Si è discusso molto di immigrazione nell’Unione europea durante l’ultima riunione straordinaria del Consiglio europeo.
I capi di governo hanno concordato per un’intensificazione dei controlli alle frontiere e per una maggiore collaborazione sul tema.
A Bruxelles i leader europei sono stati impegnati per più di 12 ore a discutere di Ucraina, economia e commercio ma soprattutto di politiche migratorie. L’immigrazione nell’Unione europea, specie quella irregolare, rappresenta un fenomeno delicato, da gestire necessariamente in un clima di collaborazione e reciproca fiducia.
“Una sfida europea che richiede una risposta europea”, con questi termini Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, ha definito la questione. Quattro pilastri fondamentali sono stati delineati a riguardo: rafforzamento dell’azione esterna (contrasto ai trafficanti e maggiore cooperazione con i paesi di origine e transito), controllo efficace delle frontiere (insieme allo snellimento delle procedure in entrata), incentivi ai movimenti secondari (ricollocamenti) e ai meccanismi di solidarietà, approccio comune per intensificare rimpatri e riammissioni. Questi aspetti, complementari fra di loro, costituiranno la base per i futuri interventi dell’Unione in materia di immigrazione.
Un approccio globale alla migrazione, nel rispetto del diritto internazionale, dei principi e dei valori dell’Ue, della tutela dei diritti fondamentali
Le proposte di Ursula von der Leyen
In una lettera informale inviata al Consiglio in data 26 gennaio 2023, la presidente della Commissione europea von der Leyen ha espresso il proprio pensiero e le proposte dell’esecutivo riguardo il macro tema dell’immigrazione nell’Unione europea.
Partendo dalla consapevolezza che i nuovi instabili scenari internazionali e la crisi climatica non fanno altro che aumentare la pressione sui confini dell’Europa, la presidente ha sottolineato la necessità di completare la sottoscrizione di un Nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo che unifichi gli sforzi dei paesi europei e delinei una linea d’azione comune.
I capi di governo europei sono consapevoli che le politiche migratorie rappresentano un banco di prova per la loro leadership. All’interno di un contesto europeo sempre più fragile dal punto di vista sociale e destra-tendente, i cittadini di molti paesi (fra cui l’Italia) richiedono a gran voce una risposta ferma, severa e (generalmente) poco incline a un atteggiamento tollerante nei confronti delle richieste di asilo. I fondi stanziati per il miglioramento e l’implementazione delle strutture di frontiera (uno dei quattro punti delineati dalla von der Leyen) non vanno a significare per forza un tentativo di isolare l’Unione dai paesi di confine, per esempio tramite la costruzione di “muri”, come si è detto negli ultimi giorni.
Sta di fatto, però, che a Bruxelles c’è stato e ci sarà un irrigidimento nei confronti dei flussi migratori in entrata. Irrigidimento che si tramuta in maniera pratica nel tentativo di distribuire i migranti nell’intero territorio comunitario e di sfruttare maggiormente i meccanismi di rimpatrio.
Inoltre, i paesi Ue, specialmente quelli di confine, hanno piena libertà nell’utilizzo dei fondi europei sopracitati. Niente vieta loro di implementare le misure di sicurezza più “dure” ai confini.
Le rotte migratorie più importanti e i partenariati con i paesi di origine dei migranti
Nonostante i nuovi orizzonti internazionali (guerra in Ucraina, crisi energetica, il recente terremoto nella penisola anatolica) abbiano attirato tutta l’attenzione dell’opinione pubblica, il tema della migrazione rimane un’urgenza, dal momento che negli ultimi 5 anni si stanno intensificando gli arrivi regolari e irregolari, via mare e via terra.
Le rotte migratorie più importanti sono la rotta dei Balcani occidentali, dove transitano i migranti provenienti dal Medio Oriente e dall’Asia centrale, la rotta del Mediterraneo centrale (che interessa principalmente l’Italia – paese con il più alto numero di migranti in entrata – e attraverso la quale arrivano persone dall’Africa settentrionale e orientale) e la rotta del Mediterraneo occidentale, che si sviluppa tra Marocco e Spagna. La delicata situazione in Ucraina ha inoltre aperto una nuova via di accesso in Europa per i richiedenti-asilo, lungo i confini dei paesi dell’est.
Per questo motivo l’Ue vuole migliorare le cooperazione e implementare i meccanismi legali di rimpatrio con i paesi di partenza e i paesi-terzi, quali Turchia, Bangladesh, Pakistan, Egitto, Marocco, Tunisia e Nigeria.
Le decisioni definitive saranno prese nel Consiglio europeo di marzo. L’obiettivo principale della Commissione è concludere i lavori del Nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo entro il 2024.