Bambini stranieri cacciati da una piscina di Catania a causa delle lamentele di una donna del luogo.
L’arrivo della calda stagione estiva ci porta a frequentare parchi acquatici e luoghi di villeggiatura. Proprio questi diventano scenario del peggio razzismo di casa nostra. Abbiamo visto negli scorsi giorni il caso di omofobia del gestore di una casa vacanza, Filippo Mondella. Anche le piscine non sono da meglio e nell’ultima settimana ci sono due casi che hanno colpito l’opinione pubblica.
Il primo, si è verificato settimana scorsa in provincia di Padova allo Sporting Center di Montegrotto. Una famiglia islamica è entrata in piscina con il burkini provocando l’ira dei clienti che sono andati a protestare con la direzione. Il direttore non ha potuto far altro che andare a controllare la situazione accompagnato dall’addetto di ricevimento che è d’origini islamiche. I bagnanti “islamici” erano due donne che indossavano il burkini (indumento che lascia scoperti solo mani, piedi e volto) e un uomo anch’egli con un costume intero. Nulla che fosse vietato dal regolamento della piscina, a parte un velo che, per motivi igienici, è stato fatto togliere a una delle donne senza troppe polemiche.
Queste persone avevano tutto il diritto di fare il bagno. Indossavano un costume, come gli altri, e si comportavano correttamente con gli altri bagnanti. Cosa avrei dovuto fare?”
Questo si chiede il direttore. Niente è la risposta, anzi, comportamento esemplare quello tenuto. Meglio qualche cliente in meno, soprattutto se come quelli in questione, ma tanta dignità e rispetto per tutte le persone.
Il secondo caso è di ieri e ha avuto luogo in una piscina di Catania. Alcuni migranti minori, ospiti di una struttura d’accoglienza, sono infatti stati cacciati da una piscina a causa delle lamentele di una donna che non gradiva la loro presenza in acqua. Non contenta la “signora” avrebbe chiesto ai gestori della piscina di stabilire alcuni orari solo per i migranti così da non correre il rischio di contatti con i ragazzi della zona.
Qui non ci vogliono, andiamo via per favore”
Queste le parole dei bambini che hanno voluto abbandonare la struttura perché non graditi. Queste stesse parole che hanno scatenato l’ira del gestore della cooperativa Salvo Barcellona, che ha pubblicato un post su Facebook in cui chiede le scuse della signora. I bambini non avevano mai avuto comportamenti non idonei e non avevano quindi ragione alcuna di essere cacciati. Solo una questione di colore di pelle.
Due vicende che sono avvenute agli antipodi. Una nella nordista e leghista Padova e l’altra nell’isolana Catania. Un’Italia spesso divisa ma unita quando si tratta di mostrare il peggio della natura umana.
Christian Gusmeroli