Neofascista ed immigrato intervistati dalla BBC

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L’immigrazione rimane un tema chiave per la politica italiana ed internazionale degli ultimi anni. Oltre agli sbarchi, la questione dell’esodo dall’Africa influenza numerosi temi altrettanto scottanti, dagli sgomberi di Roma allo Ius Soli passando per il terrorismo jihadista. Tutti fenomeni che l’opinione pubblica associa in modo diretto o marginale al gommone affollato che approda sulle coste europee.

Insieme agli sbarchi aumenta il sentimento di paura dei cittadini verso l’immigrato. Fenomeno su cui hanno fatto leva i partiti populisti ottenendo dei successi che forse nemmeno loro si aspettavano.

La BBC ha deciso di entrare nel merito di una questione così difficile con una singolare intervista. I protagonisti del confronto sono due persone con posizioni diametralmente opposte. Da una parte Alberto Palladino, dirigente di Casapound e fotoreporter di scenari bellici, dall’altra Douman, un giovane immigrato africano che vive in Italia da tre anni e si mantiene facendo il musicista in strada. I due protagonisti si confrontano in inglese ed esprimono opinioni divergenti ma nel totale rispetto reciproco.





Palladino parte all’attacco sostenendo che l’Italia non può aiutare tutti, ricorda la crisi economica in cui riversano i paesi europei. Douman difende il proprio diritto di libertà, crede che tutti debbano essere nella condizione di spostarsi per cercare condizioni di vita migliori.
Il militante di estrema destra non perde occasione per esporre la controversa teoria dell’aiutare le persone a “casa loro” , ammette le responsabilità della colonizzazione occidentale ma sostiene che la cosa migliore sia dare supporto ai meno fortunati nel loro paese d’origine. Su questo punto il giovane musicista africano ribatte con decisione:

“Se mi rimanderete nel mio paese non potrete più venire in Africa. Dovrete smettere di venire in Africa, quindi avrete problemi con il gas, non potrete più guidare le vostre belle macchine. Se noi dovremo restare nel nostro paese non saremo più pronti a vedere nessun uomo bianco sulla nostra terra. Possiamo lasciare il mondo in questa situazione?”

 

Grigorij Silaev

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