Il tentativo incostituzionale di tassare i libri

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Un Paese che tassa i libri impedisce alla conoscenza di circolare: la proposta di riforma fiscale del governo presentata al Parlamento da Paulo Guedes, Ministro dell’Economia del Governo Bolsonaro, tra le varie voci, intende tassare i libri. Se attuata potrebbe limitare ulteriormente l’accesso alla cultura.

L’esenzione dalle tasse su beni e servizi è pratica comune in tutti i Paesi. Soprattutto quando si tratta di prodotti alimentari di base o di un bene culturale, come un libro. Alle radici del Brasile non sarebbe diverso e l’attuale sistema tributario risulta tra i più complessi al mondo. Tant’è vero che molti economisti affermano sia uno dei motivi della forte disuguaglianza sociale, esistente nel Paese.

Il Ministro dell’Economia, Paulo Guedes ha presentato una proposta di riforma fiscale (PL nº 3.887 / 2020) che, almeno per ora, riguarda solamente l’introduzione di un’imposta. La CBS (Contribuzione su Beni e Servizi). La cui finalità è quella di sostituire cinque imposte federali vigenti, riconducibili alla nomenclatura PIS-COFINS. La cui aliquota sarebbe del 12%. Ad eccezione delle istituzioni finanziarie, per le quali il tasso è del 5,8%.

L’imposta toccherebbe un’ampia gamma di beni e servizi a cui fino ad ora era stata risparmiata ogni tassazione. Compresi i libri. Per la quale l’esenzione da PIS e COFINS ha assunto il carattere di favorire lo sviluppo culturale e la diffusione delle informazioni. Misura essenziale in un Paese in cui il 30% della popolazione non ha mai acquistato un libro. Secondo la ricerca “Portraits of Reading”.  (2016).

La proposta, se attuata, potrebbe limitare l’accesso alla cultura. Una mossa che sembra suggerire una sorta di strategia “pombalina” all’inverso. Invece di cogliere l’opportunità della riforma e creare strumenti fiscali volti ad espandere l’accesso alla cultura e all’istruzione, il Governo intende tassare i propri veicoli. Rendendo ancora più difficile la diffusione della conoscenze e la libertà di pensiero nel Paese.

Peggio della proposta stessa è la giustificazione del Ministro: ‘I libri sono articoli per l’élite’ e il governo li darà gratuitamente ai poveri. In altre parole l’élite brasiliana supporterebbe il carico fiscale, poiché i libri sarebbero prodotti di lusso consumati quasi esclusivamente da essa. Un pensiero arretrato e allineato con le pratiche dei regimi più dannosi dell’umanità. Occorre imparare dalla storia.

L’accesso alla lettura non dovrebbe mai essere un privilegio, ma una prerogativa di tutta la popolazione. I cittadini a basso reddito hanno il diritto di scegliere ciò che vogliono leggere. Non possono essere soggetti a donazioni di libri da parte del governo. In quanto, tale paternalismo implica la messa a disposizione del contenuto secondo l’orientamento politico-ideologico del Governo di turno.




Il testo della Costituzione vieta letteralmente di tassare i libri, i giornali, e la carta destinata alla stampa, che in gergo si chiama “immunità”. Ciò significa che una tassa statale come l’ICMS – che viene applicata sugli acquisti e sulle vendite in generale – non può essere addebitata quando ciò che viene venduto è un libro.

Effetti sul settore

Che i poveri non abbiano accesso alle informazioni e alla letteratura, cosa c’entra il Ministero dell’Economia? La storia dell’editoria  in Brasile è la storia della difficoltà di trovarsi in un Paese segnato da profonde disuguaglianze economiche. Che diventano disuguaglianze nell’accesso alle idee e ai beni culturali.

In Brasile, il settore editoriale ha beneficiato dell’esenzione fiscale dalla Costituzione del 1946. Ratificata nella Magna Carta del 1988. Con la  legge 10.865 (2004) anche il mercato editoriale è stato esonerato da CONFIS e PIS / PASEP. Uno dei tributi più costosi presenti in quasi tutti i segmenti della filiera brasiliana. In quanto incidono sui ricavi delle aziende.

Nella proposta di riforma fiscale questa esenzione cesserebbe di esistere e il settore contribuirebbe con il 12% del valore aggiunto. Ad ogni fase della filiera. Il costo delle opere per il consumatore finale aumenterebbe di circa il 20%. Di conseguenza l’accesso sarebbe ancora più costoso per gran parte della popolazione a basso reddito.

L’impatto sarebbe molto più profondo che in altri settori. L’incidenza di una tassa al 12% potrebbe avere conseguenze dannose,  per un settore che già affronta una grave crisi finanziaria. Causata, tra l’altro, da una forte riduzione della domanda.

L’allarme degli analisti è che se la proposta verrà approvata, in questi termini, si verificherà un vero e proprio crollo del mercato. Un mercato che tra il 2006 e il 2018 ha visto un calo 20% delle entrate. Oltre alla dichiarata bancarotta di diverse librerie. Ma per capire meglio gli effetti della CBS, bisogna capire come funziona la tassa.

Cos’è il contributo su beni e servizi (CBS)?

Come suggerisce il nome, la CBS è un contributo e non una tassa. La differenza è che il gettito ottenuto dall’imposta non ha bisogno di avere una destinazione definita. Non è legato ad alcuna spesa. Ha però una certa destinazione, come nel caso di Pis e Cofins, che sono destinati alla previdenza sociale.

In linea con l’imposta sul valore aggiunto (IVA), CBS avrebbe due caratteristiche principali. L’unificazione di due tasse federali. Il Programma di integrazione sociale e la Formazione del patrimonio dei dipendenti pubblici ( PIS / Pasep). E il contributo al finanziamento della previdenza sociale (Cofins). E imposterebbe separatamente in ogni fase della catena di produzione, impedendo all’azienda di sostenere il costo fiscale della fase precedente.

Secondo il segretario speciale dell’Agenzia delle entrate federale,  questa proposta elimina cinque diverse tasse. PIS / Pasep sui libri paga, sulle importazioni, sulle entrate. Cofins sulle importazioni e sulle entrate. Inoltre, verranno estinti più di cento regimi fiscali per diversi settori dell’economia.

Una delle principali critiche alla CBS si scontra proprio con questo punto: quando si unifica il tasso, le sfumature di ogni settore vengono ignorate. Le dinamiche di mercato sono diverse. Cercare di impacchettare tutti nella stessa scatola può danneggiare alcuni settori in modo più grave e innescare il crollo delle aziende.

Nel caso del mercato del libro, l’immunità fiscale fornisce il supporto necessario al funzionamento della filiera. Ma vale la pena ricordare che all’interno del dibattito sugli incentivi fiscali, ci sono anche molti economisti che ritengono che l’esenzione fiscale per segmenti specifici impedisca il naturale avanzamento dell’attività commerciale e la libera concorrenza.

 

Felicia Bruscino

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