Il Lago Chad, collocato a sud del deserto del Sahara, ogni anno subisce una diminuzione della sua estensione, causando gravi conseguenze alla popolazione del luogo. Da molti anni è stato ideato il progetto Transaqua per salvare il lago Chad, ma non si è mai concretizzato per i continui blocchi a livello internazionale.
Il progetto Transaqua per salvare il lago Chad
Più passano gli anni e più il lago Chad subisce una diminuzione della sua estensione. Infatti il processo di desertificazione ha divorato il 90% della superficie del lago dagli anni sessanta ad oggi. Questo è dovuto alle scarse precipitazioni e all’utilizzo sempre più frequente di acqua prelevata dal lago o dai suoi affluenti per irrigare i terreni. Più di cinquant’anni fa è stato ideato il progetto Transaqua per salvare il lago Chad da questo fenomeno, nonostante i blocchi internazionali viene ripresentato come l’unica soluzione possibile.
Secondo le Nazioni Unite sono circa 60 milioni le persone che vivono sulle rive del lago bisognose di protezione umanitaria. Per l’irrigazione, l’allevamento degli animali e per bere, fanno affidamento all’acqua del lago Chad, in mancanza di questa sono costretti a emigrare e le terre rischiano di finire in mano a reti di terrorismo o di crimine organizzato.
Il progetto Transaqua per salvare il lago Chad prevede un canale di 2.400 chilometri che per forza di gravità porti le acque dal bacino del fiume Congo direttamente al lago Chad. Questa idea risale al 1972 e venne concepita come ipotesi di progetto dal dottor Francesco Curato, all’epoca amministratore delegato di Bonifica. Già allora i dati climatologici delle agenzie internazionali sottolineavano un futuro e disastroso progressivo prosciugamento del lago Chad, fenomeno che, come abbiamo visto, si è verificato. Il piano prevede anche costruzioni di dighe, bacini artificiali e canali che forniscano energia pulita, trasporto fluviale e acqua dolce alle popolazioni interessate.
Il progetto riuscì a riscuotere numerosi consensi da parte di tecnici e politici, ma l’idea richiedeva un appoggio della comunità internazionale per l’eccessiva ambiziosità e i costi del progetto, così non riuscì a realizzarsi.
I blocchi internazionali
Nel 2016 la Cina si è interessata a questo progetto per ragioni geopolitiche e perché ritiene che questo tipo di infrastrutture possano aumentare gli scambi commerciali. Così Power China, un gigantesco agglomerato industriale cinese, ha discusso del progetto Transaqua per salvare il lago Chad con il governo della Nigeria, esprimendo la possibilità di partecipare al finanziamento e alla realizzazione. Ma ad oggi il progetto richiede un costo di 50 miliardi di dollari, quindi, deve prevedere una collaborazione internazionale per il finanziamento.
Il progetto è da sempre stato osteggiato e boicottato a livello internazionale a favore di piccoli interventi di volta in volta, che sono costati comunque milioni e milioni di dollari, e che hanno portato un beneficio nel brevissimo periodo ma che poi si sono rivelati la causa di un ulteriore degrado dell’ambiente. La Commissione del Lago Chad nel 2018 ha identificato nel progetto Transaqua l’unica strategia risolutiva possibile.
Il progetto Transaqua per salvare il lago Chad è visto da molti tecnici come l’unica soluzione possibile per una progressiva crescita del continente africano, che oltre a bloccare il processo di desertificazione creerebbe anche domanda di lavoro e aiuterebbe a contenere i flussi dei migranti economici e ambientali che fanno paura all’Europa.
La comunità internazionale e il G20 dovrebbe fare suo questo progetto così da svolgere uno studio di fattibilità e di rispetto e tutela dell’ambiente per dare concretezza ai discorsi sul cambiamento climatico e sullo sviluppo in Africa.