Crescono i lavoratori “che percepiscono un reddito da reddito inferiore alla soglia di fruizione del reddito di cittadinanza”. Inoltre, “il 23% dei lavoratori guadagna meno di 780 euro al mese, considerando anche i part-time”. È quanto emerge dall’ultima relazione sul XXI Rapporto annuale dell’INPS, presentato alla Camera qualche giorno fa.
Tale impoverimento riguarda anche i pensionati: nel 2021 i pensionati con redditi da pensione inferiori a 1.000 euro al mese erano il 32% del totale, pari a circa 5 milioni 120.000 persone; il 40% dei pensionati ha percepito un reddito pensionistico lordo inferiore ai 12.000 euro; del 20% più povero tra i pensionati (fino a 10.000 euro annui) emerge che solo il 15% in questa fascia riceve un assegno sociale e il 26% una pensione ai superstiti.
Le donne
Le donne sono state penalizzate, si legge nel Rapporto Annuale INPS, hanno avuto un allungamento della vita lavorativa per allinearla a quella degli uomini, andando in pensione più tardi pur avendo lavorato meno a lungo e tipicamente meno ore, ad una paga oraria/settimanale inferiore a quella degli uomini.
Si sono perse quote di reddito
Notizia più positive per i lavoratori continuativamente occupati negli ultimi 15 anni: tra questi l’85% ha sperimentato una crescita reddituale. In particolare, l’1% dei lavoratori meglio retribuiti ha visto un “ulteriore aumento di un punto percentuale della loro quota sulla massa retributiva complessiva”. Tuttavia guardando alla generalità degli occupati, la metà più povera ha perso quote di reddito tra il 2005 e 2020.
Sul fronte dell’occupazione “a partire da gennaio 2021 la ripresa occupazionale ha fatto registrare un tasso di occupazione vicino al 60%, il valore più alto mai registrato, anche se ancora lontano dall’obiettivo europeo del 70%. Nel 2021 si registrano infatti più persone sul mercato del lavoro rispetto al 2020 (25.683 mila persone) ma spiega il presidente dell’Inps -“molti dei nuovi lavoratori immessi sono impiegati per un numero ridotto di ore e percepiscono retribuzioni che non permettono ai singoli di vivere dignitosamente”.
In ogni caso, l’occupazione tiene grazie all’intervento del legislatore con il sostegno alle imprese, seppur a costo di risorse straordinarie a carico della finanza pubblica.
L’intervento pubblico
L’intervento pubblico si è sostituito al mercato nel momento di massima crisi ma altrettanto velocemente si è ritirato senza però produrre la temuta esplosione dei licenziamenti. Sono state infatti adottate alcune misure: il ricorso alla Cassa Integrazione (circa 3 milioni di beneficiari nel 2021 per un importo di circa 10 miliardi, cui andrebbero ad aggiungersi le giornate di malattia per covid e quarantene), e la decontribuzione, lo strumento principale utilizzato dal legislatore. L’incidenza delle agevolazioni contributive sul totale dei contributi sociali nel 2021 è risalita in misura consistente, superando i 20 miliardi.
Sicuramente complice l’emergenza sanitaria che ha inciso in misura rilevante sull’economia e sui posti di lavoro.
Marta Fresolone