La cessione dell’Ilva si avvicina
Cessione degli asset dell’Ilva. Negli ultimi giorni l’apertura delle buste, da parte dei commissari straordinari Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba. In esse le offerte delle due cordate. Da una parte AcciaItalia composto da: JSW – Cassa Depositi e Prestiti – Arvedi e Delfin e, dall’altra Am Investco Italy composto da: ArcelorMittal – Marcegaglia e in caso di assegnazione si unisce Banca Intesa San Paolo).
L’industria siderurgica dell’Italia, dove il più importante stabilimento è situato a Taranto in Puglia, che costituisce il maggior complesso industriale per la lavorazione dell’acciaio in Europa. Gli altri stabilimenti sono a Genova in Liguria, Novi Ligure e Racconigi in Piemonte, Marghera (Venezia) in Veneto, Patrica nel Lazio.
L’Ilva che tre anni fa perdeva 500 milioni l’anno, con gli impianti sequestrati arrancava sul mercato sotto i 5 milioni di tonnellate di produzione annue. Soffocava strangolata dai debiti verso banche e fornitori – ora è nelle condizioni di disegnare un futuro fatto di ambientalizzazione e sviluppo, dopo essere stata rimessa in carreggiata dai commissari e grazie al mutato scenario che vede i prezzi dell’acciaio in risalita.
Le due società che si sono fatte avanti.
Ilva, prime mosse: le cordate in gara aprono al mercato. Con un comunicato stringatissimo, Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba hanno annunciato che le offerte «sono state trasmesse all’advisor Rothschild per gli adempimenti».
Per quanto riguarda il piano ambientale, la strada è tracciata: Am Investco e AcciaItalia sono obbligate a eseguire le prescrizioni dell’Aia, nel rispetto della normativa e con l’obiettivo di rendere la produzione siderurgica pugliese compatibile con la salute pubblica.
L’offerta di Am Investco Italy
L’azienda, che ha siglato una lettera di intenti con Banca Intesa Sanpaolo, si impegna ad investire oltre 2,3 miliardi di euro oltre al prezzo di acquisto. Con l’intenzione di produrre 9,5 milioni di tonnellate di prodotti finiti. Numeri che deriverebbero sia dalla produzione primaria, sia dall’apporto di semilavorati da laminare. Annuncia intende che intende espandere la gamma di prodotti. La nuova Ilva dovrà allargare – e riposizionare – il proprio business al settore automobilistico, edilizio ed energetico. Sfruttando la rete europea di ArcelorMittal per le vendite e il marketing.
Ha anche inserito, all’interno dell’offerta, l’impegno ad una spesa di 10 milioni. Per la realizzazione di un nuovo centro di ricerca e sviluppo a Taranto.
AcciaItalia, JSW.L’offerta di AcciaItalia.
Pochi i dettagli, invece, in merito all’offerta presentata da AcciaItalia. Anche se qualche indiscrezione sui progetto futuri in caso di una possibile acquisizione dell’Ilva sono gà circolati nei giorni scorsi.
La cosa certa è che l’azienda ha previsto l’attuazione di un piano di alcuni miliardi di euro che porti la produzione di Ilva a 10 milioni di tonnellate di produzione. Grazie all’utilizzo degli altoforni e dei forni elettrici alimentati a preridotto. In questo modo, l’azienda si assurà un aumento di produzione senza incidere in modo negativo sull’ambiente. I forni elettrici, infatti, avranno un minore impatto ambientale.
Grazie all’investimento, AcciaItalia proverà a dominare il mercato siderurgico europeo.
Leonardo & Co., advisor dei commissari straordinari di Ilva, ha tempo fine al 6 aprile per valutare le offerte. La decisione definitiva sull’assegnazione arriverà, probabilmente, tra metà e fine aprile.
Modalità di conferma a scelta effettuata. La scelta sarà poi sancita definitivamente con un decreto del ministero per lo Sviluppo Economico. Successivamente scatterà un periodo di 30 giorni. Per verificare la rispondenza del piano ambientale presentato dall’azienda assegnataria alle indicazioni del ministero dell’Ambiente. Che, entro l’autunno, emetterà un proprio decreto. A quel punto, scatterà l’esecutività del contratto di acquisizione. A condizione che il vincitore della gara passi il vaglio dell’antitrust europeo. Secondo alcune fonti, entrambe le cordate sono state già ascoltate preliminarmente. Lo saranno di nuovo nelle prossime settimane dalla DG Concorrenza. Che dovrà poi pronunciarsi definitivamente dopo l’assegnazione.
Negli ultimi 5 anni, i governi, hanno prodotto dieci decreti. Dal clamoroso sequestro dell’area – ordinata dalla giudice Todisco – sul presupposto di «attività criminose in corso». L’ultimo è di Renzi. Per sospendere i provvedimenti giudiziari e tenere l’Ilva in vita. Sul presupposto della «strategicità del siderurgico». Derogando ai tempi sulla bonifica ambientale e nominando commissari da Enrico Bondi a Piero Gnudi. Senza mai quadrare il cerchio, anzi. Nel frattempo Taranto ha scoperto i «wind day». Il vento proveniente dal settore Nord-Ovest. In queste condizioni il vento soffiando dall’area industriale disperde, in alcuni quartieri della città (Tamburi e Paolo VI), inquinanti di origine industriale. In particolare PM10 e il benzo (a)pirene.
Giorni in cui, per ordinanza sindacale, i bambini non giocano a pallone, le finestre si chiudono.
Nel settembre scorso fu pubblicata una terrificante indagine epidemiologica, da cui risulta un aumento di mortalità del 13%. Per tumore al polmone e infarto del miocardio, rioni Tamburi e Paolo VI. I più esposti, 25% di ricoveri, i bambini. Il ministro Galletti ha sostenuto che l’indagine denuncia «il passato». Il terrore del governo è la disoccupazione. Già cresciuta qui di 10 punti in quattro anni.