell’interesse pubblico. La sola esistenza della classe nobile e del Sapa Inca, classi indubbiamente privilegiate, non permettono di classificare l’impero Inca come socialista. Gli Inca comuni erano chiamati a soddisfare il bene delle classi privilegiate e non l’interesse pubblico. Inoltre, l’aiuto alle categorie più deboli era responsabilità dei clan e non direttamente dello stato. Questi elementi, sempre secondo alcuni studiosi, facevano assomigliare l’impero Inca più a una monarchia che a uno stato socialista.
“Incaismo”
Si può concordare sul fatto che le comunità rurali inca avevano qualcosa in comune con uno stato socialista. Risulta tuttavia difficile definire l’impero inca nel suo insieme come stato socialista, in particolare per la natura della classe governativa e poiché presenta elementi tipici di altre forme di governo.
È anche indubbio, tuttavia, che l’idea di socialismo è nata nel XVIII secolo, molto dopo la fine dell’impero Inca. Le peculiarità dell’impero Inca rendono difficile etichettare il suo sistema politico, rendendo forse necessario coniare un nuovo termine: l’ “incaismo”.
Noemi Rebecca Capelli