Ilaria Cucchi: “Il muro dell’omertà è stato abbattuto, bisogna crederci e andare avanti sempre”

Io non ci volevo entrare in quella stanza finale dove c’era mio fratello. Ma poi ho sentito le urla dei miei genitori e allora sono entrata e quando l’ho visto, il volto di Stefano era quello della sofferenza e del dolore. In quel momento ho promesso che non sarebbe finita lì. Non sapevo cosa mi aspettava ma quel volto, la sua espressione, raccontava tutto: per questo ho deciso di mostrarla. – Ilaria Cucchi

Sono queste le parole con cui ha esordito Ilaria Cucchi ieri a Bologna, di fronte ad una piazza gremita e silenziosa. Intervista durante l’evento “Repubblica delle Idee” ripercorre, insieme a Carlo Bonini, gli ultimi dieci anni del caso Cucchi. Ilaria, di fronte a quel corpo martoriato, lo ha promesso a se stessa: avrebbe fatto giustizia. Ci sono muri e barriere che hanno bisogno di coraggio per essere abbattuti, ma la famiglia Cucchi, con l’aiuto del legale Fabio Anselmo, sono riusciti a sconfiggere quel mostro chiamato omertà.

Sul monitor scorrono le immagini del film, Sulla mia pelle, diretto da Alessio Cremonini, che ha contribuito a sensibilizzare il paese sul caso Cucchi. In quel momento ha capito che ce l’avrebbe fatta, perché non era sola nell’impresa di abbattere quel muro. Ilaria Cucchi non ha mai avuto paura delle immagini, sin da quando ha deciso di scattare delle foto di nascosto per dimostrare le sue idee.

Uno Stato che colpevolizza la vittima è uno Stato che ha fallito. Quello di Stefano inizialmente fu un processo al morto, come lo definisce Ilaria Cucchi. Dicevano che era drogato, uno spacciatore, e questo lo rendeva responsabile della sua morte. È stata la cosa più difficile da far capire” spiega Ilaria. Stefano Cucchi è morto perché era tossicodipendente, perché era caduto per le scale, perché aveva un carattere particolare e un rapporto difficile con i suoi genitori. “La sentenza era stata scritta a tavolino da quei carabinieri che ora sono sul banco degli imputati” racconta Ilaria.




Tutte le date del Caso Cucchi

Si è trattato di un violentissimo pestaggio. Oggi non posso giustificare tutto questo lungo silenzio ma posso dire che lo comprendo, perché ho visto sfilare tanti colleghi di Tedesco e li ho visti tremare, balbettare e capisco il prezzo che si deve pagare per la verità. Riccardo Casamassima e Maria Rosati i primi ad abbattere il muro di silenzio e omertà. Il mio pensiero va a loro. E adesso il prossimo passaggio da fare è capire che non c’è stata una battaglia tra l’arma e la nostra famiglia.

Il processo ai 5 carabinieri imputati a vario titolo si sta chiudendo. Questo dovrebbe essere l’anno della sentenza finale. E’ stato chiesto il rinvio a giudizio di 8 militari dell’Arma: Alessandro Casarsa, Francesco Cavallo, Luciano Soligo, Massimiliano Colombo Labriola e Francesco Di Sano per falso ideologico. Lorenzo Sabatino e Tiziano Testarmata per omessa denuncia e favoreggiamento, e Luca De Cianni per falso ideologico e calunnia.

Hanno provato ad uccidere il geometra ‘Cucchi Stefano’ due volte: la prima volta con calci e pugni, la seconda, forse più dolorosa, con l’omertà. “Non bisogna smettere, bisogna andare avanti e crederci, crederci, crederci”.

Serena Fenni
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