Nel Vaticano si parla del ruolo delle donne in Chiesa, ma quali sono i progressi reali avuti a riguardo?
Durante il mese di ottobre, appena trascorso, si è tenuto e concluso il congresso cattolico. Tra i vari argomenti al centro del dibattito c’è stato il ruolo delle donne in Chiesa. Si è parlato in particolare del ruolo decisionale e attivo che le donne rivestono all’interno dell’ambiente ecclesiastico.
Numerose proposte sono state votate quasi all’unanimità e hanno superato la maggioranza richiesta dei due terzi. Si è trattato di un Sinodo all’insegna del cambiamento. Tuttavia, sono state le proposte più innovative a ricevere meno voti e, di conseguenza a non essere attuate.
Tre proposte nello specifico non hanno ricevuto il numero richiesto di voti, si tratta di quelle riguardanti:
- Il diaconato femminile
- Il celibato
- Il ruolo dei laici
Quest’ultimo argomento include anche i discorsi sull’identità di genere. Sono dunque questi i tre paragrafi con meno di 3000 voti. Nonostante questo è bene specificare che si tratta di un passo in avanti per coloro che sentono di volersi allontanare dai rigidi schemi della Chiesa, ancora troppo legati al passato.
Non ci sono state proposte di azioni concrete per raggiungere l’obiettivo di avere una maggiore partecipazione femminile all’interno della vita ecclesiastica e nei suoi processi decisionali. A chiedere cambiamento a gran voce è in particolare la Chiesa di lingua tedesca, seppur a lungo abbia trovato chiusura da parte del pontefice. In seguito al congresso cattolico appena conclusosi pare essersi aperta una crepa che, se pur non lascia spazio a un cambiamento concreto, vi fa passare all’interno la luce della speranza.
Per alcuni il diaconato femminile sarebbe in netto contrasto con le tradizioni e di conseguenza inaccettabile. Per altri, invece, far accedere le donne al diaconato farebbe tornare in auge un’antica pratica della Chiesa delle origini.
Coloro che sono maggiormente contrari alla proposta ritengono che si tratti di una richiesta scaturita da una confusione antropologica tipica del nostro tempo.
La dichiarazione finale ha sottolineato la necessità sempre più pressante di rendere concreta una maggiore partecipazione delle donne nei processi decisionali della Chiesa. Si attendono ora gli sviluppi dei risultati, nella speranza che non si tratti di un modo per mettere a tacere le voci dell’insoddisfazione.
In un Sinodo che si è presentato come aperto a “coloro che hanno subito abusi e ferite nella Chiesa”, ecco che a dispetto delle premesse, sempre gli stessi si sono visti una porta chiusa in faccia. Il lato positivo, bisogna però dire, è che questa volta la porta si sia quantomeno aperta. E nonostante ora si trovi nuovamente chiusa, forse ha qualche chiavistello e giro di chiave in meno.