Il problema del terrorismo di matrice integralista in Europa è più che mai un tema attuale, come testimoniano i tragici attentati di Parigi e Vienna, ma c’è una forma di terrorismo che si distingue dalla altre, non tanto e non solo per l’efferatezza dei crimini compiuti, ma soprattutto perché in questo caso il mandante è uno stato: stiamo parlando del terrorismo di Stato del regime iraniano.
L’ultima relazione annuale del Federal Intelligence Service, il servizio di intelligence federale della Germania, datata luglio 2020, riporta:
“Un diplomatico in servizio all’ambasciata iraniana a Vienna, il terzo segretario Assadollah Assadi, è stato arrestato, il 1° luglio 2018, in Germania in seguito ad un mandato d’arresto europeo spiccato dalle autorità giudiziarie belghe. Assadi, in pieno servizio presso il Ministero delle Informazioni, è accusato di essere stato il coordinatore di un tentativo di attacco con esplosivi al raduno annuale dei Mojahedin del Popolo a Parigi che ha avuto luogo il 30 giugno 2018”.
Il Federal Intelligence Service tedesco aveva affermato, nelle sue relazioni precedenti, che un importante centro di attività d’intelligence del regime “incentrato sui Mojahedin del Popolo e sul Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana” era “l’ambasciata iraniana a Berlino”.
Al raduno annuale della Resistenza preso di mira dal regime iraniano, erano presenti la signora Maryam Rajavi, presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (l’obiettivo primario dell’attentato), decine di migliaia di iraniani, centinaia di personalità politiche provenienti da tutto il mondo (Stati Uniti, Europa ed Italia inclusi) e migliaia di iraniani con doppia cittadinanza: il numero totale dei partecipanti superava le 100.000 persone.
L’attentato terroristico, sventato qualche ora prima dell’inizio dell’evento, avrebbe potuto causare centinaia di vittime, non solo tra gli iraniani, ma anche tra i cittadini e le personalità italiani, europei ed americani presenti alla conferenza.
In seguito a quanto accaduto, il 2 ottobre 2018, la Francia ha espulso un diplomatico iraniano, e tre ministri francesi hanno condannato l’azione terroristica del regime in Europa.
L’attacco di Parigi era stato infatti ideato ed organizzato dalle più alte cariche del regime clericale al potere in Iran.
Inutile precisare che simili attacchi costituiscono una violazione del diritto internazionale; occorre invece gettare luce sul fatto che quello di Villepinte non è stato un caso isolato: sono infatti ben sei i diplomatici iraniani espulsi negli ultimi due anni da Paesi Bassi ed Albania.
Il 19 aprile 2018 il primo ministro albanese Edi Rama ha svelato un importante complotto terroristico del regime iraniano in Albania, complotto che, se messo in atto, avrebbe dato luogo ad un attentato in occasione della festa del Capodanno iraniano; il tentato attentato è costato al regime l’espulsione dell’ambasciatore iraniano e del capo dell’intelligence iraniana di stanza a Tirana. Per quanto concerne invece il tentato attentato al raduno annuale della Resistenza del 30 giugno 2018, attualmente quattro iraniani, di cui un diplomatico (il terzo segretario dell’ambasciata di Vienna Assadollah Assadi), sono in carcere in Belgio, ed il 27 novembre si aprirà un processo a loro carico. Il sistema giudiziario belga giudicherà queste persone in base alle accuse nei loro confronti.
Le azioni terroristiche del regime iraniano non sono che l’altra faccia dell’intensificazione dell’oppressione all’interno del paese, testimoniata, fra le altre cose, dall’impiccagione del campione di lotta iraniano Navid Afkari, che ha scioccato l’opinione pubblica mondiale; il regime iraniano perseguita i suoi dissidenti anche in Europa, ed intende eliminarli fisicamente.
Un mancata condanna delle azioni terroristiche del regime iraniano sul suolo europeo da parte dell’UE e dei suoi stati membri costituirebbe un lasciapassare per ulteriori e più feroci attentati.
Al di là del corso giudiziario, è quindi giunta l’ora di affrontare il terrorismo di Stato del regime iraniano, ed è pertanto necessario che l’UE e gli stati membri:
1. condizionino le relazioni con l’Iran alla garanzia che sarà posta fine alle sue azioni terroristiche in Europa;
2. vista la copertura diplomatica del regime per obiettivi terroristici, prendano i provvedimenti necessari, come ammonimenti, espulsioni di ambasciatori ed altri diplomatici e perfino chiusura delle ambasciate nei Paesi europei;
3. in attuazione della Dichiarazione del Consiglio dell’Unione Europea del 29 aprile 1997, espellano gli agenti iraniani dell’intelligence con copertura diplomatica, giornalistica, economica, ecc. e chiudano i centri con copertura religiosa o culturale in servizio al terrorismo ed impegnati nella diffusione dell’ideologia integralista;
4. riconoscano nelle più alte cariche del regime, a partire da Khamenei e Rouhani fino al ministro degli affari esteri Zarif, che controlla in prima persona le ambasciate iraniane all’estero, gli ideatori ed i mandanti del tentato attentato.
Samirà Ardalani