Arriva dalla Queensland University of Technology la notizia della pubblicazione di uno studio scientifico sul proliferare di immagini fake sul web e l’impreparazione dei giornalisti a riconoscerle come tale.
Secondo lo studio pubblicato su Journalism Practice questo mix di facilità di produzione delle immagini fake grazie ai software di fotoritocco alla portata di tutti e l’incapacità dei giornalisti di filtrarle sarebbe un mix micidiale che mina l’affidabilità dell’informazione.
Nello studio vengono fatti diversi esempi di immagini manipolate riprese e diffuse da news outlet e passate per autentiche. Una di Marthin Luther King che fa un gestaccio (in realtà nell’originale faceva il simbolo di vittoria), una foto della città di Townsville dopo un’inondazione (2019) con alligatori nelle strade (gli alligatori erano stati aggiunti e venivano da una foto scattata in Florida nel 2014, tra l’altro Townsville è in Australia quindi gli alligatori furono spacciati per coccodrilli di acqua salata ma quanti sono in grado di notare la differenza?), immagini a corredo delle notizie sulle devastazioni del ciclone Idai in Africa (2019) che in realtà erano state scattate in Libia cinque anni prima.
Il problema non è che non ci sia proprio alcun modo di verificare l’autenticità di un’immagine, infatti lo studio fa un compendio di strumenti e tecniche che i giornalisti potrebbero usare per la verifica.
Il punto è l’impreparazione digitale e in tema di immagini di coloro che le guardano, alcuni fake sarebbero individuabili semplicemente da un occhio preparato ed attento, e lo scarsissimo uso nelle redazioni degli strumenti di verifica.
Dovuto alla suddetta impreparazione o a pigrizia?
Sicuramente il fatto che attualmente ogni giorno si producono 3,2 miliardi di foto e 720.000 di video rende il compito di vagliarle non facile ma la ricerca guidata dal dottor T.J. Thomson mostra come gli strumenti che esistono siano sorprendentemente sottoutilizzati.
Se i creatori di notizie non sono immuni dal creare loro stessi fake, e questo è un problema etico, in realtà il problema è l’uso sempre più crescente da parte di chi fa informazione di immagini condivise sui social senza nemmeno provare a verificarle con gli strumenti di verifica a disposizione.
Nell’articolo vengono elencate alcune tecniche di verifica manuali come la ricerca inversa o l’esaminare luci ed ombre e i metadata dell’immagine stessa ma viene anche espressa l’urgenza di sviluppare nuovi strumenti.
Roberto Todini