Con le scoperte di Sigmund Freud, nasce il romanzo psicologico. Gli autori mettono al centro l’emozione, anziché l’evento.
Tra l’Ottocento e il Novecento – periodo di tensioni e conflitti, a causa del susseguirsi di guerre – l’uomo necessitava di attimi di pace, di rinchiudersi nella propria interiorità e restare a riflettere. Bastava anche dedicarsi un po’ a sé stessi ed imparare a conoscersi, ma soprattutto guardare le proprie paure e avere il coraggio di affrontarle.
COSA E’ IL ROMANZO PSICOLOGICO
Questa concezione venne studiata da molti professionisti dell’epoca – psicologi, psicoanalisti, sociologi – ed ognuno di loro aveva la medesima opinione: occorreva silenzio in una società che era ormai fondata solo su chiasso. Fu infatti la lettura la prima a garantire la ricostruzione del proprio io: molti scrittori iniziarono infatti a credere che l’arte dello scrivere sarebbe potuto diventare un modo per fermarsi un attimo e ricominciare a pensare.
Fu così che nacque il romanzo psicologico, mediante cui la letteratura viene ancora oggi considerata un modo per auto analizzarsi e riflettere profondamente su sé stessi. Tutta l’attenzione è infatti focalizzata sull’evoluzione mentale dei personaggi e sulle loro emozioni. Il resto della scena non esiste, e ci si discosta totalmente dal realismo delle epoche precedenti, in cui ogni evento e ogni persona erano raccontati minuziosamente. Con il romanzo psicologico, si prediligono i processi psichici dei personaggi, i loro stati d’animo e le loro riflessioni consce o inconsce.
Ogni momento non è inoltre descritto cronologicamente, ma gli avvenimenti accadono in ordine sparso e rimandano a numerosi flashback e flussi di coscienza, che riportano alla memoria ricordi e sensazioni sotto forma di monologhi. I pensieri dei personaggi sono detti spontaneamente, e spesso ci sono pause in cui non accade nulla. La natura ha invece un ruolo secondario, ma allo stesso tempo rappresenta lo specchio dello stato d’animo del protagonista.
Il romanzo psicologico nasce soprattutto dopo le innovazioni del medico Sigmund Freud, fondatore della psicanalisi e scopritore dell’inconscio. Quest’ultimo viene infatti da allora definito come l’aerea del nostro cervello in cui vi è tutto ciò che è recondito e che non si può esporre in superficie: dunque ricordi, emozioni, sogni, eventi che si vorrebbero vivere.
IL ROMANZO PSICOLOGICO IN ITALIA
L’inconscio freudiano ha contribuito in gran parte all’inserimento della psicologia nella letteratura e all’interpretazione dei cervelli dei vari personaggi. Si pensi a Zeno Cosini (personaggio principale de “La Coscienza di Zeno” scritto da Italo Svevo) e al suo tumulto interiore tramutato in inadeguatezza e in pensieri costanti di “incapacità” che lo portano a recarsi da uno psicoanalista. E si pensi anche a Vitangelo Mostarda (protagonista di “Uno, nessuno e centomila” di Luigi Pirandello) e alla sua profonda crisi identitaria che lo porterà a cambiare maschere ma sempre con lo stesso volto.
Svevo e Pirandello sono dunque stati i primi – in Italia – a scrivere romanzi psicologici, inserendo molto spesso un’interpretazione totalmente soggettiva delle persone che andavano a descrivere. Ogni storia da loro raccontata è infatti una cascata di emozioni, e sembra quasi di intromettersi in quel racconto e di tramutarsi in quei personaggi.
IL ROMANZO PSICOLOGICO ALL’ESTERO
Inaugurato ufficialmente dall’autore inglese Henry James, il romanzo psicologico giunse anche nei vari paesi europei e questo genere nuovissimo conquistò anche i lettori più cinici.
Prima di tutto, mi viene da pensare a “La Metamorfosi” di Franz Kafka, che racconta la storia di Gregor Samsa che si ritrova improvvisamente una mattina nelle sembianze di uno scarafaggio. Deve dunque riadattarsi a questa sua nuova condizione all’interno di una società che non lo comprende. Il significato è davvero unico e profondo: l’uomo prova un senso di angoscia e alienazione e tutto il mondo gli sta stretto. Ogni pagina ruota infatti attorno a tutto questo e a quanto la sensazione di non farcela e di non sentirsi “adatti” possa ucciderci e trasformarci in quello che non siamo.
Fëdor Dostoevskij è invece uno dei migliori autori di romanzi psicologici, come si può evincere dal suo “Delitto e castigo”. Il protagonista è qui un giovane tormentato che, investito da uno stato profondo di vendetta, compie un gesto violento e resta per sempre vittima del suo rimorso, come se ne fosse schiavo. Questa sua sensazione è infatti il centro del libro e di tutta la storia.
E’ quasi doveroso infine citare il grande Marcel Proust, autore della raccolta dei sette libri “Alla ricerca del tempo perduto”. Qui non esiste realtà, ma solo sogno. Attraverso i ricordi della sua infanzia, Marcel descrive in prima persona le sensazioni e le emozioni provate nella sua vita. E ogni tassello di esistenza viene rinchiuso all’interno della Madeleine – biscotto tipico della regione francese – grazie alla quale riesce a riportare alla memoria tutto ciò che altrimenti avrebbe rimosso.
VIRGINIA WOOLF E IL SUO FLUSSO DI COSCIENZA
Il suddetto Henry James influenzò molti autori e, tra questi, spicca con assoluta certezza la scrittrice Virginia Woolf.
I suoi romanzi non sono solo psicologici, ma hanno condotto nella letteratura per la prima volta il vero e proprio flusso di coscienza.
Questa nuova tecnica rappresenta i pensieri di una persona come sono nella sua mente e senza filo logico, utilizzando dunque figure retoriche, metafore e similitudini. Importante è il ruolo dell’ambiente: non è appunto descritto nel dettaglio, ma è necessario per la scoperta degli stati d’animo dei personaggi.
Un esempio possiamo riscontrarlo ne “La Signora Dalloway”. Qui l’intera storia è descritta nell’arco di una giornata e riprende tutti i pensieri giornalieri della protagonista.
Così come anche in “Gita al Faro”, ambientato sull’isola di Skye, nelle isole Ebridi. Il faro diventa una meta irraggiungibile ma la cui attesa costruisce una serie di ricordi e sensazioni.
CHI DOBBIAMO RINGRAZIARE
In quel periodo, la psicologia ha assunto infatti un ruolo primordiale nella letteratura e negli autori. Il merito certamente è stato di Sigmund Freud, che ha contribuito all’evoluzione dei romanzi psicologici, ma credo che il merito sia stato anche della società.
Una società in cui l’uomo non è riuscito a sconfiggere i suoi demoni e a liberarsi di ciò che c’era di opprimente nel suo inconscio. Questo è dovuto soprattutto alle guerre e ai numerosi conflitti che allontanavano dalla pace, ma è dovuto soprattutto alla poca conoscenza della mente.
Per questo, grazie alla scoperta della psicologia e del mondo misterioso che portiamo dentro, la società ha fatto molti passi in avanti. E’ riuscita per lo meno a comprendere che ogni evento che viviamo oggi è determinato dagli eventi che abbiamo vissuto ieri. Solamente se li superiamo con il sorriso, possiamo continuare a vivere eventi anche domani.
Virginia Woolf, a tal proposito, disse:
“Le nostre sembianze, le caratteristiche che ci distinguono, sono semplicemente cose puerili. Al di sotto tutto è buio, tutto s’allarga, c’è una profondità insondabile; ma di tanto in tanto noi saliamo in superficie ed è questo che gli altri conoscono di noi.”
Ci hanno dunque chiuso con il lucchetto, e solo noi possiamo avere la chiave. Questa è la verità.
Stefania Meneghella