Suzy Eshkuntana, bambina di soli sei anni, è solo una dei quasi 500.000 minori che necessitano di sostegno per il trauma psicologico dovuto alla guerra.
L’origine del trauma psicologico di Suzy è simile a quello di molti altri a Gaza.
“Improvvisamente, uno strano razzo, come fuoco e fiamme, ha distrutto due pareti.”
I genitori corrono a controllare i loro figli quando si verifica una seconda esplosione che fa crollare il soffitto. Decine di soccorritori si riuniscono presso i resti della casa durante le operazioni di ricerca e salvataggio.
Dopo diverse ore di lavoro, una bambina in lacrime, coperta di polvere e troppo debole per alzare la testa, viene portata via in ambulanza.
Suzy Eshkuntana, bambina di soli sei anni, si sveglia da sola nel più grande ospedale di Gaza. La sua casa non esiste più, distrutta da un attacco israeliano che ha ucciso sua madre e i suoi quattro fratelli.
Suzy, intrappolata per sette ore sotto le macerie, viene infine riunita al padre, anche lui in cura presso l’ospedale Shifa.
“Perdonami, figlia mia. Mi hai gridato di venire da te, ma non potevo venire”, le ha detto Riyad Eshkuntana dopo che i medici li hanno sistemati in letti adiacenti.
Il padre credeva che la sua famiglia fosse al sicuro perché c’erano dei medici che vivevano nello stesso edificio e aveva messo i bambini in quella che consideravano una stanza sicura.
La casa di Eshkuntana era nella stessa zona di un attacco israeliano lanciato il 16 maggio su un sistema di tunnel di Hamas. La distruzione del complesso ha causato il crollo delle case sovrastanti e ha portato –secondo le parole dei militari- a vittime civili involontarie.
“La ragione per cui abbiamo queste vittime è che Hamas ci sta attaccando criminalmente dai quartieri civili”, ha detto il primo ministro israeliano Netanyahu alla CBS.
IL TRAUMA PSICOLOGICO
Tre settimane da quando Suzy Eshkuntana è stata estratta dalle macerie della sua casa, la bambina di sei anni ha parlato a malapena, tranne che per chiedere della madre e dei quattro fratelli uccisi quel giorno.
La sua vita è sconvolta, Suzy e suo padre vivono ora con suo zio, che ha detto che mangia a malapena, non dorme bene e non riesce a trovare la voglia di giocare.
“Chiede molto di sua madre, e noi le diciamo che la mamma è in cielo”, ha detto lo zio di Suzy, Ramzi, che ha detto che prima era piena di energia.
“Non gioca e urla quando qualcuno le si avvicina”.
Almeno 66 bambini sono tra gli oltre 250 palestinesi uccisi dagli attacchi aerei israeliani su Gaza. Due bambini sono tra i 13 uccisi in Israele dal fuoco dei razzi dei militanti di Gaza, che ha mandato migliaia di famiglie israeliane a correre nei rifugi antiatomici dove hanno cullato i loro bambini per ore e ore.
Gli psicologi hanno fatto visite regolari a Suzy per aiutarla a elaborare il suo trauma. In una sessione di terapia artistica, si è seduta in silenzio mentre lei e i suoi cugini dipingevano i loro nomi sulla carta.
Accanto al suo nome, Suzy ha dipinto due grandi cuori, in rosso.
“È stata presa dal grembo della sua famiglia, dal grembo di sua madre … è sopravvissuta alla morte con un miracolo”, ha detto lo psicologo Samar Awad, che supervisiona il caso di Suzy.
QUANDO SARÀ LA PROSSIMA GUERRA?
Circa la metà dei due milioni di abitanti di Gaza ha meno di 18 anni. Molti portano il trauma di tre guerre precedenti e diversi altri conflitti violenti combattuti tra Israele e gruppi militanti di Gaza dal 2008, hanno detto gli psicologi.
Secondo Lucia Elmi, rappresentante speciale dell’UNICEF nei territori palestinesi, anche prima dei combattimenti di maggio, un bambino su tre aveva bisogno di sostegno psicosociale.
“Oggi, le valutazioni sono in corso e questa cifra potrebbe raggiungere i 500.000 bambini, quindi è in aumento”, ha detto ai giornalisti. Ciò significherebbe che la metà di tutti minori presenti a Gaza (un quarto dell’intera popolazione) ha bisogno di supporto psicologico.
Depressione e insicurezza sono i problemi psicologici più comuni tra i bambini di Gaza, ha detto Sami Owaida, uno psichiatra di Gaza specializzato in adolescenti.
“Questo significa che non hai autostima. Ti senti come se non avessi niente. Ti senti impotente, senza speranza, senza valore”, ha detto.
Owaida ha detto che come risultato del trauma, molti bambini di Gaza bagnano i loro letti, balbettano, hanno incubi e si rifiutano di mangiare; il senso di disperazione può essere schiacciante.
“La domanda che molti bambini pongono ora è: quando ci sarà la prossima guerra? cosa faremo? dove andremo?”
Francesco Maria Trinchese