Il dubbio è venuto un po’ a tutti: che BoJo avesse ragione riguardo l’immunità di gregge?
Non esattamente, perché l’immunità come la intende lui, punta al contagio di massa. Al contrario una lenta e controllata trasmissione del virus sarebbe la soluzione più vantaggiosa per tutti. Ma come attuarla?
L’immunità di gregge può essere raggiunta per via spontanea (trasmissione degli agenti patogeni) o artificiale (vaccino). Nel primo caso è necessario contrarre il virus, di modo che l’organismo ospite crei gli anticorpi necessari a renderlo immune. Questa è l’ipotesi che anche Boris Johnson prese in considerazione, nel suo caso però figurava quasi come un’arma. Questo perché, su larga scala, tale provvedimento avrebbe conseguenze insostenibili. Di fatto contagiare almeno il 60% della popolazione (il minimo per poter raggiungere un’immunità efficace), provocherebbe un numero altissimo di casi bisognosi di terapie intensive . Ciò porterebbe al collasso del sistema sanitario che, già ora, è altamente sotto pressione.
Inoltre ancora non è chiaro se, una volta contratta e superata la malattia, sia in effetti garantita al paziente l’immunità a lungo termine
Questo è un altro aspetto da approfondire. Sono noti infatti casi recidivi e si ipotizza un andamento bi-fasico del virus. Considerando tutti questi fattori – ancora in fase di studio – per raggiungere il traguardo dell’immunità di gregge sarebbe necessario che più della maggioranza della popolazione sia contagiata (o vaccinata). Solo in questo modo il legame di trasmissione virale verrebbe spezzato.
Lo scenario cambierebbe se fosse già disponibile un vaccino
In questo caso esso andrebbe a rafforzare i provvedimenti finora adottati. Con il vaccino disponibile e in più un naturale corso di guarigione dei casi ancora infetti, si potrebbe più facilmente arginare la diffusione del COVID-19. Ciò ridurrebbe sostanzialmente il numero delle vittime e porterebbe ad un indebolimento progressivo del virus, fino a raggiungere – col tempo – la sua estinzione. Tuttavia finora, rispetto l’immunità di gregge a “briglia sciolta”, quella del lockdown sembra la soluzione meglio attuabile e meno invasiva (facendo eccezione per una sentita costrizione psicologia a cui siamo tutti sottoposti).
E se invece l’isolamento non fosse la mossa giusta? Se questo lockdown, a lungo andare, ci rendesse più vulnerabili al contagio?
Si prospetta infatti un andamento stagionale del virus, con un attenuarsi dei contagi nel periodo estivo. Ma ciò non sarebbe sufficiente a estinguere completamente il COVID-19. Anzi, l’ipotesi più probabile è che esso si ripresenti (forse anche in maniera più aggressiva) nell’inverno successivo. In questo caso avrebbe ancora un ampio bacino di popolazione da contagiare. Ne possiamo dedurre che l’isolamento può certo limitare il virus, ma non risolvere il problema alla fonte.
L’unica alternativa potrebbe essere un sistema di lockdown a singhiozzo
Cioè seguire l’andamento stagionale del virus: allentare l’isolamento nel periodo estivo in cui esso è più debole e potenziarlo invece durante i mesi invernali, quando il rischio di trasmissione è più elevato. Questo anche nel caso si trovasse un vaccino. Pertanto l’immunità di gregge verrebbe pian piano raggiunta, senza destabilizzare il sistema sanitario.
Sarebbe un procedimento di contenimento non facile. Inoltre richiederebbe lunghi periodi di manovra per poter arrivare a l’immunità totale
Perché l’immunità di gregge non è un’arma di sterminio, bensì un traguardo che prevede un lungo percorso da studiare con attenzione. Conosciamo il COVID-19 da troppo poco tempo per permetterci di agire in modo precipitoso. Occorre analizzare bene ogni suo aspetto e avere pazienza. Il tempo è prezioso, è vero, ma anche la vita di ciascuno di noi. Spaventa sentire ipotesi di risoluzione del virus non prima del 2022, ma dobbiamo renderci conto che quando si ha a che fare con la salute pubblica, il sacrificio è necessario.
Tuttavia, serve un piano chiaro per poter riprendere le nostre attività in piena sicurezza
E qui subentrano i politici e le organizzazioni statali in grado di elaborare progetti funzionali ed espliciti per tutti. Visti i tempi lunghi, è oggi necessario un piano ben strutturato che ci permetta di gestire la nostra vita in piena sicurezza, anche al di fuori delle quattro mura domestiche. Che sia una Fase 2 , 3, o 4, l’importante è essere chiari, perché finora viviamo in una continua confusione riguardo ciò che possiamo o non possiamo fare. Abbiamo bisogno di ritornare in un contesto di attività sociale, senza però ostacolare l’operato di chi finora studia e lavora affinché quest’incubo abbia un termine.
Ecco perché scienziati e politici oggi ricoprono un ruolo fondamentale per il futuro di ogni singolo paese e sulle loro spalle grava un’enorme responsabilità.
Sabrina Casani