La scienza sottolinea come gli abbracci possano non solo renderci più felici ma anche migliorare la nostra convalescenza.
Alzi la mano chi durante il lockdown non ha sentito almeno una volta la frase: quanto mi mancano gli abbracci! La si sentiva tanto spesso da chiedersi: ma quanto si abbracciava la gente prima? Oppure: tra tutte le restrizioni alle quali siamo sottoposti, veramente l’abbraccio è in cima alla lista dei desideri? Ma soprattutto, dovrò attendermi braccia al collo in continuazione appena il lockdown sarà finito?
L’importanza degli abbracci:
Si sa, anche la scienza sostiene l’importanza dell’abbraccio: stimola l’ossitocina, l’ormone dell’amore che risulta fondamentale nelle relazioni sociali. Non solo. L’abbraccio sottolinea l’importanza dell’empatia, della rassicurazione, del contatto fisico.
Quanto è importante quindi l’incontro con un altro corpo? Quell’abbraccio che diviene spazio d’esistenza nel quale l’io e il tu divengono una cosa sola? Il contatto fisico risulta così essenziale, almeno quanto cibarsi e respirare. In una parola: vitale.
Gli studi di Spitz:
Come non ricordare gli studi effettuati dallo psicoanalista René Spitz sulla fondamentale importanza dei rapporti interpersonali ed in particolare sulla vicinanza corporea ed empatica della mamma nei primi anni di vita? É grazie a lui che oggi conosciamo le devastanti conseguenze della mancanza affettiva ed emotiva nei bambini, da lui definita depressione anaclitica.
Tristemente famosa è la sua indagine sull’effetto della deprivazione emotiva all’interno di alcuni orfanotrofi. Questi bambini, accuditi nelle loro funzioni principali come il cibo e l’igiene, venivano però del tutto ignorati da un punto di vista affettivo; né abbracci, né vicinanza fisica, in una parola: solitudine. Solitudine corporea ed emotiva.
Col tempo (nemmeno molto) questi bambini mostravano ritardi cognitivi e fisici con una maggiore predisposizione ad ammalarsi. E a morire.
Una nuova ricerca:
Una ricerca recente proveniente dagli Stati Uniti ha voluto indagare l’importanza del sostegno sociale come supporto contro lo stress. Nello specifico sono stati sottoposti alla ricerca 406 adulti sani, monitorando inizialmente la loro esposizione agli abbracci e alla relativa percezione di sostegno sociale.
Gli stessi sono stati successivamente esposti ad un virus che avrebbe causato un semplice raffreddore. A questo punto il gioco era fatto: bastava analizzare la reazione alla situazione di stress delle persone, in base alla percezione di sostegno sociale alla quale erano stati esposti anche tramite gli abbracci. In poche parole il risultato sottolinea come una maggiore esposizione agli abbracci protegga dallo stress e porti ad avere segni di malattia meno gravi.
Come spesso accade la scienza viene a confermare percezioni che già avevamo intuito nel nostro piccolo, senza il sostegno di prove, esperimenti o statistiche. Chi di noi non ha sperimentato da bambino come l’abbraccio di una madre fosse molto più efficace di qualsiasi imbevibile sciroppo durante una febbre alta?
Gli abbracci nell’arte:
Non è di certo un caso che l’arte abbia veicolato le emozioni più forti tramite l’espressività dell’abbraccio.
L’abbraccio ci espone al dolore di Maria per la perdita del figlio nella pietà di Michelangelo. É sempre un abbraccio che ne sottolinea però la gioia in ogni dipinto della Madonna col bambino. É così sempre un abbraccio a farci accogliere la vita e a lasciarla andare.
É un abbraccio che sottolinea l’amore nei dipinti di Klimt o Schiele, o che cela il tradimento con nel Bacio di Giuda di Giotto. Un abbraccio comunica, nasconde, crea e dissolve. In una parola, contiene la vita.
Non è un caso che sia il braccio a sostenere la discesa di Montale e la moglie in Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale, quel braccio che quando è dato in modo sincero sfuma il limite tra chi lo sta offrendo e chi lo sta ricevendo, metafora perfetta per indicare quell’equilibrio senza gerarchie che racchiude il vero sostegno reciproco.
É la Merini a definire l’abbraccio come un vero e proprio posto nel mondo, dove
“[…] il cuore batte forte,
dove rimani senza fiato,
per quanta emozione provi,
dove il tempo si ferma
e non hai più l’età;”
Quel posto nel mondo che tutti dovremmo ricercare e saper apprezzare non solamente quando ci viene tolta la possibilità di poterlo vivere.
Caterina Simoncello