Non tutti i veleni d’api sono uguali e quando le api sono arrabbiate producono un veleno di alta qualità e più ricco di proteine. Questo è quanto emerge da un nuovo studio condotto da un team di ricercatori dell’Australian Curtin University. Lo studio ha esaminato la composizione del veleno delle api e l’effetto dei vari fattori comportamentali ed ecologici da cui dipende questa composizione.
Al di là del cruciale servizio di impollinazione, offerto agli ecosistemi e alle colture agricole, le api hanno fornito, per migliaia di anni, prodotti benefici per l’uomo. Come miele, cera d’api, polline, veleno, pappa reale e propoli. Ma il prodotto più apprezzato, dato il suo ampio potenziale terapeutico e la composizione di proteine e peptidi attivi, è il veleno d’api. Con prezzi che variano da $ 30,00 fino a $ 300,00 a grammo. A seconda della purezza, della composizione e/o della preparazione del prodotto. Ciò nonostante resta marginalmente prodotto in apicoltura
Oggi, il veleno d’api è un prodotto sempre più richiesto nel campo della ricerca clinica e terapeutica. In quanto possiede interessanti proprietà che si posizionano nel trattamento di alcune malattie. Prodotto dalle api da miele (apitossina), il veleno d’api, è una miscela assortita e sinergica di proteine. Biochimicamente e farmacologicamente attive.
Le proprietà curative del veleno d’api sono note da tempo; l’utilizzo, a scopo terapeutico, risale infatti a più di 5000 anni fa. Nell’ultimo decennio apitossina, da Apis mellifera (Apideae) è stato ampiamente studiato e sempre più ricercato per le sue caratteristiche terapeutiche e farmaceutiche. Nel trattamento alternativo e nella prevenzione di diverse malattie degenerative e infettive. Soprattutto per malattie associate al sistema nervoso centrale, come il Parkinson, l’Alzheimer e l’osteoartrite.
Secondo un recente studio, condotto dai ricercatori della Curtin University , le api aggressiva producono un veleno molto più ricco e proteico. Più proteine si trovano nel veleno, maggiore è la qualità potenziale e l’effetto. Lo studio ha esaminato la composizione del veleno d’api e l’effetto dei vari fattori comportamentali ed ecologici da cui dipende questa composizione.
Questo studio è il primo ad analizzare la diversità proteica in campioni di veleno recuperati da api occidentali (Apis mellifera ligustica). Una sottospecie dell’ape occidentale (Apis mellifera), nell’Australia sud-occidentale.
Sorprendentemente, spiegano gli autori, le api che reagiscono con più intensità agli stimoli dei ricercatori – in sostanza, api più aggressive – hanno prodotto un veleno più proteico. Sono state rilevate 99 proteine del veleno, di cui circa un terzo era stato precedentemente determinato.
Per comprendere la diversità proteica del veleno d’api e scoprire quali fattori hanno avuto un impatto su questo, il team di ricerca ha esaminato una serie di fattori. Inclusi i modelli comportamentali delle api.
Il team ha lavorato con campioni di 25 alveari sparsi su un intervallo di 200 km latitudine nel sud-ovest dell’Australia. Il campionamento è stato condotto durante la stagione della fioritura di una grande specie arborea chiamata marri (21 gennaio – 6 marzo 2020).
Il veleno è stato analizzato utilizzando uno spettrometro di massa. Che ha permesso ai ricercatori di misurare con precisione i livelli delle singole proteine. Hanno quindi osservato come i livelli di queste proteine variassero in base a fattori ambientali e comportamentali.
Per quanto riguarda i fattori comportamentali, i livelli di diversità proteica osservati nel veleno erano associati a quanto fossero attive o docili le singole api. Le api che hanno reagito più intensamente agli stimoli durante le prove hanno secreto “un veleno d’api più ricco e più denso di proteine”.
Come spiega la dott.ssa Daniela Scaccabarozzi, ricercatrice presso ChemCentre e la School of Molecular and Life Sciences della Curtin University:
La quantità complessiva di veleno rilasciata dalle api si basa sulla secrezione di feromoni di allarme che induce altre api a reagire in modo aggressivo pungendo. Questo può essere il risultato di cambiamenti nella genetica che possono provocare aggressività nelle api.
Tra le variabili che influenzano la composizione proteica del veleno d’api vi è anche la temperatura
Oltre ai fattori genetici, anche la temperatura sembra avere un effetto sulla composizione proteica del veleno d’api. Secondo gli autori, le alte temperature sono particolarmente dannose per l’attività delle api. Sia all’interno che all’esterno dell’alveare. Dei 25 alveari che hanno testato, il team ha scoperto che quelli nei siti con temperature complessive più elevate mostravano le quantità più basse di produzione di veleno.
Ciò ha soddisfatto l’aspettativa che i fattori stagionali causino un cambiamento nel profilo proteico del veleno d’api. L’intervallo ottimale per un’elevata diversità proteica varia da 33 a 36 gradi Celsius. I risultati hanno anche rivelato che la posizione geografica ha avuto un impatto sulla composizione del veleno d’api.
Per gli autori, questo tipo di ricerca può aiutare gli apicoltori a raccogliere una qualità standardizzata di veleno per soddisfare la crescente domanda in campo clinico e terapeutico. Nonché a progettare strategie redditizie per la raccolta del veleno d’api che consentano loro di assicurarsi la propria posizione. nel mercato globale.
I risultati dello studio condotto sono stati pubblicati sulla rivista Plos One: “Factors driving the compositional diversity of Apis mellifera bee venom from a Corymbia calophylla (marri) ecosystem, Southwestern Australia.