Le api producono molte sostanze preziose: miele, propoli, pappa reale, polline e cera. Per difendersi, inoculano veleno con il loro pungiglione. Questa sostanza ha proprietà terapeutiche menzionate fin dalle civiltà egizie, babilonesi, greche e romane.
Il veleno contiene apamina, che ha proprietà antinfiammatorie, antipiretiche, analgesiche, cardiotoniche, anticoagulanti e regolatrici della pressione sanguigna. Viene usata anche per la cura della sclerosi multipla.
Altra importante componente è la mellitina, presente anche nel veleno di serpenti e scorpioni, rivelatasi capace di attaccare la membrana delle cellule cancerogene bloccandone la crescita.
Un potere confermato dalle statistiche secondo cui gli apicoltori hanno la più bassa incidenza di tumore tra le diverse attività lavorative.
Respirare l’aria dell’alveare pare costituire un elisir di lunga vita e molti centri di apiterapia la fanno giungere ai pazienti, a scopo curativo, con un aerosol.
Negli ultimi tempi si è però scoperto che il veleno delle api riduce le rughe in maniera più efficace del Botox e la richiesta della sostanza è aumentata vertiginosamente, portando i prezzi alle stelle: un grammo costa ben 200 euro! Ma un grammo si ottiene da almeno 10.000 punture.
Come si estrae il veleno dall’ape?
Solo quelle di sesso femminile, le operaie e la regina, lo secernono: quando però lo iniettano, il pungiglione rimane conficcato e l’ape muore poiché, nel tentativo di staccarsi, si strappa gli intestini.
Per procurarsi la preziosa sostanza, paesi come l’Australia, la Nuova Zelanda, la Cina, la Corea e la Bulgaria utilizzano una macchina che produce scariche elettriche: le api la scambiano per un nemico e reagiscono pungendola, così il veleno scorre su un vetro che lo fa scivolare sul fondo, dove viene raccolto.
Le api però, assieme al veleno, emettono un ferormone che indica alle compagne una situazione di pericolo, comportando la reazione inferocita di tutti gli alveari vicini.
Lo stress creato dalla scossa è notevole poiché, oltre a essere doloroso, viene ripetuto tutti i giorni per assecondare l’elevata richiesta del mercato.
Nicolò Lo Piccolo è un imprenditore siciliano di trentun anni che, dopo una laurea in ingegneria per l’ambiente e il territorio, gestisce dal 2006 l’azienda di famiglia in provincia di Catania. E’ presidente dell’Associazione giovani imprenditori agricoli della Sicilia e fa parte del Consiglio europeo dei giovani agricoltori.
Ha trasformato l’azienda familiare Bio Gold, diversificando le varietà coltivate ed eliminando la monocultura, in modo da produrre e raccogliere nell’intero arco dell’anno. Ad esempio coltiva in maniera biologica ben sette qualità diverse di pesche.
Quando Nicolò aveva quindici anni, frequentò per caso un corso di apicoltura che fece nascere in lui la passione per questi insetti.
La maggioranza delle specie vegetali dipende dall’impollinazione e quindi la presenza delle arnie nella Bio Gold è giustificata anche da questa ragione.
Lo Piccolo, che vende il 90% dei prodotti online, è attento alle richieste del mercato e, incuriosito dalle creme a base di veleno d’api, le studia, convincendosi della loro validità. Decide di acquistare una delle macchine in commercio per l’estrazione del veleno, notando quasi subito che non era efficiente ma stressava le api, facendone morire parecchie.
L’imprenditore utilizza pertanto le conoscenze universitarie per modificare lo strumento e renderlo non invasivo, elaborando un’apposita scheda madre, modulando un programma e inserendo dei sensori per misurare la corrente in modo che frequenza, intensità e durata dell’impulso elettrico non creassero danni.
Il sistema messo a punto dal siciliano si spegne automaticamente quando le api iniziano a colpire con il pungiglione: il ferormone che emettono è sufficiente ad attivare le compagne che continuano a pungere anche senza essere colpite dalla corrente, in modo da non subire ulteriori danni.
Inoltre l’operazione di estrazione avviene solo una volta la settimana e non tutti i giorni, come accade nelle altre aziende.
Nella Bio Gold ci sono almeno quattrocento arnie con api rigorosamente italiane: infatti quelle straniere hanno una resa diversa che gli apicoltori non apprezzano, diminuendo la qualità dei prodotti.
Per evitare di contaminare la genealogia dello sciame, Nicolò utilizza una macchina per l’inseminazione artificiale delle api regine, in modo da garantirne l’origine. Anche il mercato di vendita delle api regine è remunerativo, avendo un valore di 200 euro ciascuna.
Il veleno delle api contiene proprietà preziose che potrebbero essere utilizzate per combattere malattie terribili come tumore e sclerosi multipla: è disarmante constatare che l’interesse per questa sostanza è aumentato nel momento in cui si sono scoperte le sue potenzialità nel campo della cosmesi, concentrandosi principalmente nella creazione di creme antirughe.
Paola Iotti