Il Virale Al Tempo del Virale
Negli ultimi anni il nostro stile di vita viene messo in discussione sistematicamente e in modi diversi: il terrorismo, la crisi economico-sociale, e, non ultimo, il cambiamento climatico, ma adesso sembra diverso. Il timore ora non risiede solo nel realizzarsi di una minaccia bensì in qualcosa di invisibile ed impercettibile che la precede, e per questo non controllabile, e cioè il contagio.
Per la prima volta nel nuovo e inarrestabile millennio abbiamo ri-trovato il significato di un aggettivo che ormai aveva acquisito un significato tanto diverso quanto apparentemente innocuo. Ora abbiamo sfortunatamente ritrovato il significato di “virale”.
Questa parola ci si è ri-presentata davanti con tutto il suo peso antico e originario ed è in piena risonanza con il significato che le abbiamo attribuito sino a ieri, quando non la temevamo.
Questi due significati, quello mediatico e quello patologico, sono ostensione: si riverberano e si amplificano a vicenda, si moltiplicano in modo incontrollato, e come in una gara senza un apparente arrivo, si rincorrono a vicenda ingigantendosi.
Virale è la minaccia alla nostra salute e virale– il più delle volte allarmistico e deleterio – è il modo in cui comunichiamo le nostre paure, le nostre preoccupazioni e, perché no, anche la nostra pochezza in molti casi.
Se la quarantena fisica tenta di dare un argine e a contenere il contagio, di contro, la piena, indiscriminata e totale accessibilità ai mezzi di comunicazione non ha freni, non c’è limite nell’ esprimere le nostre paure.
Non c’è nulla di male nell’ aver paura, ci mancherebbe, anzi… ma dovremmo cominciare a tenere in considerazione che c’è chi se ne alimenta e lo fa a piene mani a nostro discapito.
Nei social troviamo di tutto e di peggio; nel marasma di notizie che si rincorrono i dati reali si intrecciano con le nostre ansie e tale miscuglio va’ a sfalsare non solo la nostra percezione del virtuale, ma soprattutto quella della realtà.
Dal complottismo alla punizione divina, dall’esperimento in laboratorio andato a male allo sciacallaggio Salviniano noi veniamo di continuo “infettati” dalla paura prima ancora che dalla malattia. Pensiamo ingenuamente che il fattore mediatico resti lì e che ci “contagi” solo per il tempo che lo leggiamo ma in realtà insinua paure, dubbi, incertezze e, tutt’altro che sotterraneamente, mina il nostro equilibrio, la nostra capacità di affrontare in modo consapevole l’emergenza che ci coinvolge.
Così per la prima volta in modo evidente, il virale mediatico diventa forse più endemico e nefasto della minaccia reale, che già di per sé è abbastanza seria ma non del tutto drammatica.
Certo non manca una certa ironia in tutto questo: fino a poco tempo fa volevamo chiudere i porti e gli accessi al nostro paese mentre adesso accade l’esatto contrario … e ci offendiamo pure. Il contagio non proviene da stranieri, poveri e indesiderati bensì dalle zone più industriose e, spesso, isolazioniste, della nazione. I minacciati immaginari diventano d’improvviso untori in tutto il mondo. Il paradosso è sempre ironico anche nella difficoltà: un po’ come Salvini che, dopo essersi consacrato al cuore immacolato di Maria, si fa fotografare mentre strafoga bresaola e speck nel primo venerdì di Quaresima.
Quindi non solo la minaccia reale ha il suo peso, ma per la prima volta in modo così netto possiamo saggiare quanto l’assoluta immaturità sociale e comunicativa con cui affrontiamo mediaticamente la nostra difficoltà diventa tanto evidente quanto pericolosamente“virale”. Chissà forse potremmo approfittare dell’occasione per crescere e maturare, mettere in opera una sana profilassi comunicativa, maggiore responsabilità e forse, dico forse, questa nuova consapevolezza può riverberare in modo positivo sulla nostra percezione della realtà e vedere in modo forse più obiettivo il nostro stesso vivere reale. Hai visto mai che forse maggiore maturità mediatica possa aiutarci a guarire prima, innanzitutto dalle nostre paure.