Tedium vitae, esattamente la noia nei confronti della vita.
È questo il fil-rouge che lega tutti i film di Sofia Coppola.
Una condizione di assenza di azione e stimoli, tendenzialmente considerata come sentimento negativo.
Se analizzata da un punto di vista diverso, la noia, può essere intesa come un momento per liberare la mente e produrre idee.
Nei momenti di apparente monotonia il nostro cervello rielabora i pensieri inconsci e li porta alla coscienza, dando vita, spesso, a qualcosa di geniale.
E’ molto importante distinguere la noia dall’apatia, che invece è una condizione depressiva manifestata quando l’ambiente che ci circonda entra in conflitto con la nostra percezione psichica di esso.
Solo un sistema nervoso altamente sviluppato è in grado di provare questo sentimento, quindi un livello mentale che rientri nella ‘’norma’’.
Una causa della noia è spesso la solitudine.
La società vede la solitudine come una circostanza da cui fuggire o che riguarda quasi sempre soggetti che vivono in marginalità.
Questa idea non solo è deviante dalla realtà, ma conferisce un’accezione negativa al termine.
Prendersi tempo per ordinare le idee e viversi senza dover dare dimostrazioni di quanto si valga è necessario e benefico.
E’ questo il fil-rouge che lega tutti i film di Sofia Coppola.
Sì, perché la noia è la protagonista emozionale since ‘’Il giardino delle vergini suicide’’.
Siamo in una cittadina degli Stati Uniti negli anni Settanta dove cinque sorelle, con genitori severi e molto religiosi, non riescono ad abbandonarsi alla spensieratezza e curiosità verso il mondo maschile tipica degli anni adolescenziali.
Tutto il film sembra incastrato in quell’atmosfera dei pomeriggi estivi quando non si va in vacanza, i tuoi amici sono tutti partiti e tu sei lì ad aspettare che qualcosa accada.
In effetti qualcosa accade, ed è tragico.
Anche in ‘’Lost in translation’’ ritroviamo lo stesso mood.
Una ragazza americana segue il suo amore in Giappone, a Tokyo, lui la lascia e lei sperando in un suo ritorno inizia a vivere alla giornata.
Tra un modo e un altro di riempire il vuoto scoprirà che non è più innamorata dell’ex ragazzo e si godrà i piccoli momenti di felicità che le regala la città.
Le protagoniste dei film di Sofia Coppola sono da sempre le donne, e il rapporto un po’ conflittuale con le figure maschili.
In ‘’Somewhere’’ vediamo il tentativo di un padre di riallacciare il rapporto con la figlia, rapporto che non ha mai avuto.
Tentativo finito bene, se non fosse che alla fine, dopo un periodo passato col padre la figlia torna alla sua vita. Lui, deve quindi affrontare la solitudine causata dalla sua mancanza, nel suo vecchio mondo fatto di superficialità e astrazione.
Credo che i film della regista siano degli spaccati di una realtà un po’ originale che toccano delle emozioni universali.
Veronica Ganguzza