Ricostruire Gaza: guerra, ambiente e ipocrisia

Ricostruire Gaza

Sono passati più o meno otto mesi da quel 7 ottobre che ha scatenato le ire di Israele. E da quel 7 ottobre Gaza è stata rasa al suolo. I costi in termini umani sono altissimi: oltre 30.000 morti, milioni di sfollati… Ma quali sono i costi ambientali? Quanto ci sta rimettendo l’ambiente a causa di questa guerra? Quanto sarà impattante ricostruire Gaza? A rivelarlo è uno studio pubblicato sul Social Science Research Network.

Ricostruire Gaza: una missione che non si affrontava dalla Seconda Guerra Mondiale

“Dal 7 ottobre, l’attenzione del mondo è stata sulla terribile crisi umanitaria causata dalla guerra. Un aspetto di questa guerra, e di ogni guerra, di cui si parla meno è l’impatto ambientale del conflitto, inclusa l’emissione di gas serra associata all’uso di materiali e risorse da parte delle fazioni belligeranti”.

Così si legge nell’apertura dell’articolo “A multitemporal snapshot of greenhouse gas emission from Israel-Gaza conflict” pubblicato su Social Science Research Network e condiviso con il The Guardian. Lo studio mette in luce le catastrofiche conseguenze ambientali del conflitto e, con dati precisi, mostra quale sarà l’impatto ambientale per ricostruire Gaza.

60 milioni di tonnellate di anidride carbonica. È questo il costo di CO2 che sarà necessario per ricostruire quella terra completamente rasa al suolo. 60 milioni di tonnellate di CO2 che corrispondono alle emissioni generate in un intero anno dal Portogallo o dalla Svezia, più del doppio di quanto emette in un anno l’intero Afghanistan.

Ricostruire Gaza sarà un’impresa ciclopica. Non c’è quasi più niente lì. In pochi mesi sono stati distrutti tra il 54%e il 66% degli edifici, per un danno stimato di oltre 18 miliardi di dollari: sono stati abbattuti 200.000 condomini, centinaia di scuole, le università, le moschee, gli ospedali, gli impianti idrici ed elettrici, i negozi di alimentari, i negozi in generale. Sono state prodotte 20 milioni di tonnellate di detriti e macerie (per ora) e la loro bonifica richiederà decenni.

“Una delle gravi conseguenze della guerra a Gaza è stata la massiccia violazione del diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile che rappresenta un grave rischio per la vita e il godimento di tutti gli altri diritti. La regione sta già sperimentando gravi impatti climatici che potrebbero peggiorare”.

Astrid Puentes, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani e l’ambiente.

Alcune parole

Il conflitto israelo-palestinese sta assumendo caratteristiche talmente inedite che per descriverlo vengono usate parole vecchie che rievocano storia (si sperava) passata e parole nuove che alimentano nuove paure:

L’ambiente, dunque, riveste un ruolo fondamentale anche nelle guerre, nonostante tenda troppo spesso ad essere dimenticato.

“Più a lungo questo conflitto andrà avanti, più le implicazioni saranno esacerbate con terribili conseguenze in emissioni, cambiamenti climatici e sull’ostacolo all’azione per il clima a Gaza”

Ricostruire Gaza, quindi, avrà dei costi. E saranno salati. E sull’ipocrisia del mondo occidentale, attento alle questioni ambientali e, contemporaneamente, sostenitore di guerre che di ambientalista non hanno nulla, si esprime duramente Zena Agha, analista politica per Al-Shabaka, il Palestine Policy Network:

“Questo report smaschera l’ipocrisia delle nazioni occidentali che fanno la morale sui pericoli del collasso climatico e la responsabilità di ogni nazione a proteggere il pianeta, e nel frattempo finanziano, aiutano e consentono la catastrofica guerra del regime israeliano e le sue implicazioni per coloro che sono colpiti dal cambiamento climatico in corso e futuro”.

Prima di ricostruire Gaza…



Le stime per ricostruire Gaza superano i 30 miliardi di dollari, forse fino a 40 miliardi. La portata della distruzione è enorme e senza precedenti. Questa è una missione che la comunità internazionale non affrontava dalla Seconda Guerra mondiale”.

Abdallah al-Dardari, direttore dell’ufficio regionale per gli Stati arabi dell’UNDP.

Motivi umani, motivi economici e motivi ambientali. Cos’altro serve per smettere di bombardare e iniziare a ricostruire Gaza?

Arianna Ferioli

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