Italia, febbraio 2021: la Balena Bianca solca le acque tra gli esperti e le “poltrone”. “Noi siamo capaci di lasciare la poltrona”, “Volete solo le poltrone, maledetti!” e via dicendo: questi sono i mantra di chi ha scambiato il proprio posto in politica per una sedia infuocata. E la politica è timore: come se anch’essa fosse parte del male e non la sola soluzione. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sembra il solo a non vergognarsi di amare la sua “poltrona” e di non volerla abbandonare.
Il Presidente Sergio Mattarella è un signore distinto: i suoi occhi negli ultimi giorni hanno mandato lampi e le sue parole sono riuscite a scalfire le pietre. Ma sembra che alle orecchie dei nostri politici siano sembrate una goccia di pioggia in mezzo al mare: insignificanti. Infatti, dire di “sì” o di “no” al Capo dello Stato sembra cosa da poco, mentre il suono della Democrazia Cristiana non evoca alcuna memoria.
La crisi di un Paese: un iceberg, gli squali e i pirati
Mattarella da giorni, con un’esausta cantilena, elenca i tre problemi fondamentali del nostro Paese: la crisi economica, la crisi sanitaria e la crisi sociale. Tre fattori in grado dissolvere una repubblica.
Il Presidente Sergio Mattarella ripete la gravità della situazione a un gruppo di uomini che piano piano, più passano i giorni, più appaiono infanti.
Tra di loro si registrano azioni e pensieri distinti: alcuni si ritrovano nella fase della negazione e invocano “Conte, Conte salvaci tu”. Altri, nella fase dell’incredulità, si chiedono chi abbia fatto cadere il governo e nel mentre cercano le ministre perdute e… Scalfarotto, eterno dimenticato (intanto hanno il tempo di farsi un volo in Arabia Saudita per prendersi un caffè con un principe che fa a pezzi i giornalisti scomodi). Altri ancora sono nella fase della rassegnazione: “Che cosa dobbiamo fare? Noi abbiamo lavorato bene. Se cade il governo non è colpa nostra”.
Il minimo comune denominatore di PD, Cinque Stelle e Italia Viva è che nessuno di questi gruppi politici è in grado di prendersi le proprie responsabilità. La parola “responsabilità” è stata, infatti, più volte invocata. E per farvi fronte serviva chi combattesse i pirati, chi uccidesse gli squali, e chi trovasse un’altra rotta per aggirare l’iceberg. Questo significava fare i “costruttori”.
Il Presidente Sergio Mattarella parlava di costruire, non distruggere, qualcuno se lo ricorda?
Come si governa la nave?
Sarà meglio rinfrescare le idee di chiunque aspiri a fare il timoniere. Bisognerà, quindi, partire dagli errori. Il PD dovrà ammettere di aver perso: non ha saputo essere all’altezza di un’ideologia politica, non ha saputo porre delle questioni e farle valere. I Cinque Stelle si confermano un branco impazzito: in breve, si tratta di un gruppo politico con un reggente posticcio. E Italia Viva? Il suo unico (e pare poco?) ruolo è stato aver innescato la crisi di governo e aver condotto l’esecutivo alla caduta. Tutti hanno scaldato la sedia fino a scottarsi e, innegabilmente, non hanno imparato a stare seduti.
A insegnarci le regole della navigazione resta il Presidente Sergio Mattarella. Il richiamo è a guardare alle poltrone per quelle che sono: scranni di re e regine, di principi e duchi investiti di uno splendido e oneroso compito.
Il paradosso
Ma no, è impossibile, perché, chi può essere saldo se passa il proprio tempo all’inseguimento? La rincorsa del capriccio dei cittadini (non di tutti, però, attenzione, solo di quelli votanti) è la chiave di volta della nostra classe dirigente.
È buffo.
Per restare nella metafora: sono come marinai che non hanno una rotta e controllano ogni minuto una bussola impazzita. Voltano il timone a destra e a manca.
L’unica spiegazione è che la volontà ultima non è più arrivare a gridare: “Terra!”. La volontà finale semplicemente non esiste. Ci sono piccole volontà: si spara ai pirati, si evitano gli squali, si assaltano navi nemiche, si imbarca acqua per far annegare solo parte della truppa. E poi ci si scontra con l’iceberg.
Il presidente Mattarella, l’ultimo politico
La parola “politica”. Stupenda, evocativa. È esotica come quell’oasi che ogni tanto riusciamo a scorgere nella nostra immaginazione. L’unico che ne conosce ancora il significato è, però, ancora una volta, il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Lui guarda alla politica come a un sostantivo: un concetto pieno. La politica è condurre tutti i passeggeri della nave verso l’isola sicura. Amministrare l’economia e i ruoli dei naviganti perché tutti possano arrivare sani e salvi. Si tratta, banalmente, di puntare al bene comune.
Quest’ultimo, però, per essere scorto dal cannocchiale ha bisogno di qualcuno che guardi. Qualcuno che diriga. Insomma, di una classe dirigente.
Si è già detto, e, a costo di ripetersi, lo si puntualizzerà: per dirigere è necessario ovviamente ascoltare le volontà dei cittadini, ma, allo stesso tempo, anche puntare dritto all’obiettivo e, se per questo serve allungare la rotta, sarà corretto procedere a farlo. Nell’organismo complesso di una nave sarà possibile prendere un abbaglio o seguire una corrente che porta a un piccolo vortice. A seguito di questa deriva ci sono due strade: o ammettere di aver sbagliato e prendersi qualche insulto, ma continuare; oppure buttarsi in mare, suicidandosi e condannando la nave allo scontro con l’iceberg.
La morte della Seconda Repubblica passa attraverso i “competenti”
Quando tutti i comandanti si fanno divorare dagli squali, l’unico modo per uscirne è salire sulla scialuppa di salvataggio. Ma una scialuppa non è una nave e a dirigerla sarà il più stimato confidente del timoniere: Mario Draghi.
Il confidente del timoniere è un abile condottiero: conosce le rotte, sa comandare e non si fa comprare. Qual è allora il problema del “competente”? Fuori di metafora: Mario Draghi è un ottimo dirigente, con molta esperienza alle spalle e una stima meritatissima. Mario Draghi sa compiere scelte politiche ed è abituato a farlo. Ma il tuffo al cuore, di tutti noi cittadini e naviganti, del nostro più stimato compagno di rotta, il Presidente Sergio Mattarella, è che si tratta di un uomo super partes. Mario Draghi non è stato eletto da noi, non ha appartenenza politica, e i suoi ideali, sebbene nobili, sono unicamente propri. In democrazia un governo che si possa veramente chiamare democratico deve avere un parlamento eletto dai cittadini. L’etica e gli ideali che esso deve perseguire devono essere quelli della maggioranza dei naviganti, non unicamente del confidente del comandante.
È la caduta della politica: una storta molto brutta da cui sarà difficile rialzarsi.
In mare, in soli due anni, è caduta la destra, la sinistra e l’uomo solo voluto dal gruppo “né di destra né di sinistra”. Gli ideali e i loro portavoce sono tutti nelle fauci degli squali. Solo la Balena Bianca continua a solcare le acque dell’Oceano, ma ancora per un anno.
Dopodiché sarà Terza Repubblica.
Antonia Ferri