Così ha reagito la giovane studentessa francese di 12 anni in gita a Venezia al sequestro del cellulare. La bambina si è gettata dal primo piano dell’hotel in cui risiedeva con la propria classe.
Il fatto risale a giovedì scorso, ma è stato reso noto dai carabinieri solo oggi. Secondo la testimonianza di due compagne di classe della studentessa, dopo una discussione concitata, il professore avrebbe proceduto al ritiro del cellulare per l’intera classe, come misura punitiva. La studentessa si sarebbe allora chiusa a chiave in bagno e, una volta aperta la finestra, si sarebbe lanciata nel vuoto dal primo piano.
Pare che la dodicenne abbia problemi di instabilità emotiva. Per ora è ricoverata in ospedale in condizioni non gravi a Venezia e sono arrivati i genitori ad assisterla, domani dovrebbe essere interrogata dagli investigatori.
Al di là della condizione mentale della bambina il gesto fa riflettere. Non siamo ancora avvezzi, fortunatamente, a sentire notizie di questo genere, ma il rapporto che abbiamo instaurato con la tecnologia più vicina a noi ha i suoi lati oscuri che, come in questo caso, a volte presentano il conto. Se non tutti ci getteremmo dalla finestra più vicina in circostanze simili, bisogna ammettere che la perdita del nostro cellulare, o l’allontanamento forzato da questo, causerebbero non poche problematiche a qualsiasi lavoratore adulto.
L’epoca in cui viviamo sembra pretendere la reperibilità continuata e ininterrotta. La stessa informazione passa per canali istantanei in virtù del mezzo che ne permette, in larga parte, la trasmissione, il cellulare. Questo articolo costituisce un esempio di un testo che deve adempiere a dei parametri precisi per poter essere visionato tramite il vostro apparecchio telefonico portatile.
Insomma, ogni aspetto della nostra esperienza contemporanea viene oggi immagazzinato in qualche modo all’interno di una micro sim. Perdere il cellulare corrisponde per molti versi a perdere i contatti col mondo circostante. Fa certamente ragionare il fatto che una dodicenne abbia reagito a questo distacco in modo così assurdo, anche perché ancora giovane e perciò non obbligata dagli impegni lavorativi. Ma può essere anche un monito: siamo certi che, ritornati a casa dopo una lunga giornata, possiamo fare a meno, almeno per un poco, del nostro cellulare? E inoltre, siamo certi che mentre non riusciamo a farne a meno, non ci stiamo forse perdendo qualcosa? Una vita reale in alta definizione?
Paolo Onnis