Il Torino Football Club tra le ali di Joe Hart

Ho sempre avuto un’estrema passione per il mondo britannico, in special modo per l’Inghilterra, terra natia di Joe Hart. Ho sempre ammirato il loro stile di vestiti e la loro aggregazione giovanile, i pub sempre pieni ed a qualsiasi ora, la musica britpop ed il punk ed il rock, il modo in cui vivono lo stadio e la loro concezione d’appartenenza al club tifato, un po’ meno la Regina e la loro monarchia, ma un amore folle per Sid Vicious e per chi ha cercato di portare l’Anarchia nel Regno Unito.

Ho una gran empatia, invece, con il Torino Football Club, una tra le squadre più romantiche che esistano, almeno in Italia. Forse perché mio nonno è un gran tifoso dei granata, forse perché sono nato il 4 maggio (lo stesso giorno della strage di Superga, anche se sono venuto al mondo moltissimi anni dopo), forse perché la squadra a cui appartengo, il Frosinone Calcio, ha debuttato in serie A, per la prima volta, proprio contro il Torino.

O forse, semplicemente perché il Toro trasmette dei valori di vita che, ognuno di noi, dovrebbe seguire. Il “cuore del Torino non finisce mai”. La squadra granata, quella prima della maledetta strage di Superga, era imbattibile, invincibile. Solo il destino, beffardo, è riuscito a fermare quella squadra lì.
Dalle ceneri di quella tragedia, il Torino ne è uscito decadente e malinconico, avvilito da una mestizia così forte da non riuscire mai più a tornare a quei livelli. Ma che spettacolo quando gioca il Toro.
hartorino
Il Torino però, non è la classica “squadra simpatia”, sarebbe troppo riduttivo definirla così. Il Torino Football Club, è come un’artista dannato, inquieto, capace di partite straordinarie e di clamorose sconfitte. Squadra borderline, genio e pazzia…Toro dannato da Superga, il Torino si è perso e non si è ritrovato più.

Genio e sregolatezza, croce e delizia, tutti stati d’animo che, forse, nessuno può capire meglio di Joe Hart. Nato il 19 aprile 1987, portiere da un metro e 96 cm per 91 kg, vanta il record di presenze nelle competizione europee con l’altra squadra di Manchester, il City, quella tifata dalla working class mancuniana, nonché titolare della nazionale di calcio della terra d’Albione.

Portiere strano, uno di quelli dalle parate assurde, che per crederci devi stropicciarti gli occhi per esser sicuro che non stai sognando, ma anche capace di papere clamorose e disastrose. Uno che, quando sta facendo il grande passo tra i portieri più forti del mondo, crolla e ritorna nella mediocrità. Come se vedesse il proprio riflesso e si spaventasse. Un altro borderline, un altro che si perde dentro se stesso.

Ed adesso Joe, proprio lui, quello che riesce ad esser un eroe e l’attimo dopo una condanna, è chiamato a difendere la porta del Torino. La squadra dannata per eccellenza che si è persa nella tragedia e nella leggenda di Superga e del Grande Torino.

Ed allora, coraggio Joe, apri le tue infinite ali, e proteggi  il Torino dai suoi demoni del passato.

Matteo Ferazzoli

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