In questi giorni di tumulto per il nostro Governo il presidente entrante Mario Draghi ha sciolto le riserve sulla squadra di ministri che lo accompagnerà in questo percorso. Il Ministero della Salute è stato affidato a Roberto Speranza, anche se inizialmente era circolato il nome di Ilaria Capua
Se avete una buona memoria questo nome non vi suonerà nuovo. Ilaria Capua è infatti un’eccellenza tutta italiana nel campo della virologia, dove ha ottenuto diversi riconoscimenti e premi.
La figura della Capua merita quindi di essere approfondita nonostante la scelta del presidente Draghi, soprattutto per i danni causatile da una particolare inchiesta, rivelatasi poi infondata.
La codificazione del genoma dell’aviaria
Il nome di Ilaria Capua arriva all’orecchio di tutti nell’ormai lontanissimo 2006, nel corso di quella che da molti esperti del settore è considerata una vera e propria rivoluzione.
In quegli anni infatti era molto diffuso il virus H5N1, noto ai più con il nome di influenza aviaria, poiché venivano colpiti soprattutto polli, anche se si ebbero diversi casi di morti anche tra gli umani.
Il laboratorio dove lavorava la Capua, l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, individuò per primo un ceppo africano, decodificandone il genoma. La scoperta fu opera proprio della squadra di Ilaria Capua, che contestualmente decise di cambiare il mondo.
Infatti, quando l’OMS la chiamò, chiedendo di depositare la sequenza in una determinata banca dati non accessibile ai più, la virologa rifiutò, e anzi, caricò i dati su una piattaforma che tutti potevano consultare.
Questo importante gesto, che la porterà alla ribalta sui giornali di tutto il paese, diede inizio alla stagione della ricerca Open Source. Dopo che Ilaria Capua ebbe aperto la porta rendere i propri risultati di pubblico dominio divenne la prassi. Fu fatto, per esempio, anche nel caso del virus dell’ ebola.
Diverse testate mondiali riporteranno il gesto, e la rivista Scientific American, una delle più importanti nel campo, la inserirà tra i 50 scienziati più influenti nel 2007.
I problemi giudiziari
La seconda volta che il nome di Ilaria Capua inizierà a viaggiare sulle bocche degli italiani, purtroppo, non sarà a causa dell’ennesimo premio, o di un qualche virus scoperto.
Il 3 aprile 2014, infatti, L’Espresso pubblica un articolo, a firma Lirio Abate, ora vicedirettore del suddetto settimanale. L’articolo racconta un’ indagine della procura di Roma che avrebbe scoperto un traffico internazionale di virus in cui sarebbero coinvolti anche Ilaria Capua e suo marito.
La notizia fa scalpore, la Capua, in quel periodo deputata, scopre attraverso il settimanale di essere indagata e sostiene la sua innocenza. In seguitò si dimetterà dal ruolo di deputata ed andrà a vivere in Florida.
Il processo assolverà però la virologa, che deciderà di iniziare una causa proprio nei confronti dell’Espresso. Il ministero incaricherà il Consiglio Superiore della Magistratura di approfondire la posizione di Giancarlo Capaldo, magistrato che si doveva occupare del caso.
L’Espresso risulterà assolto dal tribunale di Velletri, e l’inchiesta su Capaldo si protrarrà fino ai suoi 70 anni, soglia che segnerà la pensione del magistrato e l’estinzione del processo nei suoi confronti.
L’ipotesi Ministero della Salute
La figura di Ilaria Capua è poi tornata di moda nel corso della recente epidemia. Parlerà spesso del virus, anche in televisione, vista la sua incredibile preparazione nel campo. Farà parlare di sé anche la proposta di tamponare le persone al cinema.
Che si sarebbe virato su un tecnico per il posto al Ministero della Salute sembrava abbastanza chiaro da tempo, esattamente come il fatto che questo tecnico sarebbe stato un virologo.
Proprio per questo il nome più accreditato negli scorsi giorni era stato quello di Ilaria Capua. La sua indiscutibile preparazione faceva subito pensare a lei come la persona giusta per un momento tanto delicato.
La storia della virologa, aldilà della mancata nomina, deve ricordarci del dolore causato dalle ingiurie. Ancora oggi l’ex deputata riceve giornalmente insulti sui suoi profili social. L’appello è sempre lo stesso: bisogna fermare comportamenti di questo tipo.
Evitiamo di alzare l’ennesimo polverone mediatico, l’ennesimo linciaggio social, cerchiamo di non creare l’ennesima Silvia Romano.
Facciamo in modo di evitare la diffusione del virus più pericoloso del mondo: l’odio.
Thomas Marzioni