Il suicidio assistito di Sibilla Barbieri non è potuto avvenire in Italia. Dopo il diniego dell’Asl romana, l’attrice, malata oncologica terminale, muore in Svizzera in una clinica dove ha scelto di autosomministrarsi il farmaco letale.
Il suicidio assistito di Sibilla Barbieri
Sibilla Barbieri era un’autrice, produttrice, regista e attrice romana, la cui professione spaziava in diversi ambiti artistici. Consigliera anche dell’associazione Luca Coscioni, che ha dato notizia del suicidio assistito di Sibilla. Dopo diversi anni di lotta contro il cancro, all’età di 58 anni l’attrice ha deciso di porre fine alle sue sofferenze, ricorrendo al suicidio assistito.
La prima richiesta di usufruire dell’aiuto medico alla morte volontaria viene presentata all’Asl romana a cui apparteneva Sibilla Barbieri. La struttura sanitaria però risponde negativamente, non concedendo la possibilità di suicidio assistito. La motivazione del diniego è da riscontrare nella Sentenza Cappato/Antoniani della Corte Costituzionale (n. 242/19) che prevede i quattro requisiti per poter accedere legalmente alla morte volontaria assistita:
- Malato affetto da malattia irreversibile
- Patologia fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche
- Paziente capace di prendere decisioni libere e consapevoli
- Paziente dipendente da un trattamento di sostegno vitale
Il suicidio assistito di Sibilla Barbieri è stato negato in Italia proprio per questo ultimo punto. I malati oncologici difficilmente vengono considerati pazienti dipendenti da un trattamento di sostegno vitale.
L’attrice accompagnata dal figlio e dall’ex senatore radicale Marco Perduca si è sottoposta all’auto somministrazione del farmaco letale in una clinica in Svizzera. I due insieme a Marco Cappato, in quanto legale rappresentante dell’Associazione Soccorso Civile che ha organizzato e sostenuto il viaggio di Sibilla Barbieri, si autodenunceranno presso la stazione dei carabinieri Roma Vittorio Veneto e rischiano fino a 12 anni di carcere. Il difensore legale sarà Filomena Gallo, segretario nazionale dell’associazione Coscioni.
Il “Testamento civile” di Sibilla Barbieri
L’attrice sperava di poter morire nel suo appartamento dove ha vissuto insieme ai suoi cari. Questo non è potuto succedere perché non considerata dipendente da trattamento di sostegno vitale. L’avvocata Filomena Gallo risponde così sul diniego dell’Asl romana
Al diniego non era allegata la relazione medica e neppure il parere del Comitato etico competente, documenti che avevamo richiesto. Dopo avere verificato con il dottor Mario Riccio la documentazione medica che Sibilla Barbieri aveva prodotto, è emerso che invece Barbieri era sottoposta a plurime forme di sostegno vitale
Prima di porre fine alle sue sofferenze, l’attrice ha voluto lasciare un “testamento civile”, ovvero un video di circa due minuti facendo un appello contro quella che lei ha definito una “discriminazione gravissima”
Questa è una discriminazione gravissima tra i malati oncologici e chi si trova anche in altre condizioni non terminali. Per questo ho deciso liberamente di ottenere aiuto andando in Svizzera perché possiedo i 10mila euro necessari e posso ancora andarci fisicamente. Ma tutte le altre persone condannate a morire da una malattia, che non possono perché non hanno i mezzi, perché sono sole o non hanno le informazioni, come fanno? Questa è un’altra grave discriminazione a cui lo Stato deve porre rimedio
Il suicidio assistito è un tema ancora molto dibattuto nel nostro paese, in cui non è ancora presente una legge sul suicidio medicalmente assistito. L’unica sentenza a normare è quella che assolse Marco Cappato dall’accusa di istigazione al suicidio per aver accompagnato in Svizzera Fabiano Antoniani.