Il terrorismo in Burkina Faso è il più letale al mondo

Terrorismo in Burkina Faso secondo il GTI

L’ultimo rapporto del Global Terrorism Index (GTI), riferito all’anno 2022, rivela che la regione del Sahel, nell’africa sub-sahariana, è il principale epicentro globale del terrorismo. Dopo l’Afghanistan, il Burkina Faso è il Paese più colpito al mondo: nel 2022 ha registrato il più alto numero di morti riconducibili ad attacchi terroristici.

Il terrorismo in Burkina Faso è il più letale, anche se l’Afghanistan rimane il Paese più colpito per il quarto anno consecutivo, nonostante gli attacchi siano diminuiti del 75% e i morti del 58%.

Il GTI (Global Terrorism Index) è un rapporto annuale che fornisce una sintesi completa delle principali tendenze e dei modelli globali del terrorismo. Viene redatto utilizzando principalmente i dati forniti da TerrorismTracker, che dal 2007 registra gli attacchi terroristici in tutto il globo. Rispetto al 2021, nel 2022 i decessi dovuti al terrorismo sono diminuiti del 9%, raggiungendo quota 6.701. Una riduzione del 38% rispetto al picco del 2015.

I gruppi terroristici più letali del 2022 sono stati:

La regione del Sahel, nell’Africa sub-sahariana, è ora l’epicentro del terrorismo, con un aumento del 2.000% negli ultimi 15 anni. Qui i decessi dovuti dal terrorismo costituiscono il 43% del totale globale nel 2022, rispetto ad appena l’1% nel 2007. Particolarmente preoccupanti sono due Paesi, il Burkina Faso e il Mali, che rappresentano insieme il 73% di tutti i morti per terrorismo nel Sahel. La situazione politica estremamente instabile è il principale fattore che porta ad aumentare gli attacchi terroristici. Le cause dell’instabilità sono molteplici:

La situazione nel Sahel

La regione del Sahel sta affrontando un complicato periodo caratterizzato da instabilità politica, tensioni geopolitiche e dall’ormai consolidato uso di dure misure antiterrorismo per scoraggiare e distruggere la crescente minaccia dei gruppi terroristici. Le difficoltà che quel territorio affronta, intrappolandolo in un ciclo di violenza e vulnerabilità, sono una moltitudine: sociali, economiche, politiche e di sicurezza.

L’incapacità dei Governi saheliani di garantire la sicurezza permette ai gruppi terroristici di continuare a controllare il territorio ed è il principale elemento che li incoraggia a mandare avanti e ampliare le loro attività. Questi continuano ad adattare le loro tattiche, cercando di sfruttare i vuoti politici. I due Paesi in cui le sfide sopraesposte sono più evidenti sono il Mali e il Burkina Faso, che sono infatti le aree del Sahel in cui il terrorismo è più sviluppato.

Terrorismo in Burkina Faso

L’instabilità politica e l’elevato stato di tensione del Burkina Faso sono culminati in un colpo di Stato nel settembre 2022, il secondo in un anno. L’aumento del conflitto interno ha distolto l’attenzione delle forze di sicurezza verso la lotta all’insurrezione islamista e ha indebolito gli sforzi per mantenere l’ordine pubblico.

Il Burkina Faso è il secondo Paese al mondo più colpito dal terrorismo. I dati sono drammatici: gli attacchi terroristici sono passati dai 224 del 2021 ai 310 del 2022, il più alto numero di attacchi mai registrato nel Paese. I decessi sono aumentati del 50% arrivando a quota 1.135: nessun Paese al mondo ha registrato tanti morti per terrorismo. I civili sono stati il gruppo più bersagliato per il quarto anno consecutivo rappresentando 642 morti, oltre la metà di tutti i decessi.

Il JNIM è il gruppo terroristico più importante e diffuso in questo Paese, la cui tattica preferita resta l’assalto armato. Sebbene il Burkina Faso continui ad operare con altri Paesi del Sahel nel contrastare il terrorismo, non è ancora riuscito a contenere la minaccia, che invece dilaga.

Combattere il terrorismo

La cooperazione internazionale è la chiave di volta della lotta al terrorismo. C’è bisogno di un approccio integrato, in cui ogni componente gioca un ruolo essenziale.

Affrontare le molteplici crisi nella regione del Sahel richiede un approccio sistemico, in cui vengono identificati e successivamente affrontati gli elementi chiavi da combattere. Un modo per affrontare l’insicurezza è lo sviluppo di una pace positiva, ossia una pace che presuppone un accordo tra le parti, in virtù del quale si registra la cessazione delle ostilità tra i soggetti coinvolti e la regolamentazione dei loro rapporti futuri. La pace positiva deve consentire ai leader locali di ricoprire cariche politiche e deve dare la possibilità di lavorare alle persone, attraverso istituzioni consolidate, in risposta ai bisogni della popolazione.

Alessandro Rossi

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