Imago dell’Ottocento “politically correct”, Vittorio Matteo Corcos (1859-1933) si staglia quale un impeccabile esponente di un certo realismo pittorico, rinvigorito purismo e un “verismo” dal sapore aristocratico.
Attivo nella seconda metà dell’Ottocento, vittima e carnefice dello stilema impressionista, ne deputa il suo consacramento a espressione ufficiale della società dell’epoca.
Venature di naturalismo francese stigmatizzano le sue figure, costantemente immerse in un fluido intenso, vischioso, come un pulviscolo atmosferico che fa da schermo tra la tela e lo spettatore.
Il filtro concettuale e visivo è una caratteristica stilistica che rende verosimile lo scenario rappresentato. Un realismo soffocato da un’impronta romantico-nostalgica che imprime all’incarnato pittorico un’aurea di apparenza.
La serialità delle posture e della mimica dei personaggi assurge a un ideale di una classe umana raffigurata nella sua interezza e collettività, esulando dall’individualità di ciascuno. Corcos sacrifica una soggettività in nome di un’oggettività ideologica e visiva.
Elemento a stigma di questo simbolismo anonimo è l’utilizzo della “sezione aurea” all’interno dell’impianto compositivo. E’ il suo marchio di fabbrica che rende le sue scene come vivificate in un mondo parallelo, dove gli sguardi sono fissi, assenti e intensi al medesimo modo, quasi a parvenza del flusso inesorabile dei ricordi.
Uno spettro della memoria collettiva di un settore sociale-temporale: alta borghesia e aristocrazia europea di fin de siècle.
Da “Sogni” a “In lettura sul mare”, dal “Ritratto di Lina Cavalieri” alla “Morfinomane”, il minimo comun denominatore a colpo d’occhio è la “sezione aurea”.
La dialettica tra i rapporti prospettici dell’impianto visivo persegue una serializzazione di un distanziamento del punto focale di 2/3 dal limes dell’immagine.
La donna in “Sogni” è posta esattamente in questo punto, come la fanciulla in lettura sul mare, e la siluette affascinante della Cavalieri.
Lo “squilibrio” tra lo spazialismo e il posizionamento scenico è ciò che rende le opere di Corcos una provocazione visiva che eterna un mondo immaginifico, senza tempo né luogo. Un effetto ottico che trascende la contingenza e la eleva a ideale.