Il Servizio Civile si delinea come un’attività a metà tra volontariato e lavoro. Quali sono gli elementi di criticità?
A partire dallo scorso 21 dicembre è possibile partecipare al nuovo bando del Servizio Civile Universale 2023. Le domande vengono accolte fino al prossimo 10 febbraio. Agli operatori volontari sono destinati 70.358 posti per i progetti in Italia e 1.192 per i progetti all’estero. Le ore di servizio da rispettare variano dalle 25 alle 36 a settimana per la durata di un anno. Per il servizio svolto sul territorio italiano è riconosciuto un rimborso con assegno mensile di 444,30 euro, mentre per quello all’estero è prevista un’ulteriore integrazione giornaliera che varia in base al Paese.
In genere, gli enti che accolgono il Servizio Civile variano tra l’ambito sociale e settori culturali di diverso tipo. Il contributo degli operatori volontari comprende mansioni per le quali non sono riconosciute tutele analoghe a quelle previste per lavori paragonabili. La varietà di possibilità e di luoghi in cui questa attività può essere svolta fa sì che il Servizio Civile diventi spesso un’esperienza molto positiva per chi la vive.
Una forma anomala di volontariato
Il Servizio Civile è nato come forma volontaria di opposizione alla leva militare obbligatoria e presenta da allora lo stesso statuto formale. Oggi è un servizio pubblico che i cittadini prestano allo stato in modo volontario. Tuttavia, si tratta di una forma anomala di volontariato. Infatti, l’attività di volontariato è tale quando è “prestata in modo personale, spontaneo e gratuito, tramite l’organizzazione di cui il volontario fa parte, senza fini di lucro anche indiretto ed esclusivamente per fini di solidarietà”. Come spiega la legge quadro sull’argomento (L. 266/1991), il volontariato non può in alcun modo essere retribuito e comprende solo il rimborso di eventuali spese sostenute dall’attività prestata.
Pur essendo qualificato come volontariato, il Servizio Civile prevede un rimborso stabile, un numero di ore obbligatorie da conseguire e talvolta si sostituisce ad attività lavorative retribuite. Inoltre, a volte la struttura organizzativa flessibile (che può arrivare a 36 ore settimanali) impedisce lo svolgersi di altre attività lavorative parallele con orari fissi. In questo senso, si tratta di un’attività che nasce come volontariato e che finisce per declinarsi in lavoro subordinato senza contratto.
Chi sono gli operatori volontari del Servizio Civile
L’ultimo report dell’Arci Servizio Civile (ASC) riporta alcuni dati che arrivano al 2020. Nella sezione “Profilo e motivazioni degli operatori volontari in servizio” è possibile trovare informazioni dettagliate sul tipo di partecipanti e sulle motivazioni che li hanno spinti a fare richiesta. Se la maggior parte degli operatori volontari sta studiando (37%), il 23% è alla prima esperienza lavorativa, il 14% è disoccupato, il 18% pratica un’occupazione a livello saltuario e solo l’8% è occupato. Tra questi numeri si trovano maggiormente giovani tra i 19 e i 28 anni. Molti di questi posseggono almeno una laurea (il 39%), mentre una grossa quota ha preso un diploma (47%) o la licenza media (38%).
Il Servizio Civile come alternativa temporanea al lavoro: uno specchio della situazione lavorativa dei giovani oggi?
Per motivazioni diverse, il Servizio Civile diventa spesso un’alternativa temporanea al lavoro, anche in concomitanza alle difficoltà che molti giovani provano nel trovare un’occupazione (sulla quale ha influito anche la recente crisi pandemica). Dal report dell’ASC è possibile vedere come una rilevante porzione di giovani sceglie il Servizio Civile per guadagnare qualcosa o per entrare nel mondo del lavoro.
Se davvero molti giovani lo intendono come un lavoro, alcune criticità insorgono inevitabilmente. È chiaro che si tratta di un’attività che consente di guadagnare esperienza e che spesso apre le porte per un “lavoro vero”, tuttavia la sua natura di volontariato fa sì che non venga riconosciuto come un’esperienza lavorativa. Inoltre, la cifra del rimborso è insufficiente anche per pagare l’affitto in molte città italiane. Se chi partecipa al servizio civile è disoccupato e lo fa per lavorare, una domanda sorge spontanea: tutti gli operatori volontari possono effettivamente permettersi di avere un lavoro che rimborsi così poco, oppure la situazione lavorativa giovanile è talmente disastrata da rendere il Servizio Civile l’unica possibilità appetibile per molti?
Le incoerenze interne: un sistema da mettere in discussione?
In genere, il Servizio Civile si presenta principalmente attraverso le motivazioni che ne hanno supportato le nascita. Molto dell’accento viene posto sullo spirito di di aiuto nei confronti della comunità e di opposizione alla guerra. Si tratta ovviamente di un sostegno nobile che non ha ragione d’essere messo in secondo piano. Tuttavia, questa retorica rischia di oscurare il contesto in cui il Servizio Civile viene svolto al giorno d’oggi. Se ci mettiamo nei panni di un operatore volontario che sceglie questa esperienza perché non ha modo di trovare un lavoro alternativo, possiamo comprendere come molte delle attività richieste e l’ammontare effettivo delle ore svolte lo rendono quasi alla stessa stregua di un lavoro part-time sottopagato.
Il Servizio Civile si presenta senza mettere in discussione queste incoerenze interne. L’assenza di un confronto con il contesto lavorativo giovanile odierno sembra portare la dialettica su questa esperienza più su un piano autocelebrativo che sulla realtà dei fatti e sul ruolo reale del Servizio Civile. Anche le analisi sugli operatori volontari che lo scelgono come un’alternativa temporanea al lavoro chiudono gli occhi di fronte al contrasto che questa motivazione può avere nei confronti di un’attività che nasce e ancora si presenta avulsa da spinte di natura economica. Dato l’impatto positivo che il Servizio Civile ha nei confronti dei giovani e della comunità per la quale opera, avrebbe senso metterne in discussione lo statuto odierno al fine di eliminare queste incoerenze?
Stella Canonico