Il Van Gogh degli Elefanti si trova nel Sudest asiatico

L’Asia è un continente particolare e dove accade di tutto. Tanto che in alcune comunità è possibile ammirare gli elefanti dipingere. No, non sto parlando di scimmie o altri animali che comunemente sono in grado di compiere un’azione del genere, ma di grandi e grossi pachidermi. Infatti si è scoperto che la loro intelligenza è paragonabile ai primati e che attraverso l’agile proboscide sono in grado di maneggiare un pennello e di dipingere sulla carta. La cosa più strabiliante non è tanto l’atto in sé, ma ciò che dipingono.

In uno dei video postati dalle associazioni no-profit come l’ Asian Elephant Art & Conservation Project è possibile vedere che gli elefanti sono in grado di produrre non solo scarabocchi colorati ma anche autoritratti.

Purtroppo, però, questa loro capacità viene sfruttata da alcune comunità che li adoperano per intrattenere i turisti e per un guadagno personale. In questo caso gli animali subiscono dei veri e propri maltrattamenti.  Molti video dei visitatori testimoniano le percosse sugli elefanti, spesso utilizzate per fare in modo che questi ultimi dipingano sempre lo stesso soggetto. Le organizzazioni no profit condannano le violente azioni degli uomini sui pachidermi, ritenendo che tali pratiche provocano gravi conseguenze nell’apprendimento, pregiudicano la loro qualità di vita e minano l’intelligenza.

In ogni caso non tutti gli elefanti-pittori dipingono per il divertimento dei turisti o per un resoconto personale. Nell’ associazione Asian Elephant Art & Conservation Project, fondata da due artisti nel 1998, l’arte prodotta dagli elefanti viene usata per scopi benefici sia nei confronti dell’uomo – i proventi vengono destinati per curare determinate malattie – sia verso gli stessi pachidermi, soprattutto per quelli che si trovano in natura. Fin dalla sua nascita, l’obiettivo dell’associazione è quello di salvaguardare gli elefanti dall’estinsione, a cui da molto tempo sono soggetti. L’idea di insegnargli a dipingere viene presa dai due fondatori, Komar e Malamid, dagli zoo statunitensi e sviluppata nel corso degli anni nel Sudest asiatico.

In base alla descrizione del progetto sul sito dell’associazione – dove è possibile acquistare anche le opere degli elefanti -, il processo di addestramento per gli animali è stimolante e si basa su un rafforzamento positivo, che mediante l’istruzione di pachidermi addestratori permette di preparare in modo sicuro e attento elefanti domestici. Il tutto secondo lo storico principio latino do ut des e nel lasciare libertà in ciò che dipingono.

Grazie a queste forme di insegnamento i risultati sono straordinari: è possibile notare i diversi stili dei pachidermi e i lavori che realizzano. In seguito i dipinti vengono messi in vendita e i ricavi sono lasciati alle comunità locali per incrementare il loro turismo, ma anche per reintrodurre gli elefanti nella vita selvaggia e per combattere il bracconaggio diffuso nel sudest asiatico. Un’ annosa questione difficile da estirpare.

 

Laura D’Arpa

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