L’uomo è sempre stato affascinato dal misterioso mondo onirico che si gli si manifesta durante la notte. Nonostante secoli di studi, interpretare il significato dei sogni non ha mai condotto ad una scuola di pensiero univoca perché il loro significato si intreccia al progresso storico e alle prerogative sociali, da cui derivano le loro connotazioni culturali. Oggi sappiamo che il sogno è un’attività cerebrale che si verifica nella fase del sonno REM, la più profonda. Il neurofisiologo Hobson spiega che il sogno assolve due funzioni principali: ripristinare gli standard delle performance cerebrali e riorganizzare le informazioni neuronali acquisite durante la veglia. È l’assenza dei meccanismi dell’io razionale nell’organizzazione di idee e pensieri a portare ad immagini creative e spesso fantasiose.
Che sognare sia fondamentale è appurato, ma vediamo adesso come cambia il significato dei sogni nelle epoche storiche.
I greci e l’importanza sociale dei sogni
Per i greci il sogno rappresenta uno stadio superiore di realtà, a metà tra il mondo umano e quello degli dèi. Quando l’uomo chiude gli occhi al mondo fenomenico, li riapre su un mondo più autentico e profondo, accessibile alla mente liberata dai vincoli della materialità e della quotidianità. Presso i greci, il sogno diventa un dialogo interiore tra l’io cosciente e l’io non cosciente, simboleggiando un progresso spirituale. La sua interpretazione è una pratica necessaria al miglioramento della vita quotidiana, assumendo un’utilità sociale.
Tra le varie tipologie di sogni descritte dal pensatore latino Macrobio, tre sono le principali:
– l’oraculum o presagio, in cui un parente o un personaggio illustre proveniente dall’oltretomba appare per informare di un evento futuro.
– La visio o visione, in cui il futuro si rivela all’uomo senza alcuna mediazione.
– Il somnium o sogno, che è quello più importante perchè dettato direttamente dagli dèi. Il suo significato è difficile da decifrare a causa del linguaggio simbolico.
Il significato dei sogni dal medioevo ai giorni nostri
Durante il medioevo i sogni assumono un significato dicotomico: li vediamo divisi tra sogni leciti ed illeciti. Nei primi è Dio a rivelarsi, spesso a personaggi illustri arrecando messaggi provvidenziali. Ne sono degli esempi i sogni di Carlo Magno desctitti nella Chanson De Roland, o il sogno di Costantino, l’imperatore cristiano per eccellenza. Sono i chierici a definire la liceità dei sogni, che vediamo legata all’appartenenza a classi sociali prestigiose. Nei secondi è Satana ad insidiarsi nella sfera dell’irrazionale per indurre l’uomo in tentazione attraverso il sogno scabroso o peccaminoso. La gerarchia ecclesiastica tende quindi a stigmatizzare i sogni, in cui non può avvenire una mediazione. Nel medioevo è dichiarata illecita qualsiasi interpretazione alternativa dei sogni legata al paganesimo.
Ma la fantasia popolare la conserva e la sprigiona nel corso della storia, nella forma del folklore e della superstizione. Così fino al Novecento non era strano incontrare nel sonno i monachicchi, spiritelli dispettosi di cui parla anche Carlo Levi nel suo libro “Cristo si è fermato ad Eboli“. Si tratta di bambini morti prima del battesimo, che se privati del loro cappello rosso condurranno il sognatore ad un tesoro nascosto. Ancor di più dei monachicchi, sono i numeri estrapolati da sogni simbolici a condurre l’uomo a ricchezze in denaro.
Il libro della Smorfia napoletana è legato al gioco del Lotto e ha molto a che vedere con il mondo greco. Il suo nome deriva da Morfeo, divinità legata al sonno, e il suo funzionamento trae spunto dalle teorie filosofiche e numerologiche di Pitagora. Insomma: l’interpretazione dei sogni non sarà mai un argomento che passerà di moda, appunto perché sognare significa creare schemi di simboli, di cui il linguaggio umano si nutre. Quale sia il loro significato è tutta un’altra storia, relativa ad un processo creativo e dinamico.
Elena Marullo