C’è chi dice che sia un ostacolo e chi un vantaggio, ma che ruolo ha realmente la bellezza all’interno di una comunicazione?
Alcune premesse: il fenomeno della persuasione
Per comprendere il ruolo della bellezza nella comunicazione dobbiamo partire proprio da quest’ultima.
Una branca della psicologia sociale si occupa di studiare i meccanismi di persuasione e, sebbene questa non sia semplice da definire, possiamo identificarla come una funzione della comunicazione, ovvero quella di influenzare gli altri attraverso la modifica degli atteggiamenti.
La persuasione delinea dunque quei cambiamenti che avvengono per intenzione di una fonte. In parole povere, c’è persuasione quando una fonte ha l’intenzione di influenzare qualcun altro, mentre possiamo invece essere influenzati dagli altri anche senza che ci sia un’intenzione consapevole.
La fonte del messaggio
Gli aspetti che possono rendere una fonte più o meno influente all’interno di una comunicazione persuasiva possono essere categorizzati in tre classi: credibilità, attrattività e potere.
Già Aristotele nella sua Retorica si sofferma sull’importanza della credibilità di una fonte comunicativa. La credibilità è in effetti un ingrediente fondamentale, perché se i riceventi percepiscono la fonte come competente, interiorizzeranno la sua posizione con maggiore facilità sostituendola cioè alla propria nella loro memoria.
Per quanto riguarda invece l’attrattività, questa provoca un’influenza che è basata soprattutto sul desiderio da parte dei riceventi di sentirsi vicino, di identificarsi, di sentirsi prossimi alla fonte attraente.
Il ruolo della bellezza nella comunicazione
Con la sempre maggiore diffusione di immagini, foto e video (viviamo ella cosiddetta “società dell’immagine“), l’interesse verso l’influenza delle caratteristiche fisiche di una fonte in una comunicazione è cresciuto enormemente. Sia che una comunicazione avvenga in modo diretto che mediato, la bellezza di una fonte viene percepita in modo chiaro e saliente dall’interlocutore.
Per molto tempo sono stati fatti esperimenti per capire se una fonte attraente fosse in grado di influenzare maggiormente rispetto ad una considerata meno attraente, e sembrava che non sempre i risultati non fossero univoci. La psicologa Shelly Chaiken tentò di dare una risposta chiara a questo interrogativo nel 1979.
Chaiken sosteneva che la bellezza fisica non fosse solo una questione di caratteristiche somatiche, ma un qualcosa di più complesso che riguardasse anche ciò che potremmo definire “fascino”, ovvero il modo in cui le persone comunicano con e agli altri.
Grazie al suo esperimento del ’79, che coinvolse un centinaio di studenti, Chaiken rilevò che una fonte considerata attraente porta effettivamente ad esprimere un maggiore accordo con la posizione sostenuta. La sua idea era che le persone attraenti sviluppassero migliori capacità comunicative nel corso della socializzazione, grazie ai feedback positivi accumulati nel corso della loro esperienza.
Alla fine degli anni ’90 uscì The survival of the prettiest, un volume che raccoglieva tutte le ricerche fatte sul tema degli effetti della bellezza fisica e tutte convergono nel documentare che le persone molto attraenti hanno in linea di massima una vita sociale più facile rispetto a quelle non attraente.
Oltre alla bellezza, ci sono alcune caratteristiche fisiche specifiche che possono influire sulla credibilità di una fonte. Alcuni studi hanno per esempio osservato come persone adulte con il viso da bambino siano percepite come più oneste e affidabili, rispetto ad adulti con un viso da persona matura. Sembra inoltre che queste caratteristiche prevalgano addirittura sulla comunicazione verbale.
Bellezza e stereotipi
Ciò che è importante tenere a mente è che la percezione della bellezza deriva essenzialmente dall’adesione a stereotipi socialmente valorizzati.
La forza degli stereotipi pesa in modo particolare sulla bellezza femminile. Questa infatti viene ancora oggi percepita come una caratteristica fondamentale: la donna è la propria bellezza, e continua a rimanere costretta in quegli ideali vacui di femminilità e perfezione che la identificano come tale.
Questa concezione trova linfa vitale anche grazie a strumenti relativamente nuovi, come i social network. Questi fungono da cassa di risonanza per numerosi fenomeni sociali e che ci pongono costantemente a confronto con canoni di bellezza lontani dalla realtà e irraggiungibili, poiché falsati.
Margherita Buzzoni