L’impatto di Chicxulub è senza dubbio il più famoso evento di collisione tra un asteroide e la Terra, non mi dilungherò per l’ennesima volta sulla storia dell’ipotesi del meteorite come causa scatenante dell’estinzione della fine del Cretaceo, basterà ricordare che prima ci fu l’ipotesi per via dell’abbondanza anomala di iridio negli strati risalenti a quel periodo, poi dopo diversi anni fu finalmente individuato il cratere di Chicxulub, in parte sottomarino, davanti la penisola dello Yucatan.
Ora arriva notizia dall’Università della California a Berkeley della scoperta di un vero cimitero di massa, cioè un sito che ha conservato un numero impressionante di resti di animali, morti tutti nello stesso momento 66 milioni di anni fa, che il team di scienziati guidati dal paleontologo Robert DePalma mette in relazione con l’evento accaduto in Messico.
Pensare che il sito che de Palma ha scavato negli ultimi sei anni, denominato Hell Creek Formation, si trova vicino Bowman in Nord Dakota ricorda, se ce ne fosse bisogno, la dimensione dell’evento di cui stiamo parlando (visto che l’impatto è avvenuto in Messico), la ricerca è stata accettata per la pubblicazione ma non è ancora uscita, da PNAS (Proceedings of the National Academy of Sciences).
DePalma e colleghi a un certo punto dello studio hanno coinvolto nella ricerca nientepopodimeno che Mark Richards e Walter Alvarez vale a dire i due scienziati che per primi, 40 anni fa, formularono l’ipotesi del meteorite, la loro consulenza è servita per la puntuale ricostruzione di quanto è avvenuto.
Lo scenario, manco a dirlo, è apocalittico, l’abbondanza di pesci e animali terrestri nello stesso sito raccontano di onde, ma Richards e Alvarez ritengono che non possa essersi trattato di uno tsunami, perché i ritrovamenti dimostrano che gli animali sono stati letteralmente trafitti da una pioggia di tettiti (rocce di tipo vetroso), ma questa pioggia di tettiti, scagliata nell’atmosfera dall’impatto, deve essere iniziata tra 45 minuti e un’ora dopo lo schianto, mentre uno tsunami originato a 3000km di distanza ci avrebbe messo dalle 10 alle 12 ore a raggiungere questo braccio interno del mare che si insinuava in quello che oggi è il continente nord-americano. E allora? Allora i ricercatori ipotizzano che ci sia stata una sessa (in idrologia è un’onda che si sviluppa in un bacino chiuso o parzialmente chiuso), molto pronunciata e prolungata, provocata dalle onde sismiche generate dall’impatto, che raggiunsero probabilmente una forza equivalente a quella di un terremoto di magnitudine 10 o 11, e che avrebbero raggiunto il nord Dakota in una decina di minuti, preparando così il “letto” su cui si è abbattuta la pioggia di tettiti incandescenti che in altri studi si ipotizza abbia provocato incendi in tutto il Nord America (se non in tutto il globo) . Viene da dire poveri dinosauri (e gli altri animali) sepolti ad Hell Creek, immaginatevi questo scenario di prima devastazione portata dalla acque interne e dalle onde sismiche seguito immediatamente da una pioggia di proiettili vetrosi che vi attraversano e appiccano incendi tutto attorno.