Con un comunicato ufficiale, ILGA World, la federazione internazionale LGBTQ+ che rappresenta oltre 400 gruppi in tutto il mondo, ha annunciato di aver sospeso temporaneamente The Aguda, l’organizzazione LGBTQ+ israeliana, per verificare la conformità dell’organizzazione israeliana con i principi della Costituzione dell’associazione, e ha contemporaneamente scartato Tel Aviv come possibile sede della prossima conferenza mondiale.
ILGA World ha spiegato:
«La candidatura per ospitare la nostra prossima Conferenza mondiale a Tel Aviv non andrà avanti e non sarà sottoposta a votazione alla prossima Conferenza mondiale a Città del Capo, in Sudafrica, in quanto è stata ritenuta in violazione degli scopi e degli obiettivi di ILGA World stabiliti nella nostra Costituzione (3.1 e 3.2)».
Oltre alla sospensione di The Aguda, ILGA World ha espresso pubblicamente le proprie scuse ai membri e alle comunità LGBTQ+ per aver considerato Tel Aviv come potenziale sede della conferenza, consapevole del disagio causato dalla sola ipotesi di un evento in Israele:
«Sappiamo che vedere la candidatura di Tel Aviv presa in considerazione ha causato rabbia e danni alle nostre comunità. Le nostre scuse vanno ai nostri membri, alle nostre organizzazioni ospitanti e alle nostre comunità globali, e in particolare a quelle in Sudafrica, che presto ospiteranno il movimento globale per la nostra prossima Conferenza mondiale».
Le accuse di pinkwashing
Dopo il recente conflitto iniziato il 7 ottobre, molti membri della comunità LGBTQ+ mondiale si sono schierati a favore della Palestina, e questa solidarietà ha portato alcuni attivisti a considerare l’attivismo LGBTQ+ israeliano come una forma di “pinkwashing”. Con questo termine si intende l’uso della promozione dei diritti LGBTQ+ per migliorare l’immagine internazionale di Israele, oscurando al contempo le questioni politiche relative al trattamento della popolazione palestinese.
L’accusa di pinkwashing è stata respinta da varie organizzazioni pro-Israele, come Keshet Italia e Wider Bridge, che hanno sottolineato come l’attivismo LGBTQ+ in Israele sia un impegno autentico e non strumentale. Keshet Italia ha dichiarato che “questa mossa rischia di ignorare le esperienze vissute dalla comunità queer in Israele, riducendo i loro risultati a mero pinkwashing”. Wider Bridge, dal canto suo, ha definito la decisione di ILGA “scandalosa e inaccettabile”, sostenendo che l’isolamento di Israele e della sua comunità LGBTQ+ sia un tradimento dei principi di uguaglianza e giustizia per cui ILGA stessa dovrebbe battersi.
La reazione della comunità LGBTQ+ ebraica
Le reazioni alla decisione di ILGA World non si sono fatte attendere. Alcuni membri della comunità ebraica LGBTQ+ hanno espresso delusione e rabbia per il trattamento riservato a Israele, un Paese che offre tutele legali e sociali alla comunità LGBTQ+ come nessun altro nella regione. Diversi ebrei LGBTQ+ si sono dichiarati estranei e indesiderati nelle loro stesse comunità LGBTQ+ internazionali, e alcuni hanno denunciato di essere stati esclusi da eventi del Pride in vari Paesi.
Nel giugno scorso, Keshet Italia aveva già manifestato un certo disagio riguardo al clima di tensione all’interno della comunità LGBTQ+, tanto che alcuni membri avevano evitato di partecipare al Pride per paura di discriminazioni e intimidazioni. In un recente comunicato, l’organizzazione ha criticato ILGA World per quello che ha definito un “doppio standard che contraddice il suo impegno per l’uguaglianza”, affermando che la sospensione di The Aguda è una punizione ingiustificata verso un’organizzazione che ha sostenuto la comunità LGBTQ+ sia tra i cittadini israeliani sia tra le minoranze arabe e i rifugiati palestinesi.
Israele come modello di diritti LGBTQ+ nel Medio Oriente
Nonostante le polemiche, Israele rimane uno dei Paesi più progressisti del Medio Oriente in materia di diritti LGBTQ+. Le persone LGBTQ+ godono di una protezione legale che, sebbene non completa, è comunque avanzata rispetto agli standard della regione. Le unioni civili tra persone dello stesso sesso sono riconosciute, e le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale sono vietate. Tel Aviv, in particolare, è nota per il suo Pride internazionale che attrae migliaia di visitatori ogni anno e celebra la diversità in un contesto generalmente inclusivo.
The Aguda, l’organizzazione LGBTQ+ israeliana sospesa da ILGA World, è attiva dal 1975 e ha un ruolo di primo piano nella tutela dei diritti della comunità LGBTQ+ in Israele. L’associazione collabora anche con cittadini arabi e rifugiati palestinesi, dimostrando un impegno per i diritti umani che va oltre le barriere nazionali ed etniche. In passato, The Aguda ha persino criticato il governo israeliano per alcune campagne mediatiche anti-LGBTQ+, mostrando una posizione indipendente e critica nei confronti delle politiche interne.
Voci internazionali a favore di Israele
Anche Jill Jacobs, rabbino e direttrice dell’organizzazione mondiale per i diritti umani Truah, ha espresso il proprio disaccordo con la decisione di ILGA World, affermando che tale provvedimento “non fa nulla per fermare la guerra o proteggere i diritti delle persone LGBTQ+, compresi i palestinesi. Punisce solo le persone che lottano per la sicurezza e l’uguaglianza”. Jacobs ha sottolineato come ILGA mantenga affiliazioni con Paesi che attuano violazioni sistematiche dei diritti umani, e ha evidenziato che l’esclusione di The Aguda rappresenta una discriminazione inaccettabile.