Il romanzo segreto di Burgess, il sequel di Arancia meccanica

Il romanzo segreto di Burgess è venuto alla luce dagli archivi dell’autore. Si tratterebbe di un sequel di Arancia meccanica, il più famoso lavoro dello scrittore inglese. Sembra che il testo sia stato costruito per rispondere al disorientamento causato dalla pellicola di Stanley Kubrick, che a suo tempo fece scalpore.

È la Cnn a dare la notizia. L’opera si compone di circa 200 pagine in cui sarebbero incluse diverse riflessioni filosofiche. Per molti anni è rimasta abbandonata nella casa che Burgess comprò in Italia. Nel 1993, quando lo scrittore morì, il dattiloscritto con le note scritte a mano dallo stesso Burgess è stato inviato in Gran Bretagna alla fondazione che porta il nome dell’autore.

Anthony Burgess scrisse Arancia meccanica nel 1962, il romanzo fu edito negli Stati Uniti nel 1971 e nel resto del mondo nel 1972. Come constatò Stanley Kubrick esistono due versioni dell’opera, quella edita nel 1972 contiene un capitolo aggiuntivo che non era presente nell’edizione statunitense. Nella versione allargata, che non fu pubblicata negli USA, le vicende del giovane Alex, efferato delinquente e assassino, si concludono con la redenzione e il passaggio all’età adulta ricca di responsabilità.

Nella versione del 2005 riedita è presente un saggio introduttivo dello stesso Burgess in cui vengono spiegate le origini del titolo riconducibile allo slang londinese e a un gioco di parole indicante l’irrazionalità del protagonista. Nel cuore del saggio però, si affronta un tema filosofico di più ampia portata: il libero arbitrio. È nota ormai a tutti la cura Ludovico magistralmente adattata da Kubrick per il grande schermo. Attraverso una terapia dell’avversione il drugo Alex viene riabilitato e reso docile e innocuo. Collegando la sua passione per le opere di Beethoven alla violenza cruda proiettata su uno schermo da cui non può distogliere lo sguardo, al ragazzo viene impedita la scelta del bene e del male.

Burgess nel saggio pone in evidenza questo fondamentale passaggio del romanzo, mettendo chiaramente in luce le contraddizioni che possono nascere da una scelta obbligata. Se all’uomo venisse tolta la possibilità di decidere tra un’azione buona e una negativa, sarebbe davvero ancora possibile definirlo tale?

Così Alex, come qualsiasi essere umano nel futuro immaginato da Burgess, finirebbe per diventare un oggetto a orologeria, pronto a essere caricato da “Dio, il Diavolo o lo Stato onnipotente”. La scelta del finale di Stanley Kubrick è in questo senso significativa: “Sono guarito” dice Alex una volta recuperate le forze in ospedale a seguito di un pestaggio per mano della polizia, “sono finalmente guarito” mentre turbinano nella sua mente una serie di immagini perverse ed estreme che la cura Ludovico aveva un tempo rimosso.

Anche se ricco di contraddizioni e di lati oscuri, Alex è tornato alla normalità, alla possibilità della scelta, con tutti i pericoli che questa ammette.

Andrew Biswell, che lavora alla fondazione Burgess e ha contribuito alla scoperta, sostiene che il romanzo sequel di Arancia meccanica non sia completo, ma che riunendo tutti i resti del lavoro di Burgess sia possibile avere un’idea di quello che sarebbe stato il seguito della storia.

Paolo Onnis

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