Il discorso di Naim Qassem: continuità e fermezza
Nel suo primo discorso da leader di Hezbollah, Naim Qassem ha annunciato la volontà di portare avanti la strategia del suo predecessore, Hassan Nasrallah , ucciso il mese scorso in un’operazione israeliana. Qassem ha ribadito l’impegno a proseguire la lotta contro le forze ostili di Israele e dei suoi alleati, ma ha anche aperto alla possibilità di una tregua, specificando che questa avverrà solo alle condizioni imposte da Hezbollah. Il leader ha sottolineato che la resistenza del movimento continuerà fino a quando il popolo libanese e palestinese non sarà libero dalle influenze americane ed europee.
In un momento in cui il Libano affronta una crisi economica senza precedenti, illeader di Hezbollah ha espresso il suo supporto alla causa palestinese e il suo desiderio di vedere maggiore coinvolgimento da parte dei paesi arabi. Tuttavia, ha espresso frustrazione per la mancanza di aiuto concreto da parte delle altre nazioni arabe, spesso assenti nel sostenere apertamente la causa palestinese.
Condizioni per un possibile cessare il fuoco
Se Israele decide di fermare la guerra, lo accetteremo alle condizioni che ci vanno bene
Qassem ha dichiarato che Hezbollah potrebbe accettare una tregua con Israele solo se questa rispetterà condizioni ben precise: “Se Israele decide di fermare la guerra, lo accetteremo alle condizioni che ci vanno bene“, ha detto il leader, indicando che Hezbollah non è disposto a negoziare a qualunque prezzo. Il leader ha inoltre sottolineato che finora nessuna proposta avanzata rispetta gli interessi del movimento, aggiungendo che la decisione di cessare il conflitto dipende interamente dal rispetto delle condizioni poste.
Il discorso è stato brevemente interrotto, evento che i media libanesi hanno interpretato come un possibile attacco informatico . Ciò ha evidenziando il contesto tecnologico di sorveglianza e minacce digitali che circonda la politica di Hezbollah e le sue comunicazioni.
La relazione tra Hezbollah e l’Iran
Il leader di Hezbollahha cercato di dissipare ogni dubbio sul rapporto tra Hezbollah e l’Iran, dichiarando che il supporto di Teheran non è subordinato a nessuna richiesta politica. Secondo Qassem, l’Iran sostiene Hezbollah per la causa comune e senza condizioni che compromettano l’autonomia del movimento. Questo punto è centrale nella retorica di Hezbollah, che spesso si trova a dover rispondere alle critiche sull’influenza iraniana nel territorio libanese e nella regione.
Il leader ha anche chiesto il supporto degli altri paesi arabi, rammaricandosi per l’assenza di un aiuto concreto. “Gli Stati arabi devono comprendere che la nostra lotta non è una battaglia per noi stessi, ma una difesa comune contro la repressione,” ha affermato, invitando le nazioni della regione a essere solidali con Hezbollah e il popolo palestinese, senza timore di pressioni occidentali .
Intensificare il conflitto e le risposte israeliane
Negli ultimi giorni, le tensioni tra Hezbollah e Israele si sono intensificate. Nella giornata di mercoleì, Hezbollah ha lanciato almeno 50 razzi verso il nord di Israele, ferendo due persone, secondo le dichiarazioni delle Forze di Difesa Israeliane (IDF). La risposta di Israele non si è fatta attendere: gli aerei raid hanno colpito diverse località nel sud del Libano e lungo il confine. L’IDF ha ordinato l’evacuazione di numerose città libanesi come Baalbek, Ain Bourday e Douris, dove sono stati pianificati nuovi attacchi contro basi di Hezbollah.
Mercoledì mattina, un missile terra-terra lanciato dal Libano è esploso a mezz’aria, causando preoccupazione per la crescente instabilità nella regione. I media israeliani hanno pubblicato che Hezbollah sta intensificando l’uso di missili e droni, provocando una forte risposta da parte delle forze armate israeliane.
La perdita tra le fila di Hezbollah
Tra le vittime dei recenti raid israeliani c’è Mustafa Ahmad Shahadi , vice comandante della forza d’élite Radwan di Hezbollah, ucciso nella regione di Nabatieh . La perdita di Shahadi rappresenta un duro colpo per Hezbollah, in quanto la forza Radwan è una delle unità più addestrate e importanti del movimento.
Risposte della comunità internazionale
Gli Stati Uniti hanno ribadito il diritto di Israele a difendersi dagli attacchi di Hezbollah, ma hanno anche sollecitato Israele a ridurre i rischi per la popolazione civile ea evitare danni a siti culturali. Un portavoce del Dipartimento di Stato ha dichiarato che Israele deve “agire in modo da preservare la vita dei civili e proteggere le infrastrutture critiche ei patrimoni culturali”. Queste dichiarazioni riflettono la posizione americana di sostegno a Israele, ma evidenziano anche la preoccupazione internazionale per le vittime civili.
Bozza di un cessate il fuoco di 60 giorni
Il primo ministro libanese ha dichiarato di sperare in una tregua entro pochi giorni. Una bozza trapelata di un possibile cessate il fuoco di 60 giorni, diffusa dall’emittente israeliana Kan e attribuita a Washington, prevede che Israele ritiri le sue truppe dal Libano entro una settimana dall’inizio della tregua. Questa proposta, sebbene ancora in fase di valutazione, lascia sperare in una temporanea riduzione delle ostilità tra le due parti.
Vittime civili nei bombardamenti a Baalbek
Gli attacchi aerei israeliani continuano a mietere vittime anche tra i civili. Nel bombardamento della storica città di Baalbek , famosa per i templi romani dichiarati patrimonio dell’umanità dall’UNESCO , il Ministero della Salute libanese ha riferito che 19 persone sono state uccise. Anche nella valle della Bekaa , altro sito colpito dai raid israeliani, si conta 11 morti e 15 feriti, aggiungendo tragicamente nuovi nomi alla lista delle vittime civili. Questa situazione alimenta le proteste dei cittadini libanesi e la crescente pressione internazionale per una soluzione pacifica.
Una tregua possibile, ma non immediata
Qassem ha chiuso il suo discorso ribadendo che Hezbollah continuerà a combattere finché non saranno garantiti i diritti dei libanesi e dei palestinesi. Il leader ha insistito che la lotta di Hezbollah non è subordinata ad alcuna agenda esterna e che la priorità è la difesa della sovranità e della dignità del proprio Paese.
Le possibilità di una tregua restano quindi legate all’evoluzione del contesto internazionale e alla volontà delle parti di trovare un compromesso sostenibile.