Alle ultime elezioni politiche Impegno Civico non ha superato la soglia di sbarramento e si è fermato intorno allo 0,6 %. Cosa succederà adesso al neonato partito e agli esponenti politici che hanno seguito Di Maio in questa scissione?
Che succederà a Impegno Civico?
Luigi Di Maio è fuori dal Parlamento a causa della débâcle della sua nuova creatura politica, ma anche perché è stato sconfitto nel collegio uninominale della Camera di Napoli Fuorigrotta, casa sua.
Dopo la scissione dal Movimento 5 Stelle Di Maio, insieme a un gruppo di parlamentari che lo avevano sostenuto, aveva fondato il gruppo “Insieme per il Futuro” e si era presentato come uomo delle istituzioni e dello Stato, in antitesi al precedente ruolo che si era ritagliato nei 5stelle.
Non ci sono se, ma o scuse da accampare. Abbiamo perso.
Di Maio ha ammesso la sconfitta, ma che fine farà adesso questo partito?
Impegno Civico non ha avuto il tempo di strutturarsi e rimane pertanto un mero logo elettorale, legato più che altro ai suoi esponenti di punta.
Le indicazioni sulla futura vita (o forse futura scomparsa) del partito arrivano proprio dai vari esponenti che, come Di Maio, sono rimasti fuori dal palazzo.
Per l’ex capo politico pentastellato si è vociferato dell’apertura di una società di consulenze (da costruire eventualmente grazie all’esperienza e ai contatti maturati in questi anni), si è parlato anche di un futuro da conferenziere, ma la verità è che ci sarà bisogno di un periodo di riflessione per capire se e come continuare l’attività politica.
I compagni di avventura di Di Maio sembrano invece intenzionati a tornare alle loro carriere precedenti.
Lucia Azzolina ha un futuro da preside, Pierpaolo Sileri (che in realtà, come annunciato, non si è ricandidato) tornerà a fare il medico, Carla Ruocco potrebbe andare alla direzione centrale accertamento dell’Agenzia delle Entrate, Manlio Di Stefano potrebbe tornare alla consulenza informatica, Laura Castelli dovrebbe tornare a occuparsi di economia aziendale e Emilio Carelli potrebbe tornare a fare il giornalista.
Infine Vincenzo Spadafora, ex presidente di Unicef Italia e più “dimaiano” di tutti, potrebbe tornare a lavorare nel mondo delle ONG.
Bruno Tabacci: da donatore di simbolo a unico eletto
In realtà Impegno Civico un parlamentare lo ha eletto, e per uno strano gioco del destino è proprio Bruno Tabacci, colui che aveva prestato il simbolo del suo partito (Centro democratico, presente in Parlamento dal 2013) per evitare a Di Maio la raccolta delle firme.
L’Onorevole Tabacci è stato uno dei pochi esponenti del centrosinistra a vincere una sfida uninominale. In questo caso la vittoria è avvenuta a Milano, dove il leader di Centro democratico ha ricoperto vari e importanti incarichi.
A mettere la parola fine sull’esperienza con Impegno Civico, stavolta con maggiore sicurezza rispetto all’ex Ministro degli Esteri, è proprio l’espertissimo democristiano:
Impegno civico non ha avuto successo, ora Di Maio deciderà cosa fare,
ha bisogno di un po’ di sedimentazione. Il nostro era un cartello elettorale tra la sua formazione e il ‘mio’ Centro democratico.
Impegno Civico, se non altro quello che comprende Tabacci, è di fatto una realtà finita. Adesso si tratta di capire come proseguirà il percorso parlamentare di Bruno Tabacci.
Tabacci a sinistra o Pd al centro?
Il politico di lunghissimo corso, che ha ricoperto tantissime cariche politiche ed è transitato all’interno di molti partiti di ispirazione centrista e democristiana, pare adesso molto vicino al Pd.
La sua permanenza all’interno della coalizione o dell’area del centrosinistra è ormai assodata da anni, ma in questo caso si parla di ingresso diretto nel Partito democratico.
Per Tabacci il Pd è nato da una fusione a freddo che va riscaldata. Come andrebbe riscaldata ancora non è chiaro. Si tratta di capire che direzione prenderà il Pd e se quella direzione possa essere condivisa da Tabacci.
Qui entra in gioco la scelta che il Pd dovrà prima o poi compiere: essere un partito di sinistra o cercare di continuare ad aggregare diverse sensibilità politiche.
Interrogato da “Repubblica” sulla sua possibile adesione al gruppo parlamentare dei democratici Bruno Tabacci parla proprio di questo:
Deciderò. Non sono iscritto al Pd. La mia è una posizione non dissimile da quella di Pier Ferdinando Casini: siamo figure che non dimenticano certo la loro storia. Io sono dentro la mia storia democraticocristiana. Però se è utile, potrei fare una scelta di campo importante e partecipare alla vita politica del ricostituendo Pd.
Il Pd porterà Tabacci a sinistra o Tabacci e Casini porteranno il Pd al centro?
Staremo a vedere, ma la sensazione è che l’Italia abbia bisogno di un forte partito di sinistra, che possa fare una forte opposizione al governo più a destra che la nostra Repubblica abbia mai avuto.
Alessandro Milia