La Cina investe 79 miliardi di dollari nel progresso digitale in Africa, ampliando la rete Internet nel continente. Ma emergono le prime evidenze di una strategia di sorveglianza del traffico dati.
Secondo l’organizzazione mondiale International Telecommunications Union, la percentuale degli utenti di Internet in Africa è salita dal 2,1%, registrata nel 2005, al 24,5% nel 2018. Rispetto al panorama mondiale dunque, la crescita maggiore nell’uso della rete Internet è stata proprio quella del continente africano.
Mentre si delineano in modo chiaro le potenzialità del progresso digitale in Africa, a un investitore perspicace e competitivo come la Cina non sfuggono le prospettive di guadagno che possono derivare dagli investimenti nella ramificazione della rete Internet, attraverso un numero così elevato di Paesi, i quali hanno ancora tutto da scoprire e da decidere sugli usi delle loro competenze digitali.
Le preferenze della Cina
E infatti i dati non tardano nel confermare gli interessi economici della Cina e le strategie d’investimento del colosso asiatico. Emergono, in particolare, da un rapporto della società di consulenza americana Rwr Advisory Group, specializzata nell’analisi dei rischi delle forme di intersezione tra attività di business globale e problemi di sicurezza nazionale. Il rapporto rileva già le preferenze del governo di Pechino riguardo gli Stati africani su cui puntare per lo sviluppo digitale, mostrando in particolare le scelte dell’industria delle telecomunicazioni cinese che ricadono su Kenya, Sudafrica, Egitto, Nigeria, Tunisia e Angola. Anche lo Zimbawe rientra però nei piani economici di Pechino, è qui infatti che un’azienda cinese costruirà un sistema nazionale di riconoscimento facciale.
Le cifre degli investimenti
Inoltre il report Rwr svela la cifra che interessa l’intero progetto di colonizzazione tecnologica con cui la Cina intende accrescere la sua influenza virtuale, per mezzo di brevetti in campo informatico, industriale e delle telecomunicazioni. Secondo i calcoli del Rwr Group, per gli investimenti sul digitale africano sono stati stanziati 79 miliardi di dollari, ma non sono gli unici: il Center for Global Development americano mostra che a settembre 2018 la Cina ha annunciato altri 60 miliardi di investimenti in Africa.
L’Africa accoglie o reagisce?
Tuttavia si sono già verificati casi in cui gli investimenti cinesi siano stati cancellati per volontà dei beneficiari. E’ accaduto ad esempio in Sierra Leone dove il presidente Julius Maada Bio ha rinunciato al progetto di un aeroporto da 318 milioni di dollari per evitare di aggravare il Paese del debito che si sarebbe conseguentemente generato verso Pechino. Sono i primi segnali dell’insofferenza dei Paesi africani, rispetto al tentativo di colonizzazione cinese, che stavolta passa soprattutto attraverso le infrastrutture digitali, oltre che il sistema dei trasporti – come dimostra il caso dello Zimbawe – e quello dell’istruzione, come conferma l’introduzione dell’insegnamento obbligatorio del cinese nelle scuole in Kenya, Sudafrica e Uganda.
I rischi della colonizzazione digitale
Quando si parla di traffico digitale e di gestione dei dati da parte del governo cinese, è evidente il rischio di controllo, censura e strumentalizzazione rispetto alla libera circolazione delle informazioni, per la quale la rete Internet è nata. Lo staff che si occupa della sicurezza dell’Unione Africana ha scoperto infatti, nel corso del 2018, che i computer posizionati all’interno del palazzo di Addis Abeba, finanziato da Pechino con 200 milioni di dollari, inviavano dati a Shanghai ormai da cinque anni.
L’organizzazione indipendente Freedom House, che tutela l’espansione della libertà e della democrazia nel mondo, pone l’attenzione inoltre sull’intenzione delle agenzie dell’Intelligence cinese di voler stabilire gli standard tecnici i quali codificheranno e trasmetteranno il traffico Internet, non solo in Africa. Intanto, a novembre 2018, in Rwanda è stata lanciata la prima piattaforma del colosso dell’ecommerce cinese Alibaba e, secondo il coordinatore del centro studi per l’impresa della Fondazione Italia-Cina, Filippo Fasulo, in Africa occidentale sta nascendo una pay-tv con prodotti e contenuti cinesi.