Chi è Sebastiano Riso? Un regista con due film alle spalle – Più buio di mezzanotte del 2014 e La famiglia del 2017 – e un nome tornato in questi giorni sulla stampa. Si parla di lui per un nuovo progetto cinematografico? No, nessun film e nessuna fiction per la Rai. Niente interviste e nessun premio. Sebastiano Riso è finito tra le notizie di cronaca per essere stato colpito – a pugni e a calci – da due sconosciuti. Il tutto è avvenuto a Roma, nell’androne del condominio dove vive. I colpi inferti hanno provocato traumi e contusioni allo zigomo, al torace e alla cornea.
Riso ha raccontato di essere stato insultato per le tematiche affrontate nel suo ultimo film, La Famiglia. Di cosa parla la pellicola? Di coppie gay che sognano di poter avere dei figli e della tanto discussa “Gestazione per altri”. L’origine della violenza sarebbe quindi da ricondurre all’odio, alla discriminazione e – ancora una volta – all’omofobia.
Sebastiano, con coraggio, ha detto che continuerà a esprimere liberamente il suo pensiero. Un film dovrebbe produrre riflessioni, dibattiti e non scontri fisici. Purtroppo molti amano parlare con un linguaggio ben lontano dall’arte: quello della violenza. L’omofobia dilaga, anche se molti negano. L’omofobia esiste e la si può vedere nei segni lasciati sul corpo del regista e di tanti altri. L’omofobia produce cicatrici, indelebili, sulla pelle dell’anima. E questi tagli, profondi e capaci di sconvolgere una vita, non sono sempre visibili. Una legge aiuterebbe ad arginare tutto questo male.
Ma l’educazione è l’unica vera cura. E l’educazione è anche – e principalmente – l’arte… in tutte le sue sfumature. Sebastiano Riso probabilmente in futuro parlerà proprio di questo tema. Sarebbe bello, per lui e per noi, vedere il suo dolore diventare un grido d’orgoglio, un grido di vita.
Luca Foglia Leveque