Gli Anelli del Potere: Tolkien incontra il politicamente corretto

Il Signore degli Anelli: gli Anelli del Potere

fonte: Pixabay

Le prime immagini de Il Signore degli Anelli: gli Anelli del potere, serie prodotta da Amazon Prime sulla base degli scritti di Tolkien trasudano politicamente corretto da ogni poro.

Hanno suscitato stupore e irritazione nei fan del Professore le prime immagini de Il Signore degli Anelli: gli anelli del potere, prodotto targato Amazon Prime che vedrà luce il prossimo 2 settembre. La serie sarà incentrata sulla Seconda Era descritta da Tolkien ne Il Silmarillion.

Il politicamente corretto, purtroppo, ha lasciato il segno anche sulle opere del tanto amato Professore e, sebbene non sia ancora il momento per giudizi definitivi, la serie ha scatenato l’ira di migliaia di fan. Il perbenismo che dilaga oramai da qualche tempo nei meandri della settima arte costringe le produzioni ad inventare di sana pianta trame, personaggi ed eventi che non necessitano di rivisitazione.

Ciononostante, quello della rivisitazione non è un fenomeno nuovo: molti registi o produttori hanno preso spunto dai libri per le loro opere romanzando ancor di più le trame e adattandole allo stile cinematografico. Fin qui, possiamo sostenere che questa sia una dinamica ripresa più e più volte e, al giorno d’oggi, consolidata come normale routine. Ma “romanzare” non è sinonimo di “stravolgere” e, ne Il Signore degli Anelli: gli Anelli del potere, si rischia di rovinare con il perbenismo un’opera che ha fatto scuola e attirato lettori da ogni angolo del globo.

Ma andiamo ora a scandagliare con dovizia di particolari le immagini incriminate.

Politicamente corretto ovunque

Dagli scritti di Tolkien emergono persone di colore, ma non tra gli elfi. Perché questa eccessiva riproposizione del politicamente corretto? Ismael Cruz Cordova vestirà i panni di Arondir, un elfo silvano non presente negli scritti di Tolkien. L’attore portoricano, quindi, farà parte del cast della nuova serie Amazon. Senza girarci intorno, i lineamenti e il colore della pelle dell’attore non rasentano l’algido candore degli elfi, sui quali volti balugina la luce del risveglio. Gli elfi, infatti, secondo gli scritti del Professore, sono contraddistinti da una sorta di pallore della pelle, proprio delle popolazioni nordeuropee. Ismael Cruz Cordova, di origini latinoamericane, non possiede questi tratti somatici.

Una premessa necessaria

Per non rischiare fraintendimenti, qui non si vuole mettere in risalto l’assolutismo bianco che non prevede e disprezza razze o etnie differenti. Tolkien non era razzista e tantomeno i suoi fan (e questa è una speranza). Ma, in questo modo, inserendo un attore di colore semplicemente per un discorso di integrazione, si rischia di sconfessare una storia sulla quale lo scrittore ha lavorato per anni e che non contempla elfi neri o mulatti. La luce per gli elfi è di fondamentale importanza e rimanda ad una questione identitaria ben precisa: la luce del risveglio e dei due alberi di Valinor sono essenza vitale per la loro specie, grazie alla quale sono nati e per la quale vivono.

Cosa dicono i testi?

Eppure, razze dalla pigmentazione diversa esistono eccome negli scritti di Tolkien. Vi è un passaggio importante nel prologo de Il Signore degli Anelli che interessa la razza degli Hobbit: “Prima di valicare le montagne, gli Hobbit erano già divisi in tre razze: i Pelopiedi, gli Sturoi e i Paloidi. I Pelopiedi erano i più scuri, bassi e minuti”. I Pelopiedi, pertanto, rasentano un’etnia dalla pelle scura. Un’altra popolazione con tratti somatici e colore differenti è quella degli Haradrim che risiedono a meridione nella Terra di Mezzo. I loro lineamenti sono riconducibili a quelli dei popoli persiani che occupano gli attuali territori mediorientali e nordafricani.

Gli esempi succitati delineano un aspetto della Terra di Mezzo che rifugge da eventuali assunti razzisti e dimostra la genuinità di Tolkien nell’accettare razze, popoli, etnie, tribù assai differenti e con un’identità inequivocabile. In parole povere: un Haradrim o un Pelopiedi dalla pelle chiara e dai tratti scandinavi susciterebbero lo stesso clamore e la stessa irritazione.

Anche l’irsutismo

Una nana di colore e senza barba. Ne Il Signore degli Anelli: gli Anelli del potere, l’irsutismo non rientra nella cerchia del politicamente corretto. La seconda immagine incriminata è quella che raffigura tale Disa, principessa dei nani e personaggio de Il Signore degli Anelli: gli Anelli del potere. Anche in questo caso, non si riscontra un nano di colore nella Terra di Mezzo nelle opere di Tolkien. In questo segmento, però, l’analisi non intende soffermarsi su questioni di razza già affrontate, ma sul corto raggio del politicamente corretto che non abbraccia i problemi di tutte le minoranze concentrandosi solo su realtà “elette”. L’irsutismo, caratteristica per la quale alcune donne sviluppano ormoni maschili che scaturiscono nella crescita di peluria sul corpo, è tipico delle popolazioni naniche della Terra di Mezzo. Tolkien nei suoi libri descrive le nane come esseri non dissimili dai loro omologhi maschili. Gimli, nel secondo film della trilogia Il Signore degli anelli: Le due Torri, asserisce che le donne dei nani portino sul volto la stessa barba dei maschi.

Un confine labile

Pertanto, per quale motivo la produzione non ha voluto assumere il rischio di rappresentare una nana con la barba? Perché l’irsutismo non è considerato un problema e chi ne soffre (e ne viene derisa) una vittima? Il politicamente corretto dovrebbe abbracciare ogni situazione e non catalogare i drammi a seconda di chi è interessato o meno, altrimenti dovrebbe modificare il nome in “politicamente corretto occasionale”. In tanti hanno soffermato la propria attenzione sulla non attendibilità delle fonti: è vero, tutto ciò che ruota attorno l’universo femminile dei popoli nanici è dubbio e, talvolta, confuso. Tolkien ci ha lasciato pochi frammenti sull’argomento. Ma se la produzione ha rischiato per gli elfi di colore, palesemente inventati di sana pianta, perché non aggiungere quel tocco in più per le nane?

Galadriel simbolo del girl power

Una figura importante per Tolkien che sarà, purtroppo, stravolta. La bellezza e la saggezza di un personaggio deve per forza fare i conti con il politicamente corretto?

Giungiamo, infine, alla terza immagine che ha scatenato rabbia sul web: Galadriel rivestita di corazza e munita di spada. Ancora una volta, il politicamente corretto s’insinua, altresì, in dinamiche già collaudate e nolenti al cambiamento. Perché dissacrare la figura di una delle donne più eleganti, sagge e misericordiose dell’intero panorama fantasy? Perché infangarne l’aspetto con vesti da guerriera? Forse una risposta esiste: per il politicamente corretto, ora, ogni donna è guerra e ogni dama è debolezza.

Galadriel è la personificazione della saggezza, una dama savia che non scende a compromessi con la guerra, che non si abbassa a tale disumanità. Ma ormai, il “girl power” trascende ogni caratterizzazione e demonizza personaggi femminili scevri di ogni smania belligerante. Tuttavia, anche in questo caso, negli scritti di Tolkien abbiamo la riprova di come molte delle donne della Terra di Mezzo siano contraddistinte da un carattere diverso: una di queste è Éowyn di Rohan.

Uno dei personaggi più amati

Éowyn, nipote di Theoden Re di Rohan, è relegata agli ambienti domestici della propria casata adempiendo al ruolo di dama di corte. Oppressa dalle catene alle quali sono costrette tante donne, la giovane fugge dalla gabbia quotidiana mascherandosi da soldato di Rohan, per poi partire in guerra verso i Campi del Pelennor. Il personaggio è uno dei più apprezzati di sempre e tocca temi delicati ed importanti come l’emancipazione femminile.

Per quanto il mondo necessiti di personaggi femminili di questa caratura, è indispensabile modificarne altri (già consolidati e perfetti) per puro conformismo?

Gli anelli del potere: i motivi alla base della rivisitazione

In conclusione, è necessario dare uno sguardo ai motivi che probabilmente hanno portato ad un’eccessiva rivisitazione dei personaggi in coerenza con il politicamente corretto. Nel 2017 la famiglia Tolkien tenne un’asta per i diritti delle Appendici del Signore degli Anelli; un accurato resoconto di storie parallele ma pur sempre conciso. Amazon si aggiudicò i diritti per 250 milioni di dollari. Ora, creare una serie Tv su delle Appendici può rivelarsi un’impresa colossale e non priva di equivoci. Molti fan, infatti, hanno puntato il dito sulla serie declinandola a fan fiction (produzione artigianale dei fan stessi).

In effetti, i personaggi succitati lasciano presagire ad un qualcosa di nuovo sia nelle forme sia nel contenuto che andrà a sconvolgere gli eventi, le trame, i rapporti tra i protagonisti. Il rischio di non saper colmare i vuoti a dovere inserendo personaggi mai esistiti nei libri di Tolkien è dietro l’angolo. Un rischio costato circa un miliardo di dollari. Non ci resta che augurare a Il Signore degli Anelli: gli Anelli del potere un buon lavoro e un felice riscontro della critica.  

Lorenzo Tassi

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