Il ritiro di Casa Pound dalla politica è davvero una buona notizia?

Casa Pound

Casa Pound, da qualche giorno, ha scelto di porre fine alla sua esperienza partitica

Il gruppo neofascista, però, non smetterà di esistere. La scelta di abbandonare la politica, infatti, si ricollega subito alla volontà di recuperare terreno come movimento ben radicato in buona parte delle periferie italiane, svolgendo azioni di carattere culturale e di protesta. L’unica differenza è che non vedremo più il suo simbolo sulla scheda elettorale. Il presidente Gianluca Iannone si è poi affrettato a far sapere che, da questo momento, Casa Pound comincerà un fecondo dialogo con tutte le altre forze sovraniste italiane, svelando, fin da subito, il suo principale obiettivo. Non più forza politica indipendente ma gruppo di pressione e sostegno a favore di chi sta riuscendo dove il partito della tartaruga ha visibilmente fallito.





Nello scenario elettorale, infatti, Casa Pound non ha alcuna ragione di esistere. Nonostante un’ottima esposizione mediatica il partito non ha mai superato l’1% dei voti. Passando dallo 0,9% del 2018 al disastroso 0,33% delle elezioni europee del 26 maggio. I motivi di questo ulteriore collasso elettorale sono subito chiari. Gran parte dei suoi fedelissimi elettori, nell’ultimo anno, hanno abbandonato la camicia nera in favore della felpa verde della Lega.

Cannibalizzati dalla Lega?

Per i dirigenti di Casa Pound, come per quelli di Forza Nuova, Matteo Salvini ha propriamente accolto il lessico e gli ideali dell’estrema destra, ma non solo. Il leader legista si è dimostrato in grado di proporre questi ideali al grande pubblico, attirando consensi che l’estrema destra italiana, di colore nero, non è mai riuscita a guadagnare. Casa Pound rivendica, infatti, il primato circa l’utilizzo del termine “sovranista” così come per il famoso slogan salviniano “prima gli italiani“.  Allo stesso modo rivendica la prima elaborazione del reddito di cittadinanza grillino, con il nome di “reddito nazionale di natalità” così come la battaglia per la nazionalizzazione della rete autostradale.

Per dirla brevemente: Casa Pound vuole farsi riconoscere come vera e propria base ideologica di ciò che, ormai, potremmo definire “salvinismo“. Se dovessimo cercare delle effettive differenze tra l’ex partito e la Lega di Salvini, infatti, faticheremmo molto. L’unica effettiva dissonanza riguarda l’Unione Europea: Casa Pound vuole uscirne il prima possibile mentre Salvini si dimostra sempre più interessato a restare nell’Unione, conscio del fatto che può, in ogni momento, sfruttarla come capro espiatorio e come nemico contro cui puntare il dito.

Perché diventare un movimento?

Scegliendo di “rendersi movimento” Casa Pound si libera dalla gabbia istituzionale della vita partitica. Grazie a questa scelta può assumere maggiore elasticità e può ottenere un miglior radicamento in tutte le zone critiche delle periferie italiane. Può anche sottrarsi alla rigida disciplina partitica. Consentendo ai suoi membri maggiore libertà d’azione. Se non si rischia di perdere voti, infatti, è più facile infrangere la legge.





In seconda battuta, la scelta sottolinea la volontà di riconoscere Salvini come proprio referente politico. Il gruppo neofascista può, adesso, rivendere alla Lega un know how politico di grande esperienza e un network ben radicato e organizzato. Ciò è evidente nel Lazio, ad esempio, dove Casa Pound è una forza di prim’ordine, ben presente e radicata. I suoi sostenitori, da ora, saranno anche sostenitori della Lega con ovvi vantaggi per il partito padano.

Un po’ di storia:

Casa Pound nasce nel 2003, quando Gianluca Iannone fa entrare alcuni ragazzi in un palazzo governativo, a Roma, al numero 8 di via Napoleone III. L’obiettivo è quello di occupare lo stabile per sistemarci alcune famiglie italiane prive di abitazione. Ecco è l’atto fondativo di Casa Pound. Il gruppo, da questo momento, sceglierà lo stabile come sua sede operativa, dando inizio a molte altre occupazioni a scopo abitativo.

In pochi anni il partito raccoglie sempre più sostenitori e fonda l’associazione universitaria “Blocco studentesco“, il sindacato “Blocco lavoratori unitario“, la radio “Radiobandieranera”, il giornale “Primato nazionale“, il marchio d’abbigliamento “Pivert” e la ben nota casa editrice “Altaforte“.  Nel 2008, inoltre, Casa Pound riesce ad ottenere visibilità nazionale grazie all’assalto alla struttura del Grande Fratello che, secondo il partito, trasformava in gioco a premi il bisogno primario dell’abitazione, tematica da sempre cara alla destra sociale.

Dal 2011 al 2016 le attività illecite di Casa Pound aumentano esponenzialmente. Si calcola che, in questo intervallo, circa 400 militanti vengono indagati per aggressioni, occupazioni e furti. Contemporaneamente il partito cerca di allontanarsi dalle sue origini fasciste. Tentativo che risulterà del tutto vano e fallimentare poiché, mentre i dirigenti si sforzeranno, a parole, di segnalare la propria distanza dall’ideologia mussoliniana, i militanti adotteranno, sempre più, i gesti e le espressioni del ventennio fascista.

I contatti con la lega

Già nel 2014 il vicepresidente di Casa Pound, Simone Di  Stefano, invita i militanti a votare, alle europee, il candidato leghista Mario Borghezio. L’anno successivo, a Roma, condivide un palco con Matteo Salvini, in una manifestazione contro il governo Renzi. L’ultimo segnale di questo avvicinamento si registra nel febbraio 2018, quando Di Stefano afferma che, nel caso in cui si formasse un governo di centro-destra, guidato da Salvini, sarebbe pronto a fornire il suo appoggio esterno.





Le cose, però, non vanno come previsto. La Lega si allea con i 5 Stelle. Casa Pound rifiuta quindi di fornire l’appoggio esterno ma ora, a distanza di un anno, qualcosa è nuovamente cambiato. Con il collasso dei pentastellati e con l’assenza di opposizioni organizzate, la Lega risulta l’unico partito italiano che può vantare un vasto e stabile elettorato. La scelta di abbandonare l’esperienza partitica di Casa Pound, infatti, si colloca proprio in questo scenario: si stanno formando le condizioni per far sì che il gruppo neofascista possa donare alla Lega l’appoggio esterno promesso un anno fa.

Se l’esistenza di Casa Pound come partito si è rivelata, alla fine, del tutto superflua, davanti al dilagante potere leghista. La sua esistenza come movimento potrebbe fornire a Salvini una marcia in più, utile a sfondare in quelle poche periferie dove, per i motivi più svariati, non è ancora stato in grado di raccogliere schiaccianti consensi.

 

Andrea Pezzotta

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